Per la storia che stiamo per raccontare, quella di Paolo Bellini ultimo condannato per la strage alla stazione di Bologna è obbligatorio, nonostante l’immane tragedia, sopportare la comicità involontaria derivante dagli apparati che agiscono nell’ombra.
Sono personaggi accuratamente selezionati dalla politica, esclusivamente per la loro fedeltà, in pratica sono i raccomandati dei raccomandati, con capacità operative quasi nulle.
Non dovete per forza immaginare Bombolo e Aldo Cannavale, coordinati dal compianto Alvaro
Vitali, ma, a farlo, neanche ci sareste troppo lontani.
Ne combinano di tutti i colori ma tanto si salvano sempre perché protetti da un’immunità totale.
La strage di Bologna aveva già prima di Bellini una sequela di colpevoli additati e condannati, ma allora perché era necessario un colpevole nuovo da aggiungere a quelli vecchi?
Era necessario perché l’aria era intrisa di una montagna di dubbi mai scomparsi.
Vediamoli. Lo schema accusatorio generale è sempre stato presentando così: una P2 che ordinava la strage per destabilizzare un’Italia controllata dagli Usa (???) e degli esecutori prima individuati in Avanguardia Nazionale e poi nei Nar.
Dove questo ricambio negli esecutori materiali già lasciava perplessi, perché non andava più bene Avanguardia Nazionale (sigla AN)? Tutto perché le accuse formulate contro AN si erano
sgretolate sotto i piedi dei giudici.
Erano state costruite con la solita faciloneria dai comici di cui sopra e ai primi riscontri oggettivi era crollato tutto. Ad esempio, qualcuno ricorderà che la base operativa per la strage era stata “scoperta” da quegli apparati segreti i quali avevano indicato un indirizzo in una fabbrica di
cerniere lampo a San Giovanni in Persiceto.
I faciloni erano convinti che nessuno sarebbe andato a controllare e invece non è andata così, e lì non c’era nessunissima base operativa. Peccato che erano stati indicati ben cinque militanti di AN come gli esecutori materiali della strage e l’unico modo per non far sì che si difendessero da quelle accuse ridicole era quello di ucciderli tutti.
Ci sono riusciti solo con due di loro, il milanese Pierluigi Pagliai e il romano Carmine Palladino. Purtroppo per l’apparato segreto non erano riusciti ad ammazzare gli altri tre e il loro piano è così fallito perché i sopravvissuti si sono difesi eccome, smontando le accuse una per una.
Ma torneremo più avanti su questo punto. Allora, dopo quel fallimento giudiziario, l’apparato segreto punta sui Nar e riesce a condannarne quattro, questa volta guardandosi bene dall’esibire prove che potessero avere dei riscontri oggettivi. E infatti nessuno crede a quelle condanne, compresi importanti esponenti della sinistra. Per di più, alcuni degli imputati avevano già delle condanne precedenti a vari ergastoli e poco gli cambiava ad accollarsi un ergastolo in più, invece i Nar accettavano gli ergastoli per gli omicidi precedenti ma non questo su Bologna.
Anche questo è strano, no?
Quindi riepiloghiamo, abbiamo i mandanti della P2, decisamente contorti perché amici degli americani ma che ordinano una strage per destabilizzare il governo controllato dagli americani, senza che mai nessuno di loro sia finito in galera per la strage, abbiamo poi le condanne dei Nar alle quali non crede nessuno perché mancano le prove e due omicidi nei confronti dei due militanti di AN risultati innocenti.
Con AN, per di più, che continuava a chiedere giustizia per quegli omicidi.
Una situazione decisamente vacillante e spinosa.
Ecco allora che, di nuovo, gli apparati segreti tirano fuori un altro coniglio dal cilindro, è Paolo Bellini, anche lui appartenente ad AN e collocato sulla scena della strage, e fa quadrare tutto, ovvero non era sbagliata la persecuzione nei confronti di AN, perché erano coinvolti nella strage insieme ai Nar.
Bello, no? E pazienza per i due innocenti assassinati, evidentemente non potevano essere poi tanto innocenti se erano amici di uno come Paolo Bellini.
Allora veniamo a questo Paolo Bellini e vediamo da dove spunta fuori. Normalmente nei casi di crimini politici avviene tutto uno screening sull’accusato: come con chi era in contatto sui social, con chi scambiava le telefonate, che dicevano i suoi vicini di casa, i suoi compagni di lavoro, lecito o illecito che fosse, insomma normalmente si crea il suo profilo politico-criminale.
