Sono appoggiato al bancone di un bar e sorseggio un caffè. Al mio fianco sento una voce femminile e un po’ senile: “una brioche vegana e un cappuccino decaffeinato con latte di soia”. Con la coda dell’occhio, vedo una signora un po’ âgée con camicia a fiori, pantaloni “all’afgana” (quelli con il cavallo alle caviglie) e sandali francescani. Una perfetta post-post-sessantottina con una altrettanto perfetta colazione vegan-ecologista. La poveretta ha tutto il diritto, ovviamente, di mangiar vegano (basta che non ce lo imponga), ma forse non sa che il termine “latte di soia” è un falso semantico, gastronomico e persino legale.
Infatti, siccome siamo nei tempi in cui “spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”, come ci ammoniva G.K. Chesterton, non è bastato il buon senso, e il buon gusto, a stabilirlo, ma c’è voluta una sentenza addirittura della Corte di giustizia europea, che ha deciso, il 14 giugno 2017, che denominazioni come “latte”, ma anche “crema”, “burro”, “formaggio”, non possono essere usati per prodotti vegetali poiché sono riservate a prodotti di origine animale.
Il fronte eco-vegano
Quella sentenza, che ha ristabilito l’ovvio, è stata una delle prime sconfitte del potente fronte eco-vegano che da alcuni decenni tenta di impedirci di gustare il buon cibo tradizionale, come carne e formaggi, in nome della lotta allo “sfruttamento degli animali e alle loro sofferenze” e alla presunta produzione di CO2 (ah, i peti delle vacche!) degli allevamenti bovini e suini. In realtà chi scrive è convinto che l’avversione di costoro alla buona tavola abbia radici ancora più profonde, persino metafisiche: l’odio gnostico contro l’uomo, vertice del Creato, destinato da Dio a dominare “sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”, come dice la Genesi.
E’ lo stesso odio di molte sette ecologiste che, in nome della salvezza di Gaia-Pachamama, vogliono ridurre l’umanità (“cancro della terra”) a poche centinaia di milioni di uomini, se non auspicare la sua estinzione totale.
La start up vegana
Tuttavia una piccola, buona notizia, per chi ama la buona tavola e odia le falsificazioni, alimentari e no, soprattutto se di provenienza ambientalista, arriva dai mercati e ce lo comunica il sito Futuroprossimo: è il probabilissimo, quasi certo fallimento della Beyond Meat, una start up vegana – tra i fondatori anche il solito Bill Gates – creata per commercializzare finta carne “costruita” con prodotti vegetali. Nel 2024, quest’azienda ha perso 45 centesimi per ogni dollaro di vendita. Il valore delle sue azioni è crollato del 98% dai suoi massimi al momento del lancio.
Commenta Futuroprossimo: “Beyond Meat aveva pianificato di cambiare il mondo, ma quasi certamente non riuscirà a pagare i suoi debiti”. Ma la buona notizia non è solo questa: tutto il comparto della carne finta tanto sponsorizzata dagli ecologisti è in crisi. Secondo un’inchiesta della Reuters, colossi come Unilever e Nestlé stanno progressivamente abbandonando le loro linee di carne vegetale. I consumatori non si fanno più ingannare dalle falsificazioni eco-vegane.
Carne sintetica
E anche la ricerca sulla cosiddetta carne sintetica “coltivata” in laboratorio (chiamata anche “a base cellulare”), una mostruosità etica prima ancora che naturale e alimentare, non ha fatto molti progressi. Ammettono gli stessi ricercatori di un laboratorio di ricerca di Trento che la carne a base cellulare: “sarà disponibile tra 20 o 30 anni”. Fortunatamente, questo presunto alimento in Italia è stato bandito, grazie a una legge approvata nel novembre 2023, che vieta la carne sintetica e tutti gli “alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine”. Per un po’, siamo salvi.
Ma anche un altro alimento-bandiera degli ecologisti, e dei tecno-autocrati di Bruxelles, è in forte crisi: parliamo degli insetti. Da anni l’Unione Europea dichiara “commestibili” vermi, locuste, cavallette, altri insetti di vario tipo o la relativa farina (per nascondere meglio la loro presenza). Fa sempre parte della lotta alla carne e agli allevamenti dichiarata dagli ambientalisti, dagli eco-catastrofisti, dagli animalisti, dai vegani, dai salutisti e da tutti gli odiatori della buona tavola e della cucina tradizionale. Il fondatore del World Economic Forum, Klaus Schwab, ora travolto da molteplici scandali e inchieste, dichiarava qualche anno fa: “Mentre l’umanità si muove ulteriormente verso un futuro post carbonio, le persone devono accettare che cose come mangiare carne e proprietà privata sono semplicemente insostenibili”. Assai istruttivo quel “le persone devono accettare”.
