Gli Strigoi* esistono.
Oltre 1.700.000 spiriti che non hanno trovato pace sotto terra, sono risorti e, lasciate le tombe, sono andati a caccia, ma non di sangue umano, bensì di urne per votare. Uno scherzo di cattivo gusto o una storia che la mente di uno scrittore di racconti dell’orrore – come chi scrive – potrebbe partorire e invece no. George Simion e con lui moltissimi rumeni temono brogli elettorali che avrebbero favorito l’elezione a presidente della Romania di Nicușor Dan, il candidato europeista tanto caro al Sistema.
Che l’Estrema Destra in Europa faccia paura ai parrucconi Ue lo si è capito da tempo, tant’è che le mummie che comandano a Bruxelles si sono sperticate in fretta e furia e con ogni mezzo per modificare a loro favore gli esisti delle elezioni. Dopo la Lovitura de Stat – il colpo di Stato – al primo turno, ora sono fondati i sospetti di brogli che avrebbero permesso al Sindaco di Bucarest di avere la meglio, seppur di misura, su George Simion, leader di AUR.
I morti che votano
Il sospetto è stato reso pubblico ed ora AUR si è impegnata per dar corso ad un censimento tra le famiglie, affinché si appuri che nessuno Strigoi abbia potuto dare il suo voto. La pratica dei morti che si recano a votare è ben nota, fu l’escamotage che favorì l’elezione di Jo Biden a scapito di Donald Trump nel precedente turno elettorale americano. La Dacia non trova pace, nonostante siano trascorsi trentasei anni dalla Revoluția din decembrie 1989 e la caduta del regime comunista, il diritto non trova spazio per emergere.
Il problema rumeno sta, oltre che nei possibili brogli di sistema, anche in un radicato ancestrale terrore russobico, come se il voto ad AUR aprisse le porte ad una nuova ondata Bolscevica in Romania. Purtroppo i meno giovani sono convinti che la Russia di Putin sia la Russia di Stalin – errore gravissimo e madornale – e questo li convince che votare per l’Estrema Destra sia un voto dato al nemico.
I danni del comunismo arrivano, nel tempo, sin qui. Nel nord del Paese, in particolare nel Maramureș, questo spauracchio è ancora vivo, il Nosferatu comunista – il non morto – è ancora troppo influente.
La Dacia* in guerra?
A sud, chi ha avuto la disgrazia di avere Dan quale sindaco di Bucarest, opta invece per AUR, così come Diaspora, i rumeni che vivono all’estero. La vittoria – ancora da verificare – del filoeuropeista è il trionfo della Ue, di Soros e compagni, di mezzi di influenza non ortodossi, di ingerenze nelle faccende nazionali dei Paesi membri. La Romania sarà così esclusa da un riavvicinamento nei rapporti politici ed economici con la Russia. Già nel mirino della NATO e avamposto militare americano, la Dacia corre il pericolo che sia coinvolta ancor più nel conflitto ucraino.
La preoccupazione è seria e realistica. I parrucconi Ue potrebbero decidere l’invio di contingenti di uomini rumeni sul campo, viste le intenzioni di non cedere alla Russia, nonostante Putin e Trump abbiano già discusso i termini della fine del conflitto.
Staremo a vedere quali sviluppi emergeranno riguardo la questione “morti viventi”, ma è certo che, nonostante gli sforzi di Simion, i rumeni non accetteranno passivamente l’ennesimo furto, se di furto si tratterà. I ladri stiano in campana: come scrisse qualcuno di Diaspora: “Ci diano pure le armi, noi sappiamo cosa farne e dove rivolgerle…”.
Cristian Borghetti
*Strigoi: In Romania gli spiriti turbati che si dice siano risorti dalla tomba
*Dacia: era il nome dato dai Romani alla regione che comprendeva l’odierna Romania e parti della Moldavia
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