Nel primo mandato di Sala, dopo qualche turbolenza, fu approvata la norma che imponeva di dichiararsi antifascisti per usare le sale del Comune di Milano. L’antifascismo entrava così ufficialmente a Palazzo Marino. Viste, però, le accuse di queste ore dei compagni magistrati al compagno Sala, sarebbe stato più utile per Milano e i suoi cittadini, se al posto dell’antifascismo qualcuno avesse installato un buon antifurto.
Si parla di 2,5 milioni di euro passati di mano per fare carne di porco dell’urbanistica Milanese. Con opere pubbliche bloccate misteriosamente per anni e altre che altrettanto misteriosamente mettevano il turbo.
La prima considerazione è che per oltraggiare così Milano questa gente poteva anche sforzarsi di rubare un po’ di più. Le cifre sono da città di provincia.
La seconda considerazione è che a Milano o si costruisce o si muore. Tutti quelli che hanno messo paletti all’edilizia si è scoperto che o avevano un funzionario che alle loro spalle li sradicavano, facevano passare le ruspe amiche, e poi li ripiantavano (è il caso di Oggioni). Oppure ci programmavano cinque anni di consulenze e bagordi. È il caso di Marinoni. Di sicuro, il più pulito aveva la rogna e il più morale era senza vergogna.
Però, volete mettere? Milano era arcobaleno e antifascista, quindi tutto andava bene.
Il danno peggiore!
Nessuno, naturalmente, ha visto nulla. Erano tutti concentrati a salvare l’ambiente vietando le moto e gli Euro 5. Adesso, peraltro, cadono facendo il danno peggiore di tutti: lasciano le chiavi del Comune alla Procura.
La richiesta di arresto alla vigilia della vendita di San Siro non è altro che questo: un segno di dominio della magistratura sul potere locale.
I compagni hanno cavalcato la tigre, finché la tigre non ha avuto fame. Adesso, mentre fungono giustamente da antipasto, hanno però il problema della belva libera e affamata per la città.
Chiunque li sostituisca dovrà come Albertini, che chiedeva l’ok alle nomine a Borrelli. In altri tempi e con altre personalità al potere una cosa del genere avrebbe portato alla rivolta di piazza.
Adesso abbiamo un derby tra i costruttori e gli affaristi, convinti che il prossimo Sindaco farà le stesse cose, ma con amici e manutengoli diversi.
E sapete che c’è? È vero. Andrà così. Magari si farà furbo e capirà che se il Dito medio di Cattelan è davanti a Piazza Affari e non al Tribunale un motivo ci sarà. Magari no.
Di sicuro, in questa città non si muove foglia che procura non voglia. Perché invece che Sindaci cerchiamo Amministratori Delegati. Senza mai domandarci chi stia delegando.
Se lo facessimo ci renderemmo conto che Sala è solo un sintomo e ora, che ha contro la Milano che conta davvero, rischia pure di starci simpatico.
Un rischio da evitare accuratamente, ricordandoci che a venire rovinata era la nostra città.
E che invece dell’antifurto, preferì l’antifascismo. Con i risultati che tutti noi possiamo osservare.
Brian Curto
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