La UE di pace che si prepara alla guerra senza che nessuno voglia farla.
In Germania i giovani sono riluttanti all’idea di partire per il fronte, essendo ormai lontani quei tempi, preferendo un’occupazione straniera al fronte (anche se nessuno ha minacciato di occupare la Germania e l’Europa).
Da noi non si capisce quali siano le intenzioni, probabilmente si attende lo sviluppo degli eventi. Intanto, da Bruxelles, arriva l’invito a preparare le scorte in caso di attacco; viene meno quindi la retorica degli 80 anni di pace, che possiamo ora affermare che no siano stati garantiti dall’UE, ma da interessi che vedevano nelle collaborazioni tra Paesi una soluzione più redditizia.
La stessa UE che reagiva coi gessetti e Imagine quando veniva attaccata davvero, ora invece si prepara al conflitto contro un Paese potenziale amico e con cui molti membri, tra cui l’Italia, aveva importanti rapporti commerciali. Le sanzioni alla Russia e i prossimi dazi americani mostrano tutta la debolezza dell’Europa di Maastricht, che non è in grado o non vuole difendere il benessere dei propri membri, mentre si fa carico dei destini altrui, anche se è palese che non sarà un aiuto gratuito.
Con quale spinta la nostra gioventù andrà a morire contro i russi, anche se probabilmente gli eserciti europei sono superiori? Una volta si andava al fronte cantando la Patria e la libertà, stentiamo a credere che lo spirito europeista spirito sia così intenso, essendo questa Europa fondata su retorica spicciola che nasconde interessi di oligarchie apolidi che svuotano l’individuo e la nazione delle loro peculiarità, relegando tutto al mero consumismo.
L’Europa ci rende egoisti e classisti, mascherando il tutto dietro la maschera del buonismo, della pace, dell’amore. Intanto però ci viene chiesto di fare scorta di cibo (grilli o mosche?), e di prepararsi al peggio.
Senza che nessuno abbia chiesto niente, senza quelle piazze piene di gente festante perché la riscossa della Patria iniziava, senza quegli scroscianti applausi ai soldati. Il tutto condito con la parola del decennio, resilienza, il marchio di chi subisce stringendo i denti e non solo.
Lorenzo Gentile
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