Eco-woke
Perché questa insana smania eco-wokista per farci mangiare insetti? Anche in questo caso, al di là delle menzogne ambientaliste sulla carne e la sua produzione, ritenuta “dannosa” per l’eco-sistema in nome di un indimostrato riscaldamento globale di origine antropica, possiamo ricavare un altro, più profondo significato da questo pressante invito a cambiare le nostre abitudini alimentari, a mangiare nelle grandi occasioni vermi fritti anziché salumi, pâté de foie gras (che la potente lobby degli animalisti sta cercando di proibire in molti paesi), grandi arrosti o anatra all’arancia.
E’ una cupa tensione a una sorta di regressione trogloditica, al rifiuto della civiltà, al ritorno al primordiale, già ben evidente nella volgarità, nel trionfo dell’incultura, dell’informe, del non-educato, del barbarico che la Modernità ci impone. E’ ben peggio di una decadenza, è un suicidio in nome di Gaia – Pachamama, di odio per il Bello e il Buono, per la civiltà come la conosciamo, una sorta di nostalgia per un selvaggio inginocchiato a terra, nei periodi di carenza di cacciagione, intento alla ricerca di cavallette e di scorpioni per non morire di fame. Un plastico esempio di “decrescita felice”.
I grilli al festival dell’unità
Un primo ballon d’essai venne lanciato, qualche anno fa e nell’era pre-Covid, a una Festa dell’Unità di Milano: venne aperto uno stand ove si svolgevano dei cooking show (si chiamano così) di insetti, gestito da un’associazione che voleva comunicare “i valori di sostenibilità e nutrizione dell’insetto commestibile”. Notare l’immancabile, abusato, fastidiosissimo sostantivo “sostenibilità” che giustifica ormai ogni tipo di cretineria.
Certo, è curioso vedere una Festa dell’Unità, che era il trionfo delle salamelle e delle costine alla brace il cui profumo si diffondeva per chilometri come migliore forma di marketing politico, fare propaganda al nuovo credo “entomofagista”. E’ un fatto: anche i frequentatori delle Feste dell’Unità hanno subito una Grande Sostituzione. Invece che da una classe operaia in decisa riduzione socio-demografica, e che comunque oggi vota saldamente a destra, questi eventi vengono oggi frequentati da fighetti urbani liberal disposti anche, in nome della modernità, della “sostenibilità” e della Salvezza della Terra a mangiare qualsiasi schifezza.
Gli insetti non decollano
Tuttavia, anche su questo fronte una buona notizia: Coldiretti, basandosi su dati Istat, ci informa che l’importazione di insetti “alimentari”, anche sotto forma di farina, è crollato di oltre il 30%. Nonostante un’aggressiva campagna degli organi d’informazione mainstream a favore di questo “alimento”, un’indagine di Notosondaggi ci informa che il 78% degli italiani sono contrari al consumo di cibi che contengono insetti anche come farina. Meno male: la stragrande maggioranza di noi vuole rimanere civilizzata.
Ma forse la notizia migliore, e scientificamente più significativa, ci viene dagli Stati Uniti e concerne la pubblicazione del Rapporto del Dipartimento dell’Energia americano, quindi un ente governativo ai massimi livelli, significativamente titolato Una revisione critica dell’impatto delle emissioni di gas serra sul clima. Questo dipartimento non è uno dei soliti comitati, come l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dell’ONU o i vari consessi dell’UE sull’ambiente, infarcito di politici, ma un vero comitato scientifico, diretto da un ingegnere energetico e composto da quattro scienziati dell’atmosfera, uno di fisica e un esperto di statistica. Ecco la sintesi della notizia curata dal professor Franco Battaglia e pubblicata su LaVerità: “Il rapporto, con un colpo di spugna, ha cancellato la trentennale balla ecologista del cambiamento climatico d’origine antropica”.
Smentiti i liberal di ONU e UE
Tutti i dogmi che la pseudo-scienza ambientalista, finanziata dalle grandi fondazioni liberal, dall’ONU, dall’Unione Europea e imposti attraverso i grandi media asserviti sono stati smentiti da questo rapporto che, sempre nella sintesi del professor Battaglia, ci dice che: “l’idea che le attività umane influenzino il cambiamento climatico è sorta dai Rapporti dell’IPCC che hanno: sottovalutato il ruolo del Sole, considerato scenari irrealistici, sopravvalutato modelli climatici che si sono dimostrati sbagliati”.
Sui cosiddetti eventi metereologici estremi: “non si osserva alcuna significativa variazione rispetto alle serie storiche del passato”.Sull’innalzamento dei mari: “la maggior parte dell’innalzamento si ebbe negli anni 1820-60, ben prima delle emissioni antropiche di gas-serra”. E, infine: “le politiche di abbattimento delle emissioni e i tentativi di “fermare” il riscaldamento globale […] fanno più danno che se non si facesse nulla”. Tra l’altro queste osservazioni e queste conclusioni sono più o meno le stesse di quelle presentate in uno studio del 2019 della Fondazione Clintel (la Word Climat Declaration) sottoscritto da circa 2.000 climatologi, geologi, geofisici, astrofisici, tra i quali anche un Premio Nobel, in cui si affermava che non esiste alcuna emergenza climatica indotta dalle emissioni antropiche di CO2.
L’opposizione è agli inizi
Certo, questi citati sono segnali ancora troppo modesti per far pensare a un cambio di rotta riguardo alla totalitaria, dominante vulgata ecologista e a un definitivo abbandono delle sue mortali menzogne. Tuttavia sono segnali interessanti, che si aggiungono, ad esempio, al rifiuto della nuova amministrazione USA a proseguire nelle costosissime politiche ambientali ed energetiche imposte dall’ideologia verde, o alla crescente opposizione, nell’Unione Europea, nelle sue forze politiche e anche nei suoi Stati, alle assurde e suicide politiche green, ad esempio sulla casa, che costeranno decine di migliaia di euri a ogni famiglia europea, per non parlare dell’assurda guerra scatenata dall’UE contro le auto non elettriche.
Però qualche menzogna degli ecologisti incomincia a essere smentita anche a livello di opinione pubblica. L’ideologia verde non esprime più (se mai lo ha espresso) un idem sentire diffuso e condiviso. Lo scetticismo verso i luoghi comuni e le assurde pretese degli ecologisti è in aumento. Certo, la menzogna fa parte del loro abito mentale. Non ci siamo dimenticati dello scandalo del Climategate del 2009, quando “scienziati” della Climatic Research Unit dell’Università dell’Anglia Orientale, a Norwich, nel Regno Unito, manipolarono e falsificarono i dati delle loro ricerche per sostenere la teoria della causa umana nei presunti cambiamenti climatici. Ci fu anche una violazione della legge britannica sulla libertà di informazione (Freedom of Information Act) e sull’accesso ai dati di enti pubblici.
Direttive politiche non scientifiche
Altrettanto dimostrati sono i falsi dell’IPCC dell’ONU che, scrive il professor Uberto Crescenti: “deve adeguarsi a direttive politiche e ideologiche scientificamente non condivisibili”. Questa è la ragione per cui, nel tempo, numerosi scienziati si sono dissociati dal panel onusiano. Uno di questi, riferendosi alle conclusioni relative alla CO2, le ha definite il “più grande scandalo scientifico del nostro tempo”. La falsificazione dei dati da parte dell’ICPP è stata dimostrata anche da studiosi italiani: il già citato Uberto Crescenti e Luigi Mariani. Una vasta documentazione è reperibile nel volume Dialoghi sul clima, a cura di Alberto Prestininzi, co-edito dall’Università la Sapienza di Roma e da Rubbettino.
E, sempre a proposito di libri, non è un caso che l’incipit di un assai interessante testo di Laurent Larcher, Il volto oscuro dell’ecologia, edito da Lindau, sia “Gli ecologisti sono impostori?” E non è sempre un caso che due tra i migliori testi di “disvelamento” dell’ecologia siano titolati Le bugie degli ambientalisti degli autori cattolici Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, edito da PIEMME e La grande bugia verde di Nicola Porro, Liberilibri.
Degli ecologisti possiamo dunque dire quello che Aleksandr Solženicyn disse dei comunisti, di cui gli ecologisti sono gli eredi e i continuatori nell’opera di nichilistica distruzione civile e umana: “Mentono. Noi sappiamo che mentono. E loro sanno che noi sappiamo che mentono. Ma non per questo cesseranno di mentire.”
Antonio de Felip
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