È tornato a parlare Piero Marrazzo e fa rimpiangere gli anni del suo silenzio.
La vicenda che lo ha coinvolto va trattata col rispetto che si deve ad uomo che è caduto.
Il peccato ci tocca tutti irrimediabilmente e puntare il dito contro chi ha peccato gravemente non è cristiano e, se è vero che saremo giudicati per come avremo giudicato, neppure intelligente!
Condannare il peccato lasciando il peccatore alla misericordia di Dio è nostro compito, ma ugualmente nostro compito, in questi tempi di grande disorientamento (affinché non siano anche, ulteriormente disorientanti!) è chiarire che il peccato esiste e non è una possibile e passabile alternativa, un altro modo o un’altra moda, una frustrazione, una libertà, un inciampo o un semplice errore, come emerge dall’intervista di Marrazzo a Saviano.
Nelle sue parole il dolore per aver offeso la famiglia, il rincrescimento per come è stato trattato dal partito… ma nessuna consapevolezza morale, anzi la negazione della gravità e del peso spirituale degli atti compiuti.
Il ritiro a Montecassino che avrebbe potuto trasformarsi in una confidente apertura al sacro è solo un momento di calma e l’opportunità per indagare sul passato della madre…nulla più.
Il senso del peccato non c’è, l’offesa a Dio neppure; peggio: non c’è Dio e non c’è peccato!
L’aiuto che ammette di aver cercato è solo quello dello psicanalista.
La verità che sfugge
Si intravede un uomo sensibile, sicuramente intelligente, probabilmente non cattivo, ma a cui sfugge completamente, per intero, la verità!
Per Marrazzo la frequentazione con una donna trangender sex worker (questa la sua definizione) e la cocaina sono cause di un sincero dispiacere che da null’altro deriva se non dall’aver tradito la moglie e coinvolto le figlie in uno scandalo la cui risonanza e le cui conseguenze, lo fa intendere in tutte le maniere, sono state ampie e gravi solo per le chiusure di una società bigotta e retrograda.
Fosse accaduto in questi anni tutto sarebbe stato più lieve, più facile perché i giovani non se ne curano del sesso di chi si portano a letto…adesso tutto sarebbe stato superato con leggerezza essendo l’incostanza e la volubilità sessuali, ordinarie e comuni.
L’introspezione di Marrazzo esclude qualsiasi tensione verso l’alto, riguarda esclusivamente l’aspetto antropologico: il sentimento, la psiche, le questioni familiari, la società…sembra tutta umana, la sua analisi, eppure lo è solo parzialmente…non un cenno alla tragedia di chi si prostituisce e per superare lo schifo di sé abusa di cocaina; nemmeno una parola per un maschio che fa, a comando, da donna e da uomo per i gusti sessuali di chi lo paga.
Civiltà retrograde
Il desiderio di presentare il rapporto con i trans come un accettabile orientamento sessuale, la gioia per le figlie che non gli attribuiscono alcuna colpa, la colpevolizzazione per una società retrograda che non ha capito (qui la colpa c’è, ma è una colpa culturale che non implica alcuna offesa al sacro!), l’accusa e il biasimo verso chi non è abbastanza aperto da riuscire a considerare perfettamente normale omosessualità o transgenderismo, raccontano di un uomo che ha assorbito e fatti propri tutti gli errori della propaganda odierna.
L’assenza di qualsiasi attenzione al dramma di chi si prostituisce (definito un worker, un lavoratore…ne più né meno!) contribuisce a confermare la mia sensazione iniziale: Marrazzo parla a lungo, ma dimentica l’essenziale e, preso da sé e dai suoi drammi, trascura le altre vittime, tali anche per sua responsabilità: i prostituti!
Nella lista di coloro a cui avrebbe dovuto chiedere scusa sono assenti Piero Marrazzo (il peccato è un obbrobrio anche verso se stessi), i trans con i quali è stato e soprattutto Dio!
Si rinnova sempre, costantemente, irrimediabilmente l’identica tragedia: chi dimentica il Creatore dimentica spesso il rispetto per la propria umanità; sempre per quella altrui.
di Irma Trombetta
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