Luglio e passato, la prima decade di settembre andata, ma tutto tace sul fronte della immunità parlamentare della occupatrice seriale di abitazioni Ilaria Salis, la maestrina dell’illegalità.
Vero è che l’Europa ha ben altro a cui pensare: la crisi politica francese, la stagnazione dell’economia tedesca, le guerre in atto di Russia-Ucraina ed il conflitto israelo-palestinese, l’invasione economica cinese ed altro ancora.
Però è anche vero e risaputo che la politica è maestra nel procrastinare all’infinito roboanti proclami indetti dalla politica stessa per lavarsi la coscienza, far credere al popolo che son lì a fare i loro interessi e a far credere che loro, i politicanti, sono uguali alla gente, che abbindolata, li elegge a propri rappresentanti.
Il Caso Salis.
Come è noto l’Ungheria ha richiesto la revoca dell’immunità parlamentare della maestrina monzese, a seguito dei fatti avvenuti sul territorio magiaro.
La Salis avrebbe partecipato a due atti di violenza, con lesioni gravi alle vittime, il 10 febbraio del ‘23, il primo contro un uomo, scambiato per un estremista di destra a causa del suo abbigliamento militare, ed il secondo contro il musicista Laszlo Dudog, arrestata il giorno dopo insieme a due cittadini tedeschi anch’essi implicati nel blitz.
La donna che rischiava sino a 24 anni di carcere, dopo aver rifiutato il patteggiamento ad 11 anni di carcere è stata salvata dai suoi “amichetti” di sinistra di AVS che l’hanno candita come eurodeputata; ottenuto lo “scranno” è stata scarcerata e rimpatriata in Italia.
Successivamente l’Ungheria ha richiesto la revoca dell’immunità parlamentare, tale immunità parlamentare europea, a detta dell’europarlamento stesso, tutela gli eurodeputati da procedimenti giudiziari legati alle opinioni espresse o ai voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.
La richiesta di revoca presentata dall’Ungheria si basa su fatti avvenuti prima dell’elezione di Salis, quando non era ancora parlamentare, né candidata; quindi, rappresenta il principale ostacolo al mantenimento della protezione.
A giugno di quest’anno la Commissione Affari giuridici dell’Eurocamera (Juri) chiamata ad esprimersi sulla cosa, ha deciso, anche grazie ad un ritardo nel deposito della relazione redatta dal popolare spagnolo Adrián Vázquez Lázara, eurodeputato, eletto al parlamento europeo nelle file del partito popolare spagnolo, di sospendere momentaneamente il giudizio perché che non vi sia consenso all’interno della commissione per inviare un’eurodeputata in carica a fronteggiare un processo in Ungheria, infatti in precedenza, Il 4 giugno, durante una riunione a porte chiuse, gli eurodeputati di sinistra, verdi, socialisti e i liberali non avevano ritenuto le risposte del procuratore ungherese sufficienti a procedere con la revoca delle garanzie parlamentari.
Dopo il soccorso rosso, il soccorso blu
La discussione sulla immunità della Salis poteva, esser calendarizzata a metà luglio, ma evidentemente non c’era la volontà, o direttamente a settembre, alla ripresa dei lavori dell’Europarlamento.
Ma come detto, settembre è arrivato e chissà se la questione verrà presa in considerazione, o lasciata decantare perché indigesta ad una certa parte politica.
La speranza che la “signora” Salis, venga giustamente interrogata e, se ritenuta colpevole paghi il dovuto, è oramai ridotta ad un lumicino e l’europarlamentare promotrice dell’illegalità e nemica delle istituzioni, alla bisogna è corsa subito a rifugiarsi sotto la “maleodorante sottana” della Comunità Europea, con la complicità di una certa ed oramai nota parte politica.
Paolo Ornaghi
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