Fenomeno Nayib Bukele. Una speranza per El Salvador – Il 4 febbraio Nayib Bukele è stato eletto nuovamente Presidente di El Salvador.
Con un impressionante 85% dei voti. La sua lotta efficace contro la criminalità organizzata, con la quale è riuscito a ridurre praticamente a zero il numero degli omicidi nella sua nazione dopo essere stata una delle più violente del mondo, gli ha procurato un’enorme popolarità, così come altri successi della sua energica politica, che non è né liberale né comunista-socialista.
L’élite mondiale lo definisce un dittatore figo, trascurando i suoi successi. Arrivando addirittura a metterne in dubbio la legalità. Bukele non è un dittatore; è un re amato dal suo popolo di cui ha ottenuto, giorno dopo giorno, l’accettazione e l’approvazione con il duro lavoro.
Trascriviamo, innanzitutto, la sua risposta al giornalista spagnolo da uno dei giornali che sono voce e pilastro del progresso – secondo il loro gergo – El País, il giorno delle elezioni.
Tra parentesi discutiamo il contesto (trascriviamo il video fino al minuto 3.37)
La domanda posta dal giornalista del quotidiano El País:
Buongiorno presidente, piacere di salutarti [Il giornalista si rivolge al Presidente per nome, cosa di pessimo gusto. Soprattutto in Sud e Centroamerica, dove non ci si rivolge dando del tu a nessuno, soprattutto nel linguaggio formale].
Il tuo vicepresidente, Félix Ulloa, ha affermato che state sostituendo la democrazia con qualcosa di nuovo. Potresti dirmi qual è la novità? (Bukele ride)
No, non so se lo disse, dovrei… “New York Times” … dovrei ascoltare la registrazione, non credo per niente al New York Times, niente.
Ma beh, parlerò di quello che dico io e tu puoi chiedergli riguardo a quel che dice lui. Non sono io il vicepresidente. Non stiamo sostituendo la democrazia, perché El Salvador non ha mai avuto la democrazia. (applausi tra i giornalisti).
Questa è la prima volta nella storia in cui El Salvador ha la democrazia (applausi più forti), e non lo dico io, lo dice la gente da quando esiste la definizione di democrazia, quella vera, non quella inventata dalle élite, è demos e kratos, cioè il potere del popolo.
Non dice la élite o la ONG o il quotidiano Lo País – In spagnolo non esiste un genere neutro; ecco perché dire “Lo” invece di “Il” è inteso come una presa in giro dell’ideologia di genere dominante, brutalmente imposta in quasi tutto l’Occidente – No – dice -, il potere del popolo, demos kratos.
Il potere del popolo
Il popolo, demos, ha il potere, kratos – aggiunge -, noi vogliamo un regime di eccezione, vogliamo la politica di sicurezza del presente, e oggi, tra poche ore, sapremo se vogliono che questo presidente continui e sapremo se vogliono continuare o quale configurazione vogliono dell’Assemblea Legislativa.
Possono decidere se avere un’Assemblea Legislativa equilibrata, possono dare una maggioranza all’opposizione, possono darle non una maggioranza e nemmeno la metà, ma una minoranza che serva a bloccare qualcosa come i prestiti, o l’elezione del Procuratore Generale, o l’elezione dei Magistrati della Corte Suprema di Giustizia, oppure possono eleggere un Presidente, che sanno già come lavora, e possono anche eleggere un’Assemblea Legislativa con una configurazione ancora maggiore di quella attuale a favore di ciò che sta facendo il governo.
La lotta contro le lobby
Se il demos, con il suo kratos, dice di volerlo, quella è democrazia. Ora, se credi che questa non sia democrazia, allora dovresti rivedere la tua definizione di democrazia.
Ma nella mia definizione, non stiamo sostituendo la democrazia, stiamo portando finalmente la democrazia, che ciò che ha sperimentato El Salvador è il controllo di due élite che non solo sono corrotte, ma è stato dimostrato più volte che erano incredibilmente corrotte, sì, ed anche assassine, perché hanno ucciso il nostro popolo fin dalla guerra, hanno diviso il Paese negli accordi di pace finanziati dall’ONU, e poi hanno passato trent’anni a dissanguare la nazione addestrando i membri delle bande alla sparatoria nei poligoni dell’esercito, e su questo c’è un’ampia ricerca indipendente.
La lotta alla criminalità organizzata
Bukele conclude dicendo che l’ex Ministro degli Interni è in prigione, perché ha collaborato con le bande, perché ha organizzato il loro addestramento nelle strutture riservate all’esercito.
Vale a dire, sia un partito dominante che un altro presunto partito di opposizione, di fatto hanno giocato con la criminalità organizzata, il che suggerisce che potrebbero aver usato la teoria del caos controllato per mantenere le persone sempre sottomesse, nella paura, mentre si alternavano al potere.
