Trasporti pubblici, auto e biciclette: una testimonianza da Genova.
Secondo le statistiche, l’Italia è il Paese UE con il maggior numero di automobili per abitante.
Un dato positivo o negativo, a seconda dei punti di vista. Positivo perché significa che ancora un briciolo di benessere lo possiamo trovare in questo Paese stanco.
Il trasporto pubblico funzionicchia
Negativo perché, secondo la retorica ambientalista, ciò deriverebbe da una carenza di mezzi pubblici e da una scarsa cultura “green”.
Tale dato è quindi messo sul banco della propaganda esterofila e del continuo paragonarci a ciò che accade oltralpe, alimentando quel complesso di inferiorità introdotto dall’antifascismo.
Per smontare queste convinzioni, possiamo parlare del caso Genova. La città ligure, pur con tutte le sue contraddizioni e i suoi problemi, dispone di un servizio di mezzi pubblici abbastanza capillare ed efficiente, anche se ovviamente lontano dalla perfezione.
La difficoltà di realizzare infrastrutture più moderne, come può accadere a Milano, è dovuta alla morfologia del territorio, che ostacola la costruzione ad esempio di una metropolitana più lunga (attualmente la metro genovese è la più corta d’Italia, se non si considera quella di Perugia).
La solita sinistra bloccatutto
A Genova, i nuovi progetti di trasporto pubblico alternativo alle linee sotterranee hanno però causato proteste cavalcate dall’opposizione, attualmente a sinistra, che pur di fare i bastian contrari si appoggiano ai soliti comitati contrari a tutto e tutti, salvo poi lamentarsi se il mondo va avanti e guardando con ammirazione cosa succede oltralpe.
Questo non significa non ascoltare i cittadini, ma offrire loro una soluzione condivisa che non comprometta il progresso. Infine, molte zone genovesi hanno troppi dislivelli per essere raggiunte da mezzi diversi dalle navette, che comunque non possono avere frequenze troppo elevate per non pesare sulle casse comunali essendo utilizzate da esigui gruppi di persone e solo in certi orari.
Viene poi il discorso biciclette, che a Genova possono essere utilizzate, a meno che non si sia dei ciclisti molto allenati, solo in determinate zone, lungo il mare e nelle vallate.
Poiché la città è aggrappata all’appennino, l’utilizzo sistematico della bicicletta diventa ovviamente difficoltoso. Tutto questo, rende il possesso di un mezzo proprio, a due o quattro ruote, necessario e insostituibile, anche aumentando i fondi e incentivando l’utilizzo del servizio pubblico, perché allo stato attuale si può fare ben poco.
La macchina è ancora un bene necessario
Senza contare che l’auto è necessaria per spese grosse, per portare i bambini a scuola senza partire all’alba e altre attività che richiedono una maggiore indipendenza dal mezzo pubblico, per quanto efficiente. La situazione genovese può quindi essere estesa al resto d’Italia, un Paese montuoso che lascia poco spazio alle infrastrutture e che quando esse vengono proposte trovano sempre e solo dei “no” da parte dei vari comitati, supportati spesso da centri sociali e strumentalizzati dalle solite fazioni.
Sappiamo che il trasporto pubblico nazionale non brilla ma guardando certe statistiche, notiamo che le ferrovie italiane sono più efficienti di quelle tedesche, anche se meno di quelle francesi, vediamo che l’Italia è il paese europeo con più città dotate di metropolitana, vediamo che abbiamo i treni AV tra i più veloci al mondo.
La sinistra vorrebbe entrare nei garage degli italiani
Perché allora così tante auto e traffico? Perché per quanto si sviluppi la rete, il nostro territorio può offrire questo.
Ciò non toglie che un sistema funzionante, non è quello che impone la scelta di quale mezzo usare, ma quello che offre un equilibrio tra mezzi privati, trasporto pubblico e biciclette, da utilizzare a seconda delle esigenze, senza prescindere da ciò che la realtà pratica consente.
Lorenzo Gentile
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