Se Roma subì il suo nono sacco nel 1527 ad opera dei Lanzichenecchi di Carlo V, sette anni prima l’imperatore aveva conquistato Milano.
Il Ducato di Milano che, da allora, fu sottoposto a potentati esterni per il resto della sua esistenza, spagnoli e asburgici si spartirono le ricchezze di Milano così come i Lanzichenecchi fecero per Roma.
La storia si ripete ma non sempre nello stesso modo.
Oggigiorno si prospetta il sacco dei beni immobiliari, la ricchezza degli italiani, ricchezza diffusa e frammentata fino ad oggi immune in larga parte dalle mire delle grandi società di Real Estate mondiali.
Secondo la lettera appello, inviata ai Senatori, sottoscritta da 140 tra urbanisti, giuristi, sociologi il pericolo di un vero “sacco” della ricchezza di Milano è rappresentato dalla legge “Salva Milano”.
Legge gradita e sponsorizzata dal Sindaco Sala e PD fatta propria dal centrodestra con qualche “foglia di fico” dialettica che non ne penalizza la sostanza.
L’appello paventa che il provvedimento, in discussione appunto al Senato, ponga le basi affinché lo sviluppo urbanistico sia nelle sole mani dei Fondi Immobiliari.
Con un futuro di soli nuovi palazzi (ecogreen naturalmente) senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città ma, soprattutto, senza “servizi per la città, edilizia sociale, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili, parchi, scuole, biblioteche”.
“Cambierà radicalmente il futuro delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie” questa la certezza dei 140 professori.
Scrive il Fatto Quotidiano, che terminerebbe così la preparazione del “Sacco di Milano” che mette le basi per il sacco del patrimonio immobiliare italiano, operazione bipartisan in piedi ormai da anni.
Staremo a guardare in attesa dei Lanzichenecchi?
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