Per questo Bellini niente di tutto ciò, non aveva contatti con nessuno di AN e nessuno in AN lo conosceva. E neanche si scatena la solita sarabanda mediatica di questi casi, nessuno cerca di indagare sul profilo criminale di questo Bellini, niente tv, niente giornali, niente influencer.
Nessuno che rincorre col microfono in mano gli allora militanti di AN per incalzarli su Bellini.
Meglio tenere tutto sotto una cappa di silenzio. Allora si fa sotto l’ex presidente di AN, Adriano Tilgher, raccoglie documenti su questo Bellini e li spedisce ai giudici, ai pm e agli avvocati, chiedendo di essere ascoltato durante le udienze del processo a Bellini.
Niente, il plico di documenti viene respinto dal tribunale ed è ancora chiuso sigillato a casa di Tilgher con la dicitura RICHIESTA RESPINTA, e Tilgher ne approfitta per
inserire un corposo capitolo sulla vicenda Bellini nel suo ultimo libro COMPLOTTI DI STATO, dove spiega nel dettaglio il contenuto di quel plico inviato ai giudici e agli avvocati di Bellini.
Tra le spiegazioni, appare singolare che Bellini, invece di tentare di smarcarsi dai cattivoni di AN agisca al contrario e fornisca un piccolo riscontro oggettivo e sceglie i militanti di Avanguardia di Massa Carrara come suoi conoscenti. Tentativo disastroso, cascano di nuovo sul riscontro oggettivo. Lo avranno preparato i soliti pasticcioni degli apparati segreti?
Sembra proprio di sì perché fanno un casino di parecchi anni sbalzando le date e Bellini deve rincorrerle e rettificarle a tal punto da risultare, con le nuove date, quasi minorenne a Massa Carrara, lui che poi sarebbe di Reggio Emilia. E, ovviamente, a Massa Carrara non lo
conosceva nessuno.
La faciloneria di quegli apparati segreti ha una risonanza internazionale del tutto meritata. D’altronde abbiamo visto anche dei ministri così.
Insomma, Bellini, anziché difendersi dall’accusa della presunta moglie, per altro abbastanza debole visti i decenni trascorsi, sembra volersi solo accreditare come militante di AN, in maniera quasi disperata perché nessuno di AN l’ha mai conosciuto. La moglie è presunta perché, a questo punto, anche Bellini è presunto.
Già si può prevedere, fra pochi mesi nessuno parlerà più di lui, nessuno andrà a trovarlo in carcere e, dopo un paio di trasferimenti scomparirà dai radar e forse andrà a godersi i meritati guadagni da agente del governo, magari con la sua vera identità.
Anni fa, un amico giornalista di Radio Popolare a Milano aveva visitato un carcere dei pentiti a seguito di un parlamentare e aveva trovato un’uscita separata dedicata solo a quegli ospiti e in una cella c’era pure una racchetta da tennis senza che quel carcere fosse dotato di un campo da tennis. Segno che certi apparati possono fare quello che vogliono, perché non dovrebbero farlo col loro caro Bellini? Insomma, chi controllerà che Bellini farà realmente la galera?
Alla luce di questi pesanti dubbi, suonano abbastanza vaporose le affermazioni sentite dopo la condanna.
Ad esempio ascoltate l’avvocato Andrea Speranzoni, che rappresenta l’associazione dei familiari: “Ora sappiamo chi ha finanziato, organizzato e coperto l’attentato. La verità giudiziaria è completa”.
Ci crede davvero avvocato e dove sono allora i condannati della P2? Oppure ascoltiamo il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che ha voluto ricordare il ruolo cruciale della città: “Grazie ai bolognesi che non si sono mai arresi, oggi possiamo affermare con certezza storica cosa accadde il 2 agosto 1980”. Siamo sicuri che i bolognesi si sentirebbero tranquilli a sapere che un plico di documenti su Bellini è stato respinto da giudici e avvocati?
Perché non glielo racconta il sindaco Lepore ai bolognesi o, addirittura ai famigliari delle vittime?
Sembra che ci sia una gran interesse a chiudere con la strage di Bologna e Bellini sembra un colpevole costruito (male) a tavolino. Rimangono le condanne farraginose ai Nar, i due assassinati innocenti di AN e i famigliari delle vittime che potrebbero entrare in contatto un giorno con amare verità.
Carlo Maria Persano

Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: