Riceviamo e pubblichiamo questo contributo sulle scelte politiche del Popolo della Famiglia. Pur non condividendo le posizioni espresse, crediamo sia utile dare spazio a una riflessione sulle proposte del partito, nella speranza che possa favorire un dibattito costruttivo. La Redazione
La lezione che arriva dalle elezioni regionali nelle Marche è duplice: il centrodestra è maggioritario ma troppo sbilanciato sulle spalle di Fratelli d’Italia e lo spazio, fuori dai due poli, non esiste più.
Analizziamo insieme il primo punto: i dati parlano chiaro e il distacco, in termini di consenso elettorale, tra il partito di Giorgia Meloni e le altre compagini elettorali del centrodestra è ampio e ormai consolidato nel tempo. Questo pone un problema all’azione di governo nazionale e locale: con un movimento come FDI sempre più simile (per politiche, strategia e visione) ad una forza d’ordine moderata e pienamente allineata con le linee guida europee ed atlantiche (vedi la posizione rispetto alla guerra in Ucraina, alla crisi palestinese ed alla politica economica nazionale e continentale con poca discontinuità rispetto i governi precedenti) ed una Forza Italia troppo ambigua sui temi eticamente sensibili (diritti civili lgbtq e ius scholae su tutti) serve rafforzare la proposta dei Gruppo Lega PE – Patrioti per l’Europa in Italia insieme agli amici della Lega – Salvini Premier. Serve portare, in termini di consenso nel paese, stabilmente sopra Forza Italia e più prossima possibile a Fratelli d’Italia l’alleanza dei “Patrioti per l’Europa” che, in Italia, trova la sua rappresentanza con la leadership della Lega in alleanza col Popolo della Famiglia. Per queste ragioni, a partire dalle elezioni regionali in Toscana, troverete la lista Lega-Popolo della Famiglia sulla scheda elettorale (dopo il primo esperimento ben riuscito in Regione Emilia-Romagna), convinti di aver “messo a terra” una proposta politica e programmatica adeguata alle aspettative delle nostre comunità di riferimento e capace di attrarre molti italiani delusi e che per troppo tempo si sono rifugiati nell’astensionismo elettorale perché traditi nelle loro aspettative di radicalismo identitario su temi decisivi del nostro tempo (primato della famiglia, contrasto all’immigrazione irregolare, lotta all’inverno demografico e messa al bando dell’ideologia arcobaleno, gender e woke).
Questa scelta strategica, costruita sapientemente negli ultimi mesi, è figlia. Anche della piena presa di coscienza del secondo punto esposto: non c’è più spazio alcuno al di fuori dei principali poli elettorali. Gli italiani hanno assorbito la lezione maggioritaria (non per convincimento ma per pigrizia) che ha modificato geneticamente la cultura elettorale nazionale (a vocazione promozionale) in una lettura da guelfi contro ghibellini: o con le sinistre (divise o unite) o con l’alternativa alle sinistre. Per questo parlo costantemente di alternativa alle sinistre perché convinto che solo allargando il campo del centrodestra a tutte le forze idealmente opposte alle sinistre si potrà dare una forza piu robusta all’azione di cambiamento nel governo (nazionale e locale) che sia capace di caratterizzare le amministrazioni dell’alternativa alle sinistre con una netta differenza con il passato caratterizzato dagli inciuci dei governi tecnici o dalle alchimie balorde parlamentari (governo di larghe intese) con cui il Partito Democratico è rimasto per anni al potere senza alcun bagno elettorale.
Ora serve far apprezzare a sempre più italiani questa prospettiva che, come Popolo della Famiglia, mettiamo sulle schede elettorali di milioni di cittadini che andranno al voto alle prossime elezioni regionali. Le ragioni ideali, i programmi di buon governo e i volti della nostra storica classe dirigente (fatta di donne e uomini che si spendono per credo e non per interesse) sono ben note e le mettiamo sul piatto della contesa elettorale convinti che siano le fondamenta di un movimento minoritario nei contenuti ma pugnace e popolare nella capacità di definire la visione del paese che, chi non è di sinistra, attende.
I radicali di Marco Pannella cambiarono l’Italia (in peggio) condizionando il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer nel legiferare i propri convincimenti ideologici con i propri consensi: minoritari elettoralmente (Pannella, per questo, parlava della “benedizione dello zero virgola”) ma maggioritari culturalmente. Questo cambiamento (nell’alveo delle battaglie storiche del movimento pro vita e famiglia) è chiamato a realizzarlo il Popolo della Famiglia con la sua azione rinnovatrice nel campo del centrodestra.
Buon lavoro e sempre in lotta, gente mia!
Mirko De Carli
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