C’è un momento in cui la logica si prende una vacanza, lascia un biglietto d’addio e va a sorseggiare un mojito ai tropici. Questo momento, in Italia, si presenta puntuale quando il dibattito cade sul “razzismo al contrario”.
L’ultimo esempio lo ha fornito Roberto Vannacci, che ha fatto notare come l’oro dell’azzurra Erika Saraceni, salto triplo in Finlandia, sia finito nel cassetto delle “notizie dimenticate” perché — udite udite — non corrisponde ai requisiti estetico-identitari che oggi sembrano garantire un posto in prima pagina. In altre parole: niente barcone, niente velo, niente storia di fuga da guerre, niente orientamenti esotici.
Insomma, tutta roba troppo normale per farci un titolo. La cosa curiosa è che chi punta il dito contro il razzismo degli italiani sembra non accorgersi che, quando lo ribalta al contrario, sta facendo esattamente la stessa cosa… solo invertendo i ruoli. È come dire: “Il razzismo è brutto, quindi facciamolo noi, ma contro gli altri!”.
Incoerenza anti razzista
Un po’ come condannare la guida in contromano e poi imboccare l’autostrada dall’uscita, “perché noi possiamo”… E qui scatta il siparietto burlesco: l’anti-razzista di professione che, per combattere l’ingiustizia, adotta la stessa ingiustizia, ma col marchio “etico” appiccicato sopra.
Peccato che, in termini pratici, il risultato sia lo stesso: qualcuno viene messo da parte non per ciò che fa, ma per ciò che è… o, in questo caso, per ciò che non è. Il problema non è soltanto l’incoerenza, è la comicità involontaria della scena: mentre sventolano la bandiera dell’inclusione, riescono a escludere con una precisione degna di un orologiaio svizzero.
E così, nel teatro della politica, il “razzista tradizionale” e il “razzista al contrario” finiscono per sedersi allo stesso tavolo, scambiandosi le posate e chiedendo l’uno all’altro: “Chi paga il conto oggi?”.
Morale della favola? In un Paese dove il razzismo si combatte… praticandolo, il paradosso non è più una figura retorica, è una disciplina olimpica.
E, per citare Vannacci, quando la gara è truccata, l’oro va sempre a chi ha già deciso il podio prima dello start.
Gianluca Mingardi
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