Mentre il Paris Saint-Germain dominava il campo nella finale, le strade francesi si trasformavano in uno scenario ben diverso: un caos di festeggiamenti degenerati in vandalismo e saccheggi. La vittoria della squadra parigina ha acceso non solo la gioia dei tifosi, ma anche una miccia di disordini che ha portato a oltre 290 fermi solo nella capitale. E per chi ancora si interroga sull’opportunità di “regalare” la cittadinanza dopo soli cinque anni, gli eventi della notte parigina offrono spunti di riflessione tutt’altro che rassicuranti.
La cronaca degli incidenti è un bollettino di guerra. A Parigi, in particolare sugli Champs-Élysées e nei pressi del Parco dei Principi, si sono verificati scontri sporadici, incendi di arredo urbano e danni alle vetrine dei negozi adiacenti. Addirittura, alcune biciclette sono state date alle fiamme. Ma il bilancio è ben più grave: una ragazza di 20 anni ha perso la vita nel 15° arrondissement, sul lungo-Senna Sud-Occidentale, dopo che lo scooter su cui viaggiava è stato tamponato da un’auto di tifosi. A Grenoble, un’auto è finita contro la folla, ferendo quattro membri della stessa famiglia, mentre a Dax un giovane è stato accoltellato a morte.
Gli appelli del PSG
Di fronte a questo scenario, gli appelli alla calma del PSG sono risultati clamorosamente inefficaci. Già da Monaco, subito dopo aver indossato la medaglia, Ousmane Dembélé aveva implorato: “Lo ripeto, ma per favore festeggiate senza rompere tutto…”. Un messaggio ripreso anche dal presidente del PSG, Nasser al-Khelaïfi: “Per favore, abbiamo bisogno di calma, di nessun incidente, vogliamo sicurezza e festeggiare insieme alla famiglia, questa è la cosa più importante”. Parole al vento, evidentemente.
Le immagini che circolano sono eloquenti: persone che si arrampicano sulla statua di Giovanna d’Arco sventolando bandiere, e l’eco inquietante di appelli al saccheggio come “Ragazzi, andiamo sugli Champs-Elysées, raccogliamo borse Louis Vuitton! Raccogliamo tutto!”. Il negozio Foot Locker sugli Champs-Elysées è stato puntualmente saccheggiato, trasformando la festa in una vera e propria razzia.
Non solo calcio: una questione etnica?
Come da copione, pare, i francesi di seconda e terza generazione – spesso residenti nelle banlieue, aree urbane problematiche – hanno deciso di festeggiare la vittoria del PSG con incendi e saccheggi. Certo, eccessi e vandalismi si verificano ovunque – basta pensare alle celebrazioni per lo scudetto a Napoli – ma la natura di questi disordini sembra andare oltre il semplice tifo calcistico. In Francia, come in molti altri paesi europei, l’occasione di una celebrazione sportiva diventa un pretesto per quella che molti interpretano come una “vendetta” da parte di chi si sente ai margini, un modo per attaccare la polizia, incendiare automobili e saccheggiare, simboleggiando una sfida alla Francia e, più ampiamente, all’Europa Cristiana.
L’ironia, o forse l’amara realtà, è che questi eventi riaccendono il dibattito sulla cittadinanza “facile”. Se una simile integrazione è il risultato di politiche che mirano a concedere la nazionalità in tempi brevi, viene da chiedersi se l’Europa non stia affrontando le conseguenze di un globalismo che ha imposto un’immigrazione con numeri ingestibili e, a quanto pare, difficilmente assimilabili. La festa del PSG, insomma, è stata un inno alla vittoria in campo, ma un disastro per l’ordine pubblico, gettando un’ombra inquietante sul futuro della convivenza sociale in Francia e, per molti, una dolorosa conferma dei timori legati a un’Europa che fatica a riconoscersi.
Redazione
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