Nel linguaggio tecnico si dice “survey” ed equivale a perizia/rilevamento/esame, ma soprattutto rimanda a un riorientamento della sorveglianza su un determinato obiettivo. Alla Survey segue l’Assesment, ossia la Valutazione/Stima/Esame, suscettibile di dar vita ad un realistico punto di situazione.
L’obiettivo sul quale sarebbe bene riprendere a focalizzare l’attenzione per capire, prevedere e non cadere dal pero quando sarà il momento, è il Medioriente dove la caduta della Siria ha costituito un indicatore di qualcosa di ben più ampio della caduta del regime Alawita degli Asad, per il quale ora il mainstream è impegnato a ricostruire un’immagine così nefanda che colpisce solo chi ci vuol credere per forza… il boccalone.
Di primo acchito si è indotti a pensare che qualcuno vorrebbe entrare in possesso del Medioriente, e riflettendoci sopra c’è materia per convincersene.
Una caduta progettata
La caduta della Siria ci deve far preoccupare per la velocità con cui è avvenuta, cosa che indica come tale fatto sia stato progettato, preparato e realizzato non da un improvvisato gruppo di jihadisti ma da qualcuno che in quella regione detta legge. E allora il pensiero corre ai rapporti tra Israele, Arabia Saudita, Bahrain, EAU, Qatar e ai loro alleati naturali, ossia gli Stati Uniti d’America.
Certo, l’attore principale di questa sorpresa di fine 2024, è la Turchia (paese islamico, guarda caso anche membro della NATO) che, sua sponte, ha dato il via libera a un gruppo jihadista fino a ieri conosciuto solo dagli addetti ai lavori (ossia gli OO.II.SS.), che risponde alla sigla HTS- Hyat Tahrir Sham.
Perché un così improvviso e repentino cambiamento di geografia politica (e pure religiosa)?
Forse la risposta sta proprio nella lettera «S» finale dell’acronimo HTS dove la S indica lo «Sham», ossia una regione totalmente araba e totalmente islamica, dall’alto significato simbolico per l’auditum dei musulmani del medio e ulteriore Oriente (per intenderci dalla Palestina alla giunzione tra Siria e Iraq, e che si estende fino al Golfo Persico) e che materializza l’origine della gloriosa espansione musulmana che ha fatto seguito alla morte del Profeta Mohammad.
Gli accordi di Abramo
Forse, con la caduta della Siria è venuta alla luce la parte nascosta degli accordi di Abramo (siglati bilateralmente presso la Casa Bianca nel 2020 tra Israele e Bahrain e tra Israele e EAU).
Forse in quel contesto è stato concordato l’avvio di una nuova geografia politica del Medioriente in cui:
- Israele si tiene quel che ha già, dalle alture del Golan alla striscia di Ghaza (la quale continuerà a svolgere il ruolo di cuscinetto tra Israele ed Egitto) e la Cisgiordania
- a quella parte di mondo arabo-islamico sunnita di matrice wahhabita che impera nella penisola arabica tocca la regione dello Sham così da circondare il fronte sud dell’odiato Iran Sci’ita e costituire un cuscinetto che protegge Israele dal suo vero nemico, ossia l’Iran.
Per completare tale accerchiamento e realizzare un’ampia regione sunnita-wahhabita, che dalla Turchia raggiunga la penisola del Sinai, devono diventare sunniti-wahhabiti l’Iraq (ma li non ci vuole molto a operare un cambio di governo indolore, è dal 2001 che la CIA detta programmi e calendari in quel paese) e la Giordania… se fossi nei panni di Re Abdallah di Giordania, a capo di uno Stato in cui vi si pratica un Islam tollerante (come lo si praticava in Siria), non dormirei sonni tranquilli.
Ma penso anche a chi in quella regione – che gli è storicamente connaturata, ossia i paesi del mondo arabo-islamico di Mashrek e Maghreb – è costretto a subire iniziative geostrategiche senza fiatare, altrimenti addio petrodollari e inaugurazione avvio di sanzioni
di Corrado Corradi
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