A 16 giorni dalla scadenza del suo sciagurato incarico, Joe Biden ha consegnato 19 “medaglie della libertà”, il più alto riconoscimento civile statunitense, ad altrettanti personaggi che si sono distinti nei campi dello sport, della cultura e della politica, accomunati dall’averlo sostenuto nella sua pessima presidenza. Le onorificenze sono state un messaggio di evidente polemica contro il suo successore Trump, una sorta di testamento politico che il poco lucido presidente ha voluto lasciare agli Stati Uniti e al mondo. Vediamo a chi sono andate le “Medals of Freedom”.
Tra gli sportivi troviamo la leggenda del basket Earvin “Magic” Johnson e l’otto volte “Pallone d’oro” Lionel Messi, che attualmente risiede negli Stati Uniti e gioca nell’Inter Miami. Tra gli attori il due volte premio Oscar Denzel Washington e Michael J. Fox, attualmente impegnatissimo a favore della ricerca sul morbo di Parkinson. Seguono quindi lo scrittore e drammaturgo George Stevens Jr., il divulgatore scientifico William Sanford Nye, l’immobiliarista e co-fondatore del Carlyle Group David M. Rubenstein, lo stilista e finanziatore della ricerca sul cancro Ralph Lauren, l’etologa, antropologa e scrittrice Jane Goodall. Postumi la sostenitrice del Voting Rights Act del 1965 Fannie Lou Hamer e Ash Carter, 25° Segretario della Difesa.
Le medaglie più faziose e discutibili
Seguono altre onorificenze decisamente di parte, che ben rappresentano la faziosità dell’ormai ex Presidente. C’è la postuma all’ex Procuratore generale Robert F. Kennedy, padre di Robert F. Kennedy Jr, cioè dell’eretico della famiglia Kennedy, eletto nello schieramento di Donald Trump alle ultime presidenziali. Questo riconoscimento suona come una sorta di ritorsione nei riguardi di chi ha osato abbandonare il sacro Partito Democratico per abbracciare l’odiato nemico. Postuma anche la medaglia al già governatore del Michigan George W. Romney, ferocissimo critico di Trump.
C’è il cantante Bono Vox, degli U2, attivo in varie campagne, dalla lotta all’AIDS a quella contro la povertà. In occasione dell’attuale massacro di Gaza, però, si è schierato sfacciatamente dalla parte di Israele, guadagnandosi le critiche anche di Roger Waters (qui). Tra i premiati ovviamente non poteva mancare un esponente del mondo LGBTQetc. e la scelta è ricaduta sul ricchissimo editore Tim Gill, distintosi per le sue lotte a favore del cosiddetto “matrimonio paritario”, cioè la completa equiparazione tra un matrimonio tradizionale e quello tra omosessuali.
Segue quel raro esempio di imparzialità di Anna Wintour alla guida della rivista di moda Vogue dal 1988. Di granitica fede democratica e fundraiser di Biden, la Wintour ha messo sua moglie Jill sulla copertina di Vogue per ben due volte durante i quattro anni della presidenza di Joe, ignorando invece sfacciatamente Melania Trump quando alla Casa Bianca c’era the Donald. Sarà stato questo uno dei suoi alti meriti?
Hillary Clinton
Dulcis in fundo, si fa per dire, arriviamo a due autentici campioni del mondo liberal nichilista. La prima è Hillary Clinton, già first lady con Bill Clinton e poi segretario di Stato con Obama. Nel corso di questo incarico fu accesa sostenitrice della guerra delle Nato contro Gheddafi, a cui fece seguito la disastrosa situazione di caos ancora vigente, con guerre intestine e la totale perdita di controllo dei flussi migratori dalle coste nordafricane. Suo anche il sostegno alle milizie dell’Isis in chiave anti Assad. È stata accusata di aver disposto la fornitura ai jihadisti del gas sarin, utilizzato nell’attacco chimico di Ghūṭa del 21 agosto 2013, attacco che gli Stati Uniti attribuirono ad Assad nel tentativo di trovare un pretesto per l’invasione della Siria, cosa poi rientrata grazie all’azione diplomatica russa.
Una donna sanguinaria e priva di scrupoli di cui ricordiamo l’esultanza raccapricciante di fronte alla morte cruenta di Gheddafi. Ma a “nobilitarla” ci sono anche altre delizie, come il sostegno all’aborto al 9° mese, fino all’aborto a nascita parziale – partial birth abortion – e lo scandolo delle e-mail istituzionali fatte passare attraverso il proprio indirizzo privato, sottraendole così alla necessaria sicurezza. Insomma una personcina non proprio esemplare… e passiamo quindi nientemeno che a George Soros. Le motivazioni per il riconoscimento sul sito della Casa Bianca recitano:” George Soros è un investitore, filantropo e fondatore delle Open Society Foundations. Attraverso la sua rete di fondazioni, partner e progetti in oltre 120 paesi, Soros si è concentrato su iniziative globali che rafforzano la democrazia, i diritti umani, l’istruzione e la giustizia sociale.” E bisogna dire che i suoi progetti in oltre 120 paesi ci sono stati, eccome.
Lo speculatore
Dai finanziamenti alle campagne per la legalizzazione della marijuana, alle sue influenze sul sistema giudiziario americano, dal supporto alle varie primavere, arabe e non, con destabilizzazione di intere aree geopolitiche ai fiumi di denaro fatti pervenire a partiti nichilisti come quello radicale e le sue filiazioni fino a +Europa, senza dimenticare il sostegno alle ONG che favoriscono l’immigrazione di massa.
Noi italiani lo ricordiamo per aver venduto allo scoperto miliardi di lire nel 1992. la Banca d’Italia fu costretta a spese enormi, con una perdita di circa 48 miliardi di dollari, nonostante le quali in poche ore la nostra valuta arrivò a perdere il 30%. Questa criminale operazione speculativa comportò l’uscita dell’Italia dal Sistema Monetario Europeo, lo SME. Per rientrarvi fummo costretti a sostenere costi elevatissimi, con conseguenti incrementi delle imposte. Un vero benefattore, questo Soros!
José Andrés
L’ultimo premiato è, forse, quello che lascia più perplessi. Si tratta di José Andrés, fondatore della World Central Kitchen, organizzazione che fornisce aiuti alimentari alle comunità colpite da disastri naturali e conflitti in tutto il mondo. Tra queste, anche quella della martoriata Gaza, dove la World Central Kitchen ha perso ben sette operatori, vittime del fuoco israeliano.
E qui sta la contraddizione: Josè Andrès si spende per le vittime di Gaza e ha pagato un prezzo altissimo. È stato premiato da un presidente che sostiene il governo Netanyahu, autore del genocidio palestinese e responsabile anche delle morti degli operatori di Andrès. In più, tanto per completare l’opera, pochi giorni dopo la consegna delle medaglie, il munifico Biden ha mandato armi ad Israele per ulteriori 8 miliardi di dollari.
Certo, sul fronte israelo-palestinese Trump minaccia di non essere migliore. Ma sugli alti temi sarà quasi impossibile fare peggio del vecchio Joe …
Raffaele Amato
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