Storia, spiritualità e identità: il legame indissolubile tra il popolo sanzese e le sue Madonne.
Un viaggio nel cuore del Cilento, tra riti secolari e turismo religioso
C’è un luogo , tra il Cilento ed il Vallo Di Diano, dove la fede si intreccia alla montagna, dove la spiritualità sale con il vento, e ogni passo compiuto è un atto d’amore antico.
È Sanza, piccolo comune in provincia di Salerno, che da secoli custodisce una delle più profonde espressioni di devozione popolare del Mezzogiorno: il culto della Madonna di Monte Cervati, venerata da generazioni come protettrice, madre, guida e simbolo d’identità.
La Madonna della Neve sul Cervati: il pellegrinaggio del cuore Al centro di questa tradizione c’è la suggestiva statua della Madonna della Neve, custodita per gran parte dell’anno nella Chiesa Madre di Sanza ma che, ogni estate, viene portata in pellegrinaggio fino alla vetta del Monte Cervati, il più alto della Campania con i suoi 1.898 metri.
La salita, lunga e faticosa, è affrontata a piedi da centinaia di fedeli in un rituale che unisce preghiera, canto e silenzio. È una marcia sacra che si rinnova da oltre tre secoli, probabilmente legata a riti ancora più antichi di origine pagana, poi trasfigurati dal cristianesimo. Il momento più toccante è la “calata” della Madonna in paese, quando il simulacro torna tra la sua gente in una celebrazione che coinvolge l’intera comunità e attira pellegrini da tutta la regione.
La Madonna della Grotta: la protezione silenziosa
Ma Sanza è anche il luogo della Madonna della Grotta, altro fulcro della devozione popolare. Contesa tra il Comune di Sanza e quello di Piaggine, L’icona, collocata in una piccola cavità naturale alle pendici del Cervati, è raggiunta ogni anno da fedeli in cerca di grazie e protezione.
Il culto alla Madonna della Grotta è più intimo, meno solenne, ma non meno sentito: una fede quotidiana, silenziosa, che accompagna le famiglie sanzesi da generazioni. Un patrimonio spirituale che diventa identità.
La religiosità sanzese non è folklore. È tessuto sociale, memoria collettiva, senso di appartenenza. La montagna non è solo paesaggio, ma luogo del sacro, simbolo di elevazione, di sacrificio e speranza.
Le due Madonne – del Monte e della Grotta – rappresentano il legame profondo tra la terra e il cielo, tra la fatica del vivere e la consolazione della fede. Il Monte Cervati: spiritualità e natura Il Monte Cervati, con la sua imponenza e la sua bellezza incontaminata, non è solo meta religiosa ma anche naturalistica.
Inserito nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è un paradiso per escursionisti, amanti della montagna, botanici e fotografi. Qui si trovano specie rare di flora e fauna, sorgenti purissime, cascate, faggete secolari e paesaggi mozzafiato. Unire la fede al cammino diventa quindi un’esperienza completa: un turismo lento, sostenibile e spirituale, capace di valorizzare il territorio e di offrire un’alternativa autentica al turismo di massa.
Il turismo religioso: risorsa culturale e economica
Il culto delle Madonne di Sanza rappresenta un’opportunità unica per sviluppare il turismo religioso, un settore in crescita che attira ogni anno milioni di visitatori in Italia. Sanza ha tutte le carte in regola per diventare meta privilegiata per chi cerca esperienze spirituali, autentiche, immerse nella natura.
Investire in ospitalità diffusa, sentieri ben segnalati, eventi culturali legati alla tradizione, può significare nuova linfa per l’economia locale, in armonia con l’ambiente e la storia del luogo. Una devozione che guarda al futuro In un’epoca dove il tempo corre e i legami si spezzano, la fede del popolo di Sanza rappresenta un ancoraggio potente.
Una forma di resistenza culturale e spirituale.
La salita al Monte Cervati non è solo un gesto religioso, ma un atto d’amore verso le proprie radici, verso una terra che parla con la voce dei santi e dei nonni.
Preservare questa devozione millenaria significa difendere l’identità di un popolo, raccontarla alle nuove generazioni, proporla al mondo come esempio di fede vissuta e condivisa. Sanza, dove la montagna è madre e il cielo è vicino.
Chi arriva a Sanza per la prima volta ne percepisce subito la sacralità. Qui la fede si tocca. Si respira.
Si vive. Tra le pietre delle chiese, nei volti degli anziani, nel silenzio delle grotte, tra i venti del Cervati.
E quando, tra il buio e la nebbia dell’alba, appare la sagoma della Madonna portata a spalla tra i canti, si capisce che questa non è solo una processione.
È un patto eterno tra un popolo e la sua Madre.
Valerio Arenare
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