Uno degli obiettivi principali di chi è stato chiamato a sabotare oppure fa il sabotatore per vocazione, è il comparto trasporti il quale assicura la movimentazione di truppe, l’approvvigionamento e, in epoca telematica, molto ridotta, il flusso di informazioni (che rimanda alle “staffette” di gloriosa memoria).
Il sabotatore è chiamato a distruggere ponti, a interrompere strade con ostacoli o interdirle con reiterate imboscate alle autocolonne, a interrompere le vie ferroviarie.
Tali azioni rientravano nel novero di una guerra chiamata guerriglia, condotta da soldati specializzati chiamati Sabotatori.
Le azioni di sabotaggio avvengono anche in tempo di pace e ne abbiamo avuto contezza fin dagli anni ’60 del secolo scorso, mi vengono in mente Feltrinelli – aduso a distruggere i tralicci in ferro dell’alta tensione impiegando cariche e relativi sistemi di accensione basati sulla dilatazione del metallo delle lattine di fagioli – e i ribelli altoatesini, i quali si erano specializzati nel sabotaggio delle ferrovie e nel “trappolamento” di strade/sentieri e persino rifugi: il mio ex Reparto, il Nono, allora Reparto Sabotatori Paracadutisti, assieme ai Carabinieri, in quel di Laives, ha versato il suo tributo di sangue nel contrasto a sabotatori che reclamavano una indipendenza dell’Alto Adige fuori tempo e fuori luogo.
Un arte
Erano i tempi in cui l’elettrotecnica non aveva ancora invaso tutti i settori vitali della nostra società ed era la meccanica a farla da padrona rendendo la vita difficile al sabotatore, il quale doveva industriarsi a calibrare cariche, combinare l’effetto esplosivo con l’effetto fuoco, inventarsi circuiti di accensione in grado di far detonare in sequenza cariche distanti, inventarsi sistemi di puntamento. Insomma, il sabotaggio era diventato una tecnica che sconfinava nell’arte.
Oggi, dove a dominare è l’elettronica, il sabotaggio è diventato accessibile ai più perché, individuata una scatola, una conduttura o reperito un pozzetto basta buttarci dentro un acido, un solvente, un perossido, un idrocarburo, meglio se in gelatina, allontanarsi e aspettare che faccia il suo lavoro, oppure basta lanciare una catena sui fili dell’alta tensione e il gioco è fatto. Tutto molto più semplice, scorrevole e indolore… per il sabotatore.
A questo ho pensato quando Salvini ha evocato possibili azioni di sabotaggio in giustificazione dei ritardi dei treni.
di Corrado Corradi
Niente di più plausibile! Ci sono persone che farebbero di tutto (…anche persone che direbbero di tutto)