Bari, rione Libertà, oratorio Don Bosco attiguo alla chiesa del Redentore. È lì che si è consumata l’ennesima profanazione di un luogo che dovrebbe essere sacro per i cattolici.
Centinaia di musulmani, su invito della parrocchia e coordinati dall’Associazione Culturale Islamica Moschea Al-Ummah, vi hanno celebrato la ʿīd al-fiṭr, che è la seconda festività religiosa più importante dell’Islam e segna la conclusione del Ramadan.
Non poche, grazie al Cielo, le proteste dei parrocchiani, a cui ha fatto da contraltare il consueto silenzio della CEI e del suo presidente Zuppi, tutti presi dalla ben più importante campagna referendaria. Questo evento, purtroppo non isolato, come dimostra un analogo episodio a Monfalcone, nel corso del quale una statua di Gesù è stata addirittura coperta con uno straccio, è uno dei frutti avvelenati dell’ecumenismo, pilastro fondamentale della chiesa conciliare, che sostanzialmente presuppone la piena equivalenza di tutte le religioni.
La via della dissoluzione
Dalla dichiarazione Nostra Aetate ai fatti di Bari e Monfalcone un coerente percorso di dissoluzione dell’autentica dottrina cattolica, che vede solo in Nostro Signore Gesù Cristo la Via, la Verità e la Vita.
Emblema di questo tragitto è l’immagine di Wojtyla che, il 14 maggio 1999, bacia il Corano, in nome di una presunta fratellanza universale tutt’altro che cristiana. Non un libro qualunque. Un libro che nega due fondamenti del cristianesimo: che Gesù sia la seconda persona della S.S. Trinità, e quindi Dio, e il fatto che sia morto in croce.
Da chi dovrebbe essere “Vicario di Cristo”, un atto che lascia attoniti. Sempre Wojtyla, il 27 ottobre 1986, aveva inaugurato gli incontri interreligiosi di Assisi, invitando rappresentanti di molte religioni a pregare insieme e profanando luoghi sacri e altari con idoli ed eretici di ogni provenienza.
Come noto, il percorso non si è certamente fermato con il pontefice polacco, trovando un ulteriore apice grazie a Bergoglio e alla sua benedizione dell’idolo di Pachamama nel corso del Sinodo dell’Amazzonia del 2019, tenutosi in Vaticano, a pochi metri dalle tombe dei martiri.
Concilio Vaticano II
Non si tratta di episodi casuali, ma di fatti di grande rilevanza simbolica, rappresentazioni di un evidente processo di smantellamento della religione cattolica, messo in atto dal Concilio Vaticano II. L’ecumenismo è l’anticamera del sincretismo e della fine del Cristianesimo come è stato inteso per due millenni.
Questo processo, perseguito consapevolmente dalle alte gerarchie della chiesa modernista, ha trovato un terreno reso fertile dalla secolarizzazione della società occidentale e dall’affermazione dei dogmi liberal-laicisti. L’avanzata dell’Islam, in Europa e non solo, è una semplice conseguenza naturale, un riempimento del vuoto generato dalla scristianizzazione.
Ecco perché le urla di sdegno, sicuramente lanciate in buona fede da diversi esponenti politici, per lo più della Lega, vanno considerate come armi spuntate di chi sbaglia la mira. Perché esprimono una reazione, anche energica, non all’attacco contro il Cristianesimo, ma alla violazione dei canoni del laicismo occidentale, quale, ad esempio, quello della libertà di una donna nel non portare il velo.
Va detto, peraltro, che gran parte delle donne musulmane indossano il velo liberamente e convintamente e la coercizione sarebbe, semmai, quella di farglielo togliere. Nel medio-lungo periodo, l’Europa, privata della sua anima cristiana, non sarà un’Europa laica, e tanto meno un’Europa libera e “plurale”. Sarà un’Europa islamica. E, quindi, non sarà più Europa.
Raffaele Amato
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