Gli accordi Sykes-Picot (1) sono un babà di chiarezza e onestà intellettuale a fronte di quel che sta avvenendo ora in Medioriente.
La cartina geografica parla chiaro. L’Iran è accerchiato da forze a lui visceralmente ostili, il controllo di numerosi oleodotti adesso è nelle mani di una formazione jihadista e le basi russe portuali e aeroportuali in Siria sono ovviamente sotto pressione.
Smorzate le esultanze carnascialesche dei nostri politici che sulla caduta di Asad hanno dato la stura al peggio dei pareri scontati e delle banalità, avanziamo un’antica domanda: qui prodest tutto ciò?
A chi giova?
Beh, è evidente che l’Iran è passato in svantaggio strategico e la Russia (già alleata dell’Iran e di quel che era la Siria) è impegnata a capire cosa fare delle sue basi e si sta grattando la testa cercando di spiegarsi il perché l’Esercito siriano, potendo contare sull’appoggio della Forza Aerea della Russa, si sia disciolto come nebbia al sole ai primi colpi di schioppo… in questo momento non vorrei essere il capo dell’SVR (il Servizio Segreto Estero russo) e spiegare a Putin perché non mi sono accorto che emissari riconducibili alla CIA hanno pagato fior di mazzette agli ufficiali di un Esercito Siriano già logorato da Israele e dalla guerra civile, per darsela a gambe levate ai primi scontri.
Per cui, ancora una volta: qui prodest?
A vedere l’esultanza di una UE più babbea che mai e sapere che i jihadisti dell’HTS (hyat Tahrir Sham) sono partiti da un paese della NATO, è evidente che se uno più uno fa due, in questo caso è costretto a fare tre: USA-NATO e UE (quest’ultima nel ridicolo ruolo di cagnolino scodinzolante e ansimante).
Per cui, alla UE, tanto per cambiare non prodest nulla, anzi nocet.
Invece nell’ottica degli USA (e, ovviamente, della NATO) che da due decenni ci dicono che l’Iran è un pericolosissimo nemico, e nell’ottica dello schieramento di paesi del mondo islamico sunnita di matrice wahhabita che vedono nell’Iran il fautore della Fitna (la scandalosa divisione in seno alla Umma dei credenti)… prodest, altroché che prodest, perché questa demenziale alleanza (non dichiarata) e che ha per comune nemico l’Iran, è ora in notevole vantaggio strategico avendo circondato tutto il fianco sud del paese degli odiati Ojat-Ullah (2).
E Israele? Israele svolge in tutta riservatezza e nel disinteresse dei media il ruolo di retroguardia: continua a occupare il Golan siriano (nell’assordante sospetto silenzio dei nuovi padroni della Siria liberata) e nel bailamme della presa di potere ha anche provveduto, sua sponte, a distruggere quel che rimaneva degli armamenti siriani.
Il tutto in un’ottica democratica, laica e tollerante e soprattutto nel rispetto del diritto internazionale.
Nota: a fronte del festival delle sciocche esultanze per la caduta di Assad esternate da non pochi politici europei (ai quali toccava invece la riservatezza o quanto meno la sobrietà verbale), vivendo in Marocco non ho potuto non constatare de visu la composta e sobria reazione di una classe dirigente che persegue nella riservatezza una politica estera intelligente e sovrana e non si abbandona a deprecabili isterismi.
Come siamo caduti in basso… “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”
(1) L’accordo Sykes-Picot (ufficialmente, accordo sull’Asia Minore) è un trattato segreto stipulato tra il governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e quello della Repubblica francese, che definiva le rispettive sfere di influenza nel Medio Oriente in seguito alla sconfitta dell’impero ottomano nella prima guerra mondiale. https://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_Sykes-Picot
(2) Nel nostro approssimativo linguaggio che continua a dire Ezbolla al posto di Hizb-Allah, Ojat-Illah è la corretta dicitura per Ayatollah (ma queste son quisquilie).
di Corrado Corradi
