Abbiamo perso la logica consequenziale delle azioni, delle idee e del lavoro. Forse l’intelligenza artificiale può aiutarci a ritrovare ciò che abbiamo smarrito.
In un tempo in cui tutto accade in tempo reale, ci stiamo dimenticando il senso del tempo. Delle cose. Delle azioni. Dei pensieri.
Viviamo immersi in un flusso che ci impone risposte prima ancora di capire la domanda.
Siamo presenti ovunque, ma non presenti a noi stessi. Rispondiamo per partecipare. Replichiamo per esserci.
Ma quando è iniziato tutto questo?
E soprattutto: perché?
Abbiamo perso la capacità di elaborare. Di ricostruire una consequenzialità logica tra ciò che osserviamo e ciò che decidiamo.
Non c’è più una scaletta, una linea di sviluppo, un piano.
Ci muoviamo per reazione, non per visione.
Come se ogni scelta fosse uno spot da piazzare, e mai un documentario da realizzare. Anche nel lavoro: i processi sono certificati, ma la lucidità che li guida è scomparsa.
E così, le risposte diventano solo contro-risposte, mai parti di un insieme.
È un disallineamento mentale che si riflette ovunque: nella politica, nei media, nelle aziende, nei gruppi di lavoro. Ieri, mentre si analizzavano i risultati del referendum, a Bologna scendevano in piazza per la Palestina.
Facciamo, presentiamo, proponiamo, ma senza ricordare da dove siamo partiti e cosa volevamo davvero ottenere.
Una causa nobile, senza dubbio, ma fuori fuoco rispetto al contesto.
Un atto che sembra più frutto di presenzialismo simbolico che di consapevolezza strategica.
Eppure è proprio questo il tratto comune:
sconnessione, impulso,
assenza di un perché che duri più di dieci secondi.
L’intelligenza artificiale potrebbe essere, in questo scenario, uno strumento di ricomposizione.
Non perché più intelligente degli umani, ma perché non si dimentica da dove è partita. Elabora, collega, valuta.
Potremmo usarla non per rispondere più in fretta, ma per rallentare il caos, per ritrovare una logica nel flusso, per riportare in campo una progettualità umana che oggi sembra evaporata nel rumore.
La vera domanda allora non è solo “cosa stiamo facendo?”, ma:
ci ricordiamo ancora perché abbiamo iniziato?
Perché se perdiamo quel punto d’origine, tutto diventa contingenza.
E se tutto è contingenza,
niente conta davvero.
Oggi hai vinto o perso? La politica del terzo millennio si racchiude tutta qua!
Una gara competitiva di numeri per avere gli elettori e avere i soldi per finanziarsi…. ma poi non resta altro!
Pensieri lenti e veloci di Daniel Kahneman
Il libro che ha rivoluzionato il modo di capire come funziona la nostra mente tra intuizione/ragionamento
lento
https://it.wikipedia.org/wiki/Pensieri_lenti_e_veloci
articolo del The Guardian che spiega come il pensiero impulsivo stia rovinando la politica e perché serva un approccio più riflessivo, ispirato a Kahneman