Lo sgombero era previsto per gli inizi di settembre, ma quest’oggi di primo mattino con un colpo di mano la questura ha ordinato lo sgombero del centro sociale Leoncavallo, sancendo così la fine dell’esperienza politica e militante del più famoso centro sociale d’Italia.
La via è stata cinturata e messa in sicurezza dai reparti mobili di polizia, Digos e carabinieri, poi in tarda mattinata sono arrivati i fabbri, incaricati dalla proprietà dell’immobile (i Cabassi) al fine di blindare tutti i varchi di accesso alla struttura. Tutti gli effetti, arredi e altro sono rimasti dentro i locali ed ora sarà la società a decidere se concedere agli occupanti la possibilità di rientrare in possesso degli stessi.
Neanche l’onore delle armi
Il Centro sociale era deserto: la polizia ha agito indisturbata approfittando del fatto che durante la pausa estiva tanti erano in ferie. Inutile l’SOS diffuso sui social dall’account del Leoncavallo: uno sparuto gruppo di autonomi si è radunato lungo via Watt ma non ha destato nessun genere di problema agli agenti di polizia.
Questo la dice lunga, molto lunga sullo stato di salute dei compagni a Milano: in ferie al 21 di Agosto, siamo certi tra Capalbio e Forte dei Marmi, non sono riusciti ad organizzare nessuna desistenza attiva allo sgombero ma si stanno accontentando di commentare sui social le notizie, ovviamente se la connessione dati lo permette quando la barca viene ormeggiata in rada.
Il commento più in voga è: “se ero a Milano venivo così vedevano…” seguito dal lacrimoso: “e allora CasaPound?” e veramente è illuminante e consigliamo ai nostri lettori di investire qualche momento per farlo, leggere i commenti alle notizie. Un mondo finito, fatto di vecchi o di personaggi imbarazzanti che a fatica riescono a computare qualche riga scritta di senso compiuto.
Legalità ripristinata dopo oltre 31 anni e almeno 133 tentativi di sfratto andati a vuoto.
Il centro sociale Leoncavallo, raffigura a pieno quel luogo che da oltre 50 anni rappresenta l’illegalità a Milano, e che ha sempre avuto le coperture politiche ad ogni livello per perpetrare traffici poco chiari all’interno della città con un giro d’affari di diverse centinaia di migliaia di euro.
AVS e la Salis muti
Chissà come rosicano Bonelli e soci, che volevano organizzare la prossima festa nazionale di Avs, a settembre, proprio al Leoncavallo, loro che han fatto dell’illegalità la propria bandiera facendo eleggere all’europarlamento la maestrina monzese Ilaria Salis.
Rimane aperta la questione dei tre milioni di euro che lo Stato è stato costretto a risarcire al gruppo Cabassi, proprietario dell’ex cartiera di via Watteau, dopo la condanna in sede civile, per i mancati sgomberi degli ultimi anni; la qualcosa che si vorrebbe far pagare ai leoncavallini nella figura della loro presidente dell’associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo, classica associazione “no sense” di sinistra, l’ultrasettantenne Marina Boer, e che sappiamo benissimo che questa cosa non avverrà mai.
Sala cade dal pero
Irritato, nessuno mi ha informato. Così avrebbe detto il sindaco Beppe Sala ai media. Adesso la giunta dovrà decidere se assegnare uno spazio agli occupanti che vorrebbero (perchè la Leoncavallo SPA dialoga direttamente con la giunta) finire dalle parti di Corvetto in uno stabile proprietà del Comune (così da essere certi di poter rimanere dentro per i prossimi anni…) e sempre la Leoncavallo SPA vorrebbe che questo spazio venisse bonificato dall’amianto a spese della collettività.
Staremo a vedere quanto i compagni milanesi sapranno fare pressione sull’amministrazione per ottenere quello che vogliono.
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