Dopo oltre un anno dal suo deposito, è stato incardinato in commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama il Ddl Antisemitismo della Lega. La base della proposta è la controversa definizione di antisemitismo, presa come oro colato, formulata dall’ Ihra, Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (qui), organizzazione intergovernativa di 35 paesi.
È un testo breve quanto inquietante e ne raccomandiamo un’attenta lettura. Abbiamo già scritto in queste pagine, quanto il termine “antisemitismo”, pur avendo precise radici storiche, sia fuorviante sia dal punto di vista antropologico che politico (qui).
Il Ddl della Lega consta di 3 articoli. Il primo riguarda la definizione di antisemitismo con rimando al testo Ihra, il secondo prospetta la creazione di banche dati sull’antisemitismo (in pratica una schedatura), di “misure per contrastare la diffusione del linguaggio d’odio antisemita sulla rete internet…” (quindi altri generi di odio potranno tranquillamente continuare a manifestarsi sulla rete…), di linee guida destinate ai docenti (leggasi indottrinamento per le giovani generazioni), di linee guida per le forze dell’ordine, che dovranno imparare a comprendere quando l’obiettivo di un reato è un ebreo (evidentemente per attribuire maggiore gravità in caso di vittima ebrea.
Ma allora l’uguaglianza dei cittadini dove finisce?), la promozione di campagne mediatiche finalizzate alla conoscenza del fenomeno, anche nel corso delle manifestazioni sportive (quindi pure lo sport diventa occasione di propaganda scientificamente pervasiva). L’art.3 è la ciliegina sulla torta: potrà essere negata l’autorizzazione a manifestazioni in cui sussista “il grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge”.
Romeo come Zan
Sanzionare comportamenti sulla base della definizione di antisemitismo dell’Ihra significa pregiudicare non solo il diritto di opinione e di espressione ma anche quello alla ricerca storica (punto 2) e al libero culto (punto 9). Questo sconcertante disegno di legge, con primo firmatario il senatore Massimiliano Romeo, è praticamente sovrapponibile ad un altro ddl, a cui, tra gli altri, proprio Romeo si era opposto con grande tenacia, il ddl Zan contro la cosiddetta omofobia.
Cambia la categoria da proteggere (che, anzi, con questi provvedimenti diventerebbe addirittura privilegiata!), ma lo spirito censorio e repressivo è il medesimo. Che ne è, quindi, della libertà di opinione invocata, giustamente, dai leghisti, che furono determinanti per fare naufragare la proposta Zan? Quella libertà di opinione che aveva spinto in tempi ormai lontani l’attuale Presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, a chiedere (ed era ora!) l’abrogazione della famigerata legge Mancino?
Curiose, poi, le coincidenze. Dopo circa un anno dal deposito del Ddl, Salvini riceve il premio Italia-Israele. Senza il minimo dubbio, un riconoscimento meritatissimo. Quindi, nell’imminenza dell’occupazione totale di Gaza da parte di Tel Aviv, il ddl passa in Commissione. Quasi un monito a chi vorrà esprimere il proprio sdegno per la mattanza in atto e la solidarietà ad un popolo martoriato e senza patria.
Vogliamo sperare che la proposta leghista subisca la fine che merita, bocciata al pari del ddl Zan. Ma un merito dobbiamo riconoscerglielo: aver contribuito a confermare che, per un vero patriota, non solo sia legittimo collocarsi altrove rispetto a questo centrodestra. Per un vero patriota è doveroso schierarsi contro.
Raffaele Amato
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