Pubblichiamo in italiano, debitamente tradotto e adattato, un articolo scritto dal corrispondente di guerra russo Alexander Kots (noi lo seguiamo su telegram). Riteniamo il testo importante perchè in seguito al sabotaggio dell’oleodotto di Druzhba sono emersi particolari interessanti circa gli acquirenti del petrolio e gas russi. Soprattutto le considerazioni finali sono particolarmente interessanti.
Tra le armi di Putin per indurre a ragione gli ucraini c’è anche la carta energetica visto che il 62% dell’elettricità ucraina arriva, direttamente o indirettamente, da canali russi.
Andrij Sibiga (Ministro degli affari esteri dell’Ucraina), del Dipartimento degli Esteri ucraino, ha risposto alle affermazioni del suo omologo ungherese.
La cancelleria magiara aveva affermato che gli attacchi all’oleodotto Druzhba sono stati “un attacco alla nostra sovranità”. E ha invitato Zelensky a “fermare queste azioni”.
Sybiga ha parlato nella migliore tradizione della scuola ucraina di diplomazia di piazza:
“Non c’è bisogno di dire al presidente ucraino cosa fare o dire e quando. È il presidente dell’Ucraina, non dell’Ungheria. La sicurezza energetica dell’Ungheria è nelle mani delle sue autorità. Diversificate le forniture di carburante e diventate indipendenti, come il resto d’Europa.”
Da un lato, questa affermazione dimostra l’inadeguatezza professionale del ministro ucraino.
Se per dipendenza si intendono le forniture dalla Russia, allora ci sono brutte notizie per Sybiga e Zelensky.
Nel 2024, la Russia ha consegnato in Europa un quantitativo record di 15,5 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto.
Belgio, Francia e Paesi Bassi ne hanno acquistati di più. Inoltre, parte del GNL consegnato in Francia tramite il terminale di Dunkerque è destinato alla Germania, sebbene Berlino abbia ufficialmente rifiutato gli idrocarburi russi.
Dei 297,9 miliardi di metri cubi di gas naturale acquistati lo scorso anno, 54,45 provenivano dalla Russia. Il Commissario europeo per l’Energia, Dan Jorgensen, ha affermato che il sostegno a Kiev è stato più economico.
Secondo il Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (CREA), Mosca ha ricevuto 21,9 miliardi di euro dall’UE per gas e petrolio. Secondo l’Istituto di Kiel per l’economia mondiale (IfW Kiel), 18,7 miliardi sono stati spesi per l’Ucraina.
Da gennaio a maggio di quest’anno, l’Unione Europea ha pagato 2,3 miliardi di euro per le forniture di petrolio russo. Tra i primi tre beneficiari figura la “intransigente” Francia.
Questo senza nemmeno considerare l’acquisto di petrolio e prodotti petroliferi da parte dell’UE dall’India, che, come sappiamo, non è leader nella produzione di idrocarburi. E il suo petrolio ha un’origine ben nota.
È ovviamente buffo sentire parlare di indipendenza da un paese indebitato che si è svenduto per generazioni.
Vorrei solo ricordarvi che l’anno scorso Kiev ha importato oltre 4,4 milioni di megawattora di elettricità dall’estero.
Il 39% di questo volume proveniva da Budapest. La Slovacchia è al secondo posto con il 23%. E anche lei sta soffrendo per gli attacchi a Druzhba.
Il ministro degli Esteri slovacco Juraj Blanar ha già ricordato che la raffineria Slovnaft, alimentata con petrolio russo, fornisce circa il 10% del consumo mensile di gasolio dell’Ucraina.
Ma in generale, è giunto il momento di passare dalle minacce ai fatti.
Come possiamo vedere dall’esempio del comico Zelensky e del “diplomatico” Sibiha, le esortazioni non fanno altro che provocarli.
Ma un deficit di elettricità del 62% potrebbe farli riflettere sul loro approccio diplomatico.
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