Il saggista Kerry Bolton, membro dell’Accademia di Ricerche politiche e sociali di Atene, del Institute di Studi superiori in Geopolitica e scienze ausiliari di Lisbona, è editorialista per la rivista Foreign Policy Journal e scrive regolarmente per la New Dawn in Australia. I suoi libri sono stati pubblicati su media accademici e giornali.
Il primo testo, tradotto in lingua italiana si intitola: “Sinistra psicopatica” (Gingko Edizioni, Verona, 2018) ove l’autore sembra dare una prima risposta socio-politica alla reazione isterica, che la sinistra ha dimostrato in Parlamento e sui media allineati, a seguito della critica da parte della premier Giorgia Meloni ad alcuni passaggi particolarmente ideologici e dal sapore autoritario nell’idea d’Europa del Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 e pubblicato per la prima volta nel 1944.
Europa sovietica
Al netto, infatti, dell’approccio visceralmente socialista e dei passaggi ostici sul “partito della rivoluzione” e la fantomatica costruzione di un’Europa di stampo sovietico, rimane, esclusivamente, la visione di un internazionalismo di sinistra, relativo alla Difesa comune ed altre politiche, fra stati federati.
Già Corrado Ocone, sul sito di Nicola Porro, ha spiegato i motivi della scarsa rilevanza che ebbe un “falso mito” quale padre dell’Europa, in quanto non è stato realizzato, ma Bolton pare dirci il perché di reazioni da cronici repressi che abbiamo visto ed ascoltato.
“Egli propone un rapporto fattuale basato sulle patologie della sinistra: la vanità di Rousseau, la personalità narcisistica di Karl Marx, la megalomania di Trotskij, l’edonismo e lo spregio per il padre di Mao Tze-Tung, passando per il promotore della pedofilia Allen Ginsberg e il complesso di Edipo che afflisse Louis Althusser, il quale, non appena fu rilasciato da una clinica psichiatrica, strangolò la moglie”. È l’impressione che molti hanno avuto davanti alla furia ed alla violenza verbale dei compagni sotto lo scranno di Meloni, che ha dichiarato di essere rimasta sconvolta da questo.
Ad ogni costo
L’arroganza di uomini e donne che possiedono una fede cieca nelle proprie ricette, per riformare l’umanità e che sono assolutamente spietati nel tentare di applicarle, qualunque sia il costo da pagare, trasuda dalle pagine di quel Manifesto come dall’atteggiamento delle sinistre attuali.
La motivazione va ricercata nel fatto che esse non hanno mai fatto veramente i conti con la loro storia, assumendosi la responsabilità degli errori, quali il sostegno a Stalin da parte del PCI, al boia delle foibe Maresciallo Tito, all’invasione di Praga delle truppe sovietiche, alle responsabilità dirette e indirette negli anni di piombo, sino all’ammissione dei processi sommari e delle atrocità commesse dai partigiani nel Triangolo della morte o, un po’ dappertutto, a guerra conclusa. Per non dimenticare i finanziamenti ottenuti dall’URSS e il sostegno ai totalitarismi comunisti, criminali e liberticidi, in altri paesi del mondo.
Solo dopo un serio e sincero lavacro della memoria che sia un segnale a tutt’Italia di una autentica resipiscenza per un passato in gran parte inglorioso e intrinsecamente perverso, potranno essere lasciati al giudizio della storia gli antifascismi e si smetterà di usarli, ancora, come clave delegittimanti per chiunque non sia di pensiero conforme ai “sacri totem” del vetero-comunismo, divenuto “religione resistenziale” e di un periodo chiuso nel 1946-48.
Psicopatologia del radical chic
Lo psicanalista Roberto Giacomelli ha scritto “Psicopatologia del radical chic” per quelli di Passaggio al Bosco, 2021, ove possiamo trovare ulteriori elementi utili a spiegare determinate forme d’odio proprie del modo di porsi delle sinistre. Anche Giacomelli, come Bolton, parla di “narcisismo” rivolgendosi ai figliocci di Togliatti, poi aggiunge le caratteristiche del “livore” e della “superiorità morale”.
Non c’è pietas in loro, nonostante si siano accodati ai vincitori ed abbiano scritto, più nel male che nel bene, le pagine culturali, politiche, in parte economiche, sociali, morali e di costume del Belpaese post-bellico. I gangli del potere, dalla scuola all’informazione, dai dirigenti ministeriali a buona parte dell’ambiente giuridico sono “cosa loro” da decenni.
Oggi, temono che sui loro fallimenti vincano le destre identitarie e ribaltino, col tempo, la situazione, magari con l’appoggio di Donald Trump, che in tre mesi ha sotterrato l’euroinomania e sciolto i muscoli di cartone di Bruxelles, mentre Roma è rimasta in piedi, pur nelle difficoltà, mantenendo il consenso popolare e aumentando il prestigio internazionale.
Rivoluzionari da salotto
Era il 1970 quando, per la prima volta, il giornalista Tom Wolfe, coniò il termine “radical chic” per la casta dei ricchi borghesi che – per moda o per noia – sostenevano le posizioni del marxismo-leninismo.
Questi “rivoluzionari da salotto” – dice a ragione il Prof. Giacomelli – animatori della “sinistra al caviale” che va a braccetto col capitalismo ed il liberismo più sfrenato, orientano anche il linguaggio, decidono cosa chiamare bene e cosa chiamare male, decidono cosa dobbiamo mangiare, stabiliscono chi inquina, si ammantano di belle parole per nascondere le loro miserie. Sono il “politicamente corretto”, il “pensiero unico” e asfittico che è automatismo senza pensiero, sono lo scientismo ed il laicismo, sono il primato dell’economia e della tecnica sull’uomo, ridotto a schiavo dei loro desideri.
Prosegue Giacomelli: “il loro credo, divenuto verbo laico del globalismo, è fondato sulla narrazione sradicante e liberal della “società aperta”, tesa a distruggere ogni residua forma di identità in nome di una fantomatica uguaglianza che trova riscontro nelle esigenze predatorie del mercato: dal cosmopolitismo “no border” all’immigrazionismo multiculturale, dal progressismo individualista alle rivendicazioni omosessualiste, dalle teorie “gender fluid” alla destrutturazione della famiglia, passando per il superamento dei popoli, delle tradizioni, della spiritualità, e della Civiltà”.
Ma cosa si nasconde dietro le loro scomuniche?
Arroganza, isteria, dissimulazione, inganno e manipolazione sono i loro tratti distintivi. Sono “nevrotici in preda ai sensi di colpa per i loro immeritati privilegi, odiatori seriali che invidiano e denigrano le vite altrui, menti deboli che proiettano sul prossimo le loro paranoie, i loro disagi, le loro paure”, le loro frustrazioni ed insicurezze. Sono troppo orgogliosi per credere in Dio e troppo lussuriosi per avere una rettitudine morale.
Come scrisse G.K. Chesterton: “la mente umana conosce due cose, e solo due: il dogma e il pregiudizio. La nostra epoca è un’età di pregiudizio”, perché la sinistra è quel malizioso pregiudizio che dobbiamo sconfiggere con la verità che ci rende liberi.
di Matteo Castagna
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Non solo psicopatici, ma anche criminali politicizzati con la protezione dei legislatori e dei magistrati.
Articolo stupendo. Finalmente una descrizione intelligente e fattuale della sinistra: psicopatica.
Grazie