Pesaro, propaganda a scuola, sempre a targa PD.
Dopo la batosta del referendum, emergono alcuni retroscena che ancora fanno sorridere.
Questa volta siamo nella città marchigiana di Pesaro dove, stando ad alcune testimonianze, un’insegnante avrebbe deviato la lezione sul referendum, cui mancava pochissimo tempo e per questo l’argomento era coperto dal silenzio.
Nulla di male, anzi, è giusto che i giovani conoscano i meccanismi della nostra democrazia (bocca taci, bocca taci).
Ciò che perplime è che il discorso, da puramente tecnico, si è trasformato in propaganda, violando il silenzio ma soprattutto cercando di veicolare gli studenti verso una determinata opinione che, guarda caso, coincideva con quella dell’insegnante nonché consigliere del PD locale.
Nemmeno il beneficio della contestazione, nemmeno il dibattito, solo un comizio quindi, sempre secondo le testimonianze. Inutile dirlo, si è arrivati a parlare del quinto quesito, con tanto di apologetica sull’immigrazione.
Proprio il PD che fa le pulci agli avversari se si sospetta la minima irregolarità su qualsivoglia evento.
Proprio il PD, che frigna tutti i giorni contro quel fascismo che usava la scuola per propaganda: a questo punto viene da chiedersi se le accuse alle destre di oggi o al fascismo di allora fosse per una reale presa di posizione democratica e legalitaria o solo perché non si accetta la concorrenza.
Di per sé il fatto non è grave, anzi, è più probabile che si riveli l’ennesimo boomerang che arriva in faccia al PD.
Ma la questione, se non preoccupa, almeno fa sorridere.
Lorenzo Gentile
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