Su Youtube circolano dozzine di video girati negli USA nei quali si vedono attivisti democratici che tentano, spesso opponendosi agli agenti dell’ICE, di proteggere gli immigrati clandestini mentre vengono arrestati per poi essere rimandati nel loro Paese di provenienza. Spesso si tratta di soggetti che hanno già commesso gravi reati ma, complice il sistema giudiziario buonista e “inclusivo” che detta legge nelle “Sanctuary Cities” dopo un giudizio sommario sono stati lasciati a piede libero.
Liberi cioè di commettere altri reati, spesso in combutta con gangs sovranazionali ben strutturate, come la “Tren de Aragua” venezuelana o i Cartelli messicani, padroni del mercato di cocaina e di Fentanyl, che ha ridotto a zombie centinaia di migliaia di giovani statunitensi:
Ma tutto ciò non smuove di una virgola i baldi “dem” che, in pieno “trip” pro migrazione, continuano ad affrontare gli agenti, scandendo, nella sua pittoresca variante anglosassone, l’anatema trito e ritrito della sinistra a corto di idee:
“FASCIST SCUM!”
A seguire, spesso e volentieri, disordini, incendi o saccheggi di negozi e supermercati, esattamente come successo in Italia per Rami, il giovane magrebino morto in un incidente durante un inseguimento dei Carabinieri: le manifestazioni organizzate dai centri sociali e da gruppi di extracomunitari nordafricani sono presto degenerate in violenza e atti di vandalismo.
Ebbene: è mai possibile che a questa sinistra non venga in mente un banale principio di buon senso che regola la vita di tutti noi, al di là dell’orientamento politico di ciascuno? Ovvero: se vado a trovare un amico, portando con me qualcuno a lui sconosciuto, devo garantire che sia una brava persona. Se invece commettere un furto, approfittando di un attimo di distrazione del padrone di casa, questi ha tutto il diritto di pretendere da me il risarcimento del danno, dopo avermi riempito di sacrosanti insulti.
Lo stesso criterio dovrebbe applicarsi a livello di immigrazione di massa: la sinistra pretende di fare entrare milioni di immigrati, anche illegali, nei Paesi Occidentali?
Ci fa immenso piacere, ma allora dovrebbe essere la prima a garantire, con assoluto rigore, che i delinquenti, gli stupratori, gli psicopatici aggressivi o i potenziali terroristi vengano immediatamente espulsi e rimpatriati nel Paese d’origine. In altre parole, la sinistra ha il dovere, etico e logico al tempo stesso, di difendere da brutte sorprese il padrone di casa, cioè ovvero il popolo italiano: e non lo dico io, ma il secondo comma del primo articolo della Costituzione:
“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Non solo, ma la sinistra avrebbe anche il dovere etico di difendere la reputazione degli immigrati onesti, dimostrando che da loro non vi è nulla da temere, dato che le mele marce sono finite altrove.
Quanto alle espulsioni: per favore non mi si venga a dire che sarebbero una forma di violenza, altro ronzino di battaglia di una sinistra che si compiace di confondere la forza, assolutamente legittima quando ci si deve difendere dal crimine, con la violenza, che è semmai una caratteristica del crimine stesso.
Insomma, in sintesi: se l’apertura all’immigrazione di massa è causa di effetti spesso drammatici, dovrebbe essere la sinistra stessa a porvi rimedio, senza se e senza ma, a costo di imporsi con la forza della legge e mandando al macero il buonismo inclusivo, che ha causato solo danni. Succede invece esattamente il contrario: la sinistra si ostina difendere gli immigrati che delinquono, appellandosi all’eterno mantra dell’emarginazione e, quel che è peggio, spalleggiata da una magistratura complice e assolutoria. Non i contano i Talk Show dove abbiamo visto civilissimi esponenti della “Sinistra al caviale” minimizzare l’evidenza del degrado che è sotto gli occhi di tutti, a dispetto di gruppi di cittadini esasperati ospiti della trasmissione. Insomma: siamo nel pieno di un regime orwelliano, nel quale
“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”
Un’arroganza, quella della sinistra, che si può spiegare solo in due modi: o con un asservimento al mito storicista, che le fa credere di avere le chiavi delle dinamiche della storia e quindi di essere portatrice di superiorità etica e culturale, peraltro smentita dalla storia stessa in tante occasioni. Oppure, e sarebbe molto più grave, la sinistra è mossa da un odio e da un risentimento irrazionale nei confronti della civiltà occidentale, a torto accusata di tutte le nefandezza, e sogna una rivoluzione capace di abbatterla, con l’aiuto di masse di immigrati a noi culturalmente ostili, in particolare i musulmani: tutti in fuga da quel Terzo Mondo, tanto mitizzato dalla sinistra durante la decolonizzazione, quanto miseramente fallito subito dopo.
Agli esponenti di questa sinistra consiglio di leggere il bel saggio di Federico Rampini,
che ha fatto piazza pulita delle banalità autolesioniste del politically correct: cioè di quell’ideologia d’accatto che vorrebbe tutte le culture identiche per importanza e dignità, confondendo la giusta tutela degli esseri umani e delle loro culture di provenienza, con la loro parità in termini di civiltà del diritto e di conquiste sociali.
Complice il relativismo culturale imperante nel politically correct, non mi stupirei se, a partire dalle scuole, si finisse con l’attribuire a un campo Rom la stessa importanza di Cape Kennedy!
Leonardo Bacchi
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