Emergency lancia lo slogan pacifista e i Comuni lo espongono. Ma dietro la bandiera della Costituzione c’è una campagna di posizionamento ben costruita
Negli ultimi mesi decine di Comuni italiani, da nord a sud, hanno esposto lo striscione “R1PUD1A” sulla facciata del municipio.
Il messaggio richiama l’articolo 11 della Costituzione, quello che proclama che “l’Italia ripudia la guerra”.Tutto molto nobile, apparentemente.
Ma a guardare bene, questo gesto simbolico non è né innocente né disinteressato. Dietro c’è Emergency, organizzazione umanitaria stimata e storica, che ha lanciato la campagna con una grafica ben riconoscibile, uno slogan furbo (con il “1” al posto della “i”) e un obiettivo chiaro: rafforzare la propria presenza pubblica.
Esporre uno striscione non cambia la politica estera, non ferma i conflitti, non incide sulle scelte militari italiane.
Serve piuttosto a posizionarsi ideologicamente, a intercettare consenso tra cittadini sensibili al tema della pace, e a consolidare l’immagine etica di chi aderisce, siano essi enti o sindaci simpatia e identità politica, specie a sinistra. Ma la questione più spinosa è un’altra: un Comune che espone un messaggio ideologico su richiesta di una realtà privata — per quanto stimata — sta usando lo spazio pubblico per promuovere indirettamente una campagna che ha anche obiettivi economici. Emergency ha tutto il diritto di fare attivismo, ma quando le sue campagne passano attraverso enti istituzionali, l’operazione diventa ambigua.
Si gioca sulla confusione tra etica e marketing, tra difesa dei valori e costruzione di consenso.
Il rischio è che il cittadino, vedendo lo striscione, pensi che sia un atto neutro, o addirittura “ufficiale”, quando in realtà è una scelta politica veicolata da un’organizzazione che ha bisogno di rafforzare la propria rete di visibilità e sostegno.È un atto a costo zero che offre ritorni in termini di visibilità,
In un’Italia che la guerra l’ha sempre un po’ fatta senza dirlo, usare l’articolo 11 come scudo comunicativo suona più come una mossa di branding che come un impegno concreto.
E la pace, quella vera, non si fa con gli striscioni. Si fa con la politica.
Eppure, mentre i Comuni sventolano lo striscione, l’Italia è il sesto esportatore mondiale di armi, con un business in crescita costante.
E qui si apre una domanda fondamentale: come conciliare questa realtà con il dettato costituzionale?
In attesa che la politica faccia davvero la sua parte, è bene ricordare che la pace non si conquista con le immagini, ma con le scelte.
L’articolo 11 della Costituzione italiana recita:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-i/titolo-iii/articolo-11