Ocse, Italia ultima per laureati e tra i primi per difficoltà di comprensione del testo.
Secondo l’indagine, 37% degli adulti non sarebbe in grado di comprendere un testo di media lunghezza. Sono dati preoccupanti, che stridono anche con altre statistiche, che vedono l’Italia ai vertici della classifica per quoziente intellettivo medio.
Ma allora a cosa è dovuta questa contraddizione? Se gli italiani non sono stupidi, come mai queste percentuali? Eppure avevamo una buona formazione scolastica, con tutte le sue criticità si intende, i nostri laureati erano e sono tuttora apprezzati in tutto il mondo.
Cosa succede quindi? La risposta è da ricercarsi in fattori multipli. Lo smantellamento della scuola, la superficialità con cui i giovani vengono educati, la disparità nord-sud, ma anche le grandi “battaglie” condotte da certe organizzazioni studentesche richiedenti uno studio più facile, hanno contribuito a questa caduta. Non solo.
La sfiducia nel futuro post laurea fa desistere molte menti brillanti dall’intraprendere il percorso universitario, chi lo fa o si accontenta di ciò che viene dopo, oppure emigra.
Il sistema non funziona
E il sistema non fa nulla per invertire quests tendenza, al contrario, incentiva una vomitevole esterofilia spingendo anche culturalmente I nostri laureati a lasciare il Paese, inculcando loro una fastidiosa arroganza classista che li fa guardare con sufficienza e una certa vena di disprezzo chi è rimasto.
Il numero chiuso in certe facoltà non aiuta, come dimostrano alcuni casi di ospedali costretti a chiamare i medici da Cuba o le varie strutture sanitarie con liste di attesa infinite. Abbiamo forse mai visto gli universitari protestare per questi motivi?
Se non per qualche riforma discubitibile, i laureandi li troviamo in piazza per battaglie ridicole come gli assorbenti nei bagni dei maschi (quando a volte manca persino la carta igienica) o contro la conferenza sgradita in aula magna. Non abbiamo memoria invece di protesta contro lo sfruttamento dei laureati e contro l’esodo “accompagnato” e giustificato con retorica cosmopolita.
Così come non ricordiamo proteste per migliorare la qualità dell’insegnamento nelle scuole di grado inferiore.
Analfabetismo funzionale
Anzi, quei dati sul cosiddetto analfabetismo funzionale (termine comunque inflazionato e utilizzato da chi vuole darsi un’aria da intellettuale pur essendo spesso un ignorante), è utilizzata in chiave politica dalla solita fazione per attaccare chi vota qualcosa di diverso.
Stiamo ovviamente parlando della sinistra progressista, secondo la quale gli AF sono tutti coloro che votano a destra o che sostengono le realtà patriottiche; discorso che non valeva quando invece gli stessi votavano l’accozzaglia che si è venuta a creare proprio a sinistra, proprio con quei partiti e movimenti un tempo acerrimi nemici.
Proprio quelli che sfruttano l’ignoranza indotta su certi temi per fomentare la paura di fascismo, razzismo, omofobia, odio, e chi più ne ha come metta, inventando di sana pianta via via i significati di queste parole, senza nemmeno conoscerne, o volerne conoscere, il significato originale che possiamo trovare nei dizionari di educazione civica.
Forse nessuno fa niente perché va bene così, per alimentare le polemiche e avere una riserva di cosiddetti ignoranti su cui scaricare i propri fallimenti, per vendere laureati all’estero in cambio di qualcosa che non è dato sapere, o per chissà quale oscuro motivo.
Ciò che è certo è che, ancora una volta, l’Italia antifascista osannata da sempre meno persone sta mostrando il suo fallimento, la sua caduta verso il baratro.
E non saranno le retoriche partigiane a salvarla, ma la presa di coscienza di essere Nazione. L’abbiamo fatto, lo rifaremo.
Lorenzo Gentile
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