Come ogni 12 agosto, nel piccolo comune toscano viene commemorato uno dei peggiori eccidi avvenuti in Italia durante la guerra civile, dove soldati tedeschi si lasciarono andare ad una furia incontrollata (e con la collaborazione di qualche italiano). Inutile ora soffermarci sulla questione storica e sull’atrocità di questi fatti, tuttavia oggi essi vengono utilizzati per fare propaganda politica in maniera ignobile e meschina.
Viene subito in mente il parallelismo con le commemorazioni del 10 febbraio, anche se il primo distinguo è palese. Infatti, il ricordo della persecuzione jugolasva in Istria, Quarnaro e Dalmazia non viene ricordata, fatto salvo alcune eccezioni che ormai stanno fortunatamente scomparendo, per una generica propaganda anticomunista, ma solo in chiave umana e patriottica, con l’unica richiesta politica di dare il giusto spazio culturale anche a questi terribili avvenimenti. Sulle stragi “nazifasciste” (il termine è già di per sé errato), invece la questione umana passa in secondo piano se non per toccare la sensibilità della gente comune, incanalando poi il livore verso il generico mondo “fascista” che va dalle realtà patriottiche sociali e nazionali, fino alle destre moderate.
Tra pubblicità e paura
Una ghiotta occasione per fare pubblicità alla sinistra progressista, alimentando la paura di un fascismo che non ha i numeri né i mezzi per ricominciare il ventennio, ma vedendolo pure nelle timide riforme del governo Meloni. Senza dubbio fuori luogo l’intervento del neosindaco di Genova Salis, che insiste su questa paura parlando di fascismo sui social e negli hashtag, sostenendo che il fascismo odia la capacità critica e che quindi non teme i fucili ma i libri, addirittura arrivando a fare il paragone con Gaza, mentre nelle stesse ore proprio a Genova veniva rimossa ancora una volta la targa dedicata a Norma Cossetto, senza una presa di posizione da parte del sindaco stesso.
Un concentrato di forzature ideologiche per collegare quell’eccidio ad un’attualità che ha contesti diversi e scollegati. Non sono infatti le ideologie a uccidere, ma le persone. Non fu il comunismo a gettare nelle foibe i nostri connazionali, ma i titini, anche se col fazzoletto rosso al collo. E non fu la democrazia a comprerie le marocchinate, ma alcuni membri dell’esercito francese.
La differenza sta nel fatto che, se foibe e marocchinate vengono trattate genericamente come orrori della guerra, episodi come l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema vengono invece dedicati alla pura ideologia antifascista, strumentalizzando il sangue di italiani innocenti.
E se vogliamo dirla tutta, i veri patrioti non commettono azioni contro la loro stessa gente, quindi stiano tranquilli gli antifascisti di oggi perché il vero pericolo per il nostro popolo oggi sono loro.
Lorenzo Gentile
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