C’è una certa renitenza quando si deve passare attraverso i ludi cartacei democratici e le loro aride regole. Soprattutto quando le regole ti impediscono di partecipare a gare che credi di aver già vinto a tavolino. Il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è un caso da manuale. Appurato, da un sondaggio credibile quanto l’oroscopo di Paolo Fox, che a Milano è più popolare lui del Papa, adesso fa i capricci. Vorrebbe poter correre nuovamente. È antidemocratico, dice, impedire che l’elettorato dica ciò che pensa davvero. È antidemocratico, dice lui, che si impedisca alla gente di scegliere una visione totalmente diversa da quella a cui sono stati abituati a forza. Insomma, è antidemocratico, dice lui, che si obblighi la gente a scegliere democraticamente qualcosa che davvero vogliono.
Se lo dice lui, io gli credo. Magari sarà pure antidemocratico, ma è profondamente costituzionale. La nostra carta nasce con una previsione, l’articolo 139 (so a cosa state pensando, un po’ di calma), che prevede che la forma repubblicana non possa essere oggetto di revisione costituzionale. Quindi, se domani la monarchia improvvisamente godesse di un ritorno di fiamma (cosa che al momento si augura solo la Saclà), al popolo verrebbe vietato di avere un Re. Ed è il minimo, perché la maggioranza della dottrina afferma che questo rende totalmente irriformabili i primi dieci articoli (anche qui, almeno) della Costituzione. È antidemocratico anche questo, signor Sindaco?
Ma non è mica finita qui. La Repubblica è una e indivisibile. Se una parte, si pensi all’Alto Adige, volesse tornare a formare un Grande Tirolo sarebbe impossibile. È democratico impedirglielo? È antidemocratico? Lo chiediamo al Sindaco, eh. Lui ci tiene sempre a darci lezioni di democrazia, vorremmo sapere la sua opinione a riguardo.
È democratico, già che ci siamo, che ci siano degli spazi pubblici interdetti a chi rifiuta di dichiararsi antifascista? Da dove deriva questo obbligo? Da una legge, supponiamo. Magari non è vero, ma accettiamo sia così. Perché si può far fare un terzo mandato a Sala, ma non dare una sala a chi non vuol fare alcun mandato? Lui dice che il limite ai mandati esiste in un solo paese in Europa. E il limite per poter prendere una sala per un convegno in quanti paesi europei viene implementato?
E sì, ci siamo arrivati, se è antidemocratica una elezione senza il nome di Sala sulla scheda, quanto democratiche possono essere decine di elezioni senza un simbolo che, in un certo momento storico, aveva un consenso superiore alla metà del paese? Ci viene detto che per difendere la Democrazia, maiuscola, a volte la democrazia, minuscola, deve cedere. Perché questo non dovrebbe valere anche per i suoi mandati?
Abbiamo più domande che certezze, in questo articolo. Dopotutto gli esperti di democrazia sono altrove e questo dibattito magari interessa solo a loro. Di sicuro, ci pare che si possa dire, con grande serenità, che se i diritti democratici verranno calpestati ce ne faremo una ragione. Molto in fretta.
Brian Curto
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