“La grande idea è diventata istituzione…”
La magnetica frase pronunciata nel film Il Corvo da Top Dollar – alias Michael Wincott – potrebbe essere a ragione utilizzata per quanto sta avvenendo nell’Est Europa: stesso intento, stessa modalità di esecuzione.
Quella che sembrava un’idea isolata per far convergere i risultati legittimi delle elezioni in Romania a favore del potere tecnocratico di Bruxelles, è stato utilizzato anche in Moldavia, in particolare la regione autonoma della Gagauzia.
La partita si gioca sul piano dei finanziamenti, soldi che sarebbero un illecito di matrice russa. Come per Georgescu in Romania, la scure del “fisco Ue” si abbatte sulla leader separatista filo-russa Eugenia Gutul, membro del partito Shor, vincitrice delle elezioni presidenziali regionali in Gagauzia nel maggio 2023.
La Moldavia segue le orme della Romania
Il braccio armato della Ue in Moldavia, Maia Sandu, si accanisce sulla bashkan dei gagauzi per le sue simpatie filo russe. La polizia moldava ha arrestato all’aeroporto internazionale di Chisinau la leader indipendentista, trattenendola per 72 ore, con l’accusa di violazione della gestione dei mezzi finanziari provenienti dai fondi elettorali, finanziamento illegale di concorrenti elettorali, falsificazione di documenti e dichiarazioni relativi alle elezioni del 2023 e di essere coinvolta nella latitanza di due parlamentari filo-russi, attualmente ricercati dalle autorità moldave.
Il Cremlino ha immediatamente condannato la Moldavia per l’arresto e la detenzione, esortando il governo della Sandu ad evitare metodi coercitivi contro le forze politiche del Paese, in particolare le non allineate alla Ue.
Dura condanna russa
Peskov si espresso duramente accusando Chisinau che, come Bucarest, ha bellamente ignorato sotto ordine dei tecnocrati la legge, i principi democratici, il pluralismo politico, esercitando una palese quanto volgare pressione sui politici amici della Russia. La reazione gagauza non si è fatta attendere definendo quanto accaduto – questo è in realtà – un atto di pressione senza precedenti sull’autonomia della regione.
AUR non molla!
La grande idea è dunque diventata istituzione, ma la questione Gagauzia come quella Romania non sono ancora giunte al termine.
In particolare Bucarest si trova a fronteggiare l’assidua e martellante protesta guidata da AUR, per voce del suo leader George Simion.
Si va avanti fino alla fine, finché i pronipoti di Vlad Țepeș non avranno politicamente impalato il Top Dollar del momento, come da copione del film, basato sul fumetto di James O’Barr.
Cristian Borghetti
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