Può darsi che a questo scopo sia stata fatta la legge sui minorenni, che non puniva i minorenni con pene detentive. Qualcosa già diffuso in tutto l’Occidente. Si intenda così: è un invito a unirti alle bande, perché se ti prendono non dovrai pagare molto per questo. Con l’avvento di Bukele il gioco finì.
Ma mentre il suo Paese è esultante e pieno di speranza, soprattutto dall’UE e dagli Stati Uniti arrivano preoccupazioni per la situazione dei diritti umani in quel di El Salvador.
L’UE è infastidita dal fatto che Bukele ha rinchiuso 70.000 membri delle bande criminali nelle nuove carceri costruite, con due pasti al giorno. Riso senza pollo. Bukele non simpatizza con gli assassini e questo sembra essere un problema. Ma diamo uno sguardo al successo della sua politica con almeno un paio di fatti.
Innanzitutto, una drastica riduzione del numero degli omicidi:
Mano ferma con i criminali
El Salvador è stata una delle prime nazioni al mondo per tasso di omicidi.
Nel 2015, quando Bukele divenne Sindaco della capitale, San Salvador, si contarono la drammatica cifra di 105 omicidi ogni 100.000 abitanti (immaginate, ad esempio, circa 1.400 omicidi all’anno a Milano).
La sua buona gestione come Sindaco, tenendo conto dei suoi poteri limitati, comincia a dare risultati. Per questo motivo, quando si candida alle presidenziali nel 2019, vince in base alla fiducia conquistata. Da Presidente, il tasso di omicidi scenderà da 36 a 1,7 (ovvero tre volte inferiore a quello degli Stati Uniti).
Ma per sapere di che tipo e intensità di violenza stiamo parlando, è meglio ascoltare le testimonianze dei cittadini: i quartieri, quasi tutti, erano controllati dalle bande; non potevi andare da un quartiere all’altro, dominato da un’altra banda.
Altrimenti ti avrebbero ucciso all’istante. Se tua madre avesse abitato in un altro quartiere, non saresti potuto andare a trovarla, tranne magari alloggiando in un terzo posto. Non potevi indossare scarpe da ginnastica firmate, ti potevano uccidere semplicemente solo per togliertele.
Bukele fascista?
Questa era la situazione che si viveva prima. Ma no, quello non era un problema per l’UE. Per loro il problema sta nel fatto che Bukele è fascista. Quando parla con i giornalisti e alza la mano per qualsiasi motivo, loro gli scattano una foto e dicono ecco un fascista che governa El Salvador come un dittatore.
Questo è il giornalismo di oggi, cosa che il Presidente rimprovera in questo stesso intervento. Dice loro che possono verificare da soli se sono autorizzati a viaggiare per il paese, chiedere di registrare le interviste, ed invece loro inviano i rapporti seguendo degli ordini esterni.
L’attenzione alla sanità in barba alle ONG
Questi – seppur molto importanti – non sono gli unici successi di Bukele. Prima del suo governo, il suo Paese di circa 6,4 milioni di abitanti aveva solo 9 ambulanze. Oggi ne hanno 140, più elicotteri e imbarcazioni di emergenza.
Le ONG sono furiose. Di cosa si tratta? Prima queste stesse organizzazioni offrivano aiuto alla popolazione ma a determinate condizioni, come ad esempio trasmettere alcuni insegnamenti sull’aborto e cose simili.
Bukele è contro l’aborto, non vuole che altri entrino in politica dalla porta di servizio. Fornirà alla sua gente le ambulanze di cui ha bisogno, non accettando aiuti da finti filantropi per i loro progetti. Il Presidente non perseguita le persone LGBT, ma non le sostiene.
Ancora una volta sono arrabbiati, ancora una volta lamentano il mancato rispetto dei diritti umani.
Sull’immigrazione
Non è la cosa più importante, ma è anche riuscito a raggiungere questo obiettivo: la riduzione dei prezzi dell’elettricità del 20%. Ancora un’altra cosa: se vieni dall’Africa o dall’Asia e fai tappa a El Salvador, devi contribuire con 1.130 dollari a questo generoso Stato affinché ti accolga con dignità… e ti possa quindi salutare presto come si deve.
Se invece sei interessato a restare, studieremo la questione del visto. In questo modo non ci sono tentazioni per la tratta di esseri umani. Se c’è la volontà, la soluzione si troverà.
In breve, il fenomeno Bukele è un riflesso preciso dell’ipocrisia nella concezione della democrazia, così come promossa dai media. Ma allo stesso tempo, un vero e proprio impulso su come superare una situazione imbarazzante anche in altre nazioni, soprattutto europee, che si trovano oggi in una situazione critica, di fronte alla questione della mera sopravvivenza.
A questo punto possiamo tranquillamente prevedere che l’Europa avrà i suoi Bukele… O scomparirà.
Milenko Bernadic
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