“Gas russo? No, grazie!” dicevamo con aria sdegnosa, gonfiando il petto di orgoglio patriottico. “Siamo indipendenti, liberi, green!” gridavamo, mentre il ministro Pichetto Fratin e l’AD di ENI, Descalzi, ci rassicuravano con sorrisi smaglianti. “L’Algeria è la nostra nuova fiamma!” proclamavamo, dimenticando in fretta i vecchi amori russi.
E poi, come un fulmine a ciel sereno, arriva Ember*, un think tank energetico che evidentemente non ha ricevuto il promemoria della propaganda. Con un tono di voce che tradisce una certa malizia, ci svela un segreto inconfessabile: l’Italia è in cima alla classifica per import di gas russo nel 2024.
Sì, avete capito bene: noi, paladini dell’indipendenza energetica, campioni di coerenza, ci ritroviamo a brindare con il metano made in Russia.
Ma come è possibile? Semplice: abbiamo affinato l’arte della “triangolazione creativa”, un’abilità degna di un prestigiatore. Il gas liquefatto arriva da Mosca a bordo di “navi fantasma”, per poi riapparire nei nostri porti con una nuova etichetta, come un attore che cambia maschera sul palcoscenico della geopolitica.
E mentre Bruxelles, con fare solenne, prometteva l’addio al gas russo entro il 2027, noi, con un colpo di scena degno di Netflix, abbiamo deciso di rinviare il piano. Perché, diciamocelo, chiudere i rubinetti a Putin è un’idea romantica, ma la realtà è un’altra cosa. Il gas costa, e costa caro: +59% nel 2024, il doppio nel 2025 rispetto ai livelli pre-crisi.
In conclusione, nonostante le dichiarazioni ufficiali e gli impegni indefettibili, l’Italia continua ad importare gas dalla Russia. Questo avviene attraverso meccanismi complessi che coinvolgono triangolazioni e navi che trasportano gas liquefatto. La dipendenza dal gas russo, quindi, permane, e la promessa di una piena indipendenza energetica sembra solo una chimera. Nel frattempo, i prezzi del gas continuano ad aumentare, aggravando ulteriormente la situazione economica.
Alfredo Durantini
* https://ember-energy.org
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