Si è svegliato anche Sergio Mattarella, che lo scorso 30 giugno ha ricevuto al Quirinale una rappresentanza della polizia penitenziaria:
“E’ drammatico il problema dei suicidi nelle carceri che da troppo tempo non dà segni di arresto: si tratta di una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo. Deve essere fatto per rispetto dei valori Costituzione, per rispetto del vostro lavoro e della storia della polizia penitenziaria“.
Parole vuote, di facciata, con tanta eloquenza ma poco costrutto quelle dette dal Presidente che oggi 30 giugno ha ricevuto al Quirinale una rappresentanza della polizia penitenziaria, in occasione del 208° anniversario della sua fondazione.
Continuando il suo discorso pieno di retorica ha poi aggiunto:
“Quello delle vostre funzioni è un panorama articolato e complesso. Delle funzioni che svolgete in conformità alla Costituzione e che non si esauriscono nella vigilanza. So che ogni giorno cercate di assolvere con sacrificio e professionalità il vostro impegno: impegno reso ancora più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario che è contrassegnato da una grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento“.
“I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati, in palestra di addestramento al crimine, nei luoghi di senza speranza ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività oltre ad essere un obiettivo costituzionale“.
Più, crediamo, preoccupato di mantenere una forma e un contegno istituzionale, piuttosto che analizzare in concreto il problema e cercare insieme agli operatori una soluzione al problema, delle carceri da noi pubblicato qualche giorno fa.
Problema che non riguarda, solamente la popolazione carceraria, che giustamente deve espiare la pena per quel che ha commesso, avendo con i propri comportamenti recato danno alla “collettività” ma anche chi ci lavora, ogni giorno ovvero il personale penitenziario che per eseguire il proprio lavoro, che è più un dovere che un lavoro, subisce una media circa 30 aggressioni più o meno gravi a settimana e che il logorio che tale attività comporta, fa sì che ogni anno sette poliziotti penitenziari si tolgono la vita.
Paolo Ornaghi
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