Si è concluso il 5 marzo 2025, giorno delle Sacre Ceneri, un processo durato oltre tre anni che è costato all’erario e ai cittadini centinaia di migliaia di euro per delle affissioni diffamatorie, avvenute per diversi mesi a partire da gennaio 2019, contro il patriarca di Venezia Francesco Moraglia e una decina di sacerdoti accusati di condotte sessuali, reati quali pedofilia e adescamento, lobby affaristiche e omosex, ricatti sessuali, connivenze, un tripudio di nefandezze. Un processo nel quale anche chi scrive era parte offesa insieme ad altri due laici ed indicato come il“grande accusatore” avendo reso deposizioni testimoniali per ben cinque udienze di oltre tre ore ciascuna, protagonista mio malgrado di vicende orripilanti della Curia e Diocesi di Venezia che solo grazie alla mia azione sono emerse dopo vent’anni. Un termine “grande accusatore” che ho sempre rifiutato perché nelle mie denunce non accuso ma segnalo, sempre rivolgendomi alle Autorità che hanno potere di intervento e di giudizio.
Dal 2014 infatti ho iniziato a segnalare abusi ministeriali e condotte predatorie di sacerdoti e rivolgevo istanze al Patriarca di Venezia Francesco Moraglia di rimozione e trasferimento dell’ex prete Massimiliano D’Antiga ottenendo però solo vigliacca ignavia ed assordante silenzio. Mi rivolgevo perciò alle massime Autorità Vaticane e al Nunzio Apostolico ottenendone dapprima la rimozione del D’Antiga dalle due chiese di San Salvador e San Zulian l’8 dicembre 2018 e congiuntamente il trasferimento di altro sacerdote dall’isola di Torcello e isola cimiteriae di San Michele e, in pari data nel 2020, la riduzione allo stato laicale di Massimiliano D’Antiga da parte del Sommo Pontefice Papa Francesco con sentenza suprema e inappellabile. Tutte le mie ragioni sono state dunque riconosciute. Interventi che Moraglia si ostina a riconoscere perchè ossessionato che si attesti la di lui incapacità di governo della diocesie che dunque“a Venezia comanda Roma non Moraglia”.Ho già “sfidato” Moraglia sui social, e di nuovo gli rinnovo qui l’invito ad un confronto pubblico con una conferenza stampa su queste vicende: ora che è finito il processo il Patriarca senza porpora si disporrà ad un confronto?
Da queste vicende d’antighiane sono scaturite le affissioni ritenute diffamatorie delle quali tutti i sacerdoti nelle loro deposizioni testimoniali hanno riferito“tutti abbiamo pensato come mente, ideatore, mandante, il D’Antiga”. Si è trattato dunque di una chiara vendetta contro i confratelli e il Patriarca. Per vent’anni il D’Antiga non fu “toccato” da ben tre Patriarchi Ce – Scola, perchè poteva evidentemente rilevare vicende di una curia dove molti erano ricattati e/o ricattabili, faide deplorevoli tra sacerdoti, condotte ignobili ben descritte nelle affissioni. Altro dato che attesta di come le gerarchie ecclesiastiche veneziane sapessero dei crimini del D’Antiga nel gestire familiarmente le chiese, con la sorella che curava i beni immobiliari della parrocchia, il padre che fungeva da sagrestano, la madre che sovrintendeva agli affari, e dove la famigliola per decenni ha carpito eredità milionarie ai fedeli, razziato offerte, e dove si compivano atti predatori e plagi a poveri soggetti indifesi e deboli abusando del ministero sacro, è la circostanza per la quale mai il D’Antiga fu nominato parroco in vent’anni! Per quale motivo? Un amministratore parrocchiale, quale fu sempre il D’Antiga, può essere spostato e sollevato dagli incarichi in pochi minuti, un parroco invece no e dunque il Patriarcato si riservava tale facoltà all’occorrenza. Perchè infatti mai nominare il D’Antiga parroco se non perchè erano note le gravi vicissitudini personali e/o le affermazioni deliranti rispetto alle quali D’Antiga affermava e afferma di parlare coi morti, coi Santi, di apparizioni a lui della Madonna e S. Padre Pio e persino di aver incontrato Gesù che camminava una sera a Burano? Si veda su YouTube la sua omelia da me registrata nell’ultima sua messa pubblica del 15 dicembre 2018: da TSO! E che dire dell’immenso patrimonio immobiliare dei D’Antiga di decine di case, ville, terreni, appartamenti e dei loro capitali milionari stimati in decine di milioni di euro tra offerte depredate, lasciti, eredità, ultima emersa anche nel processo di oltre 1 milione 400mila euro o appartamenti acquistati all’asta per un valore di 675.000 euro? Vi furono in questi anni varie affissioni di volantini a Venezia e a Treporti contro i D’Antiga uno affermante: “o spiegate come vi siete arricchiti o siete ladri!” Nessuna spiegazione se non esilaranti dichiarazioni, sempre contraddittorie tra lui, sorella e madre, e degne di uno show comico-demenziale. Tutti a Treporti e a Venezia conoscono le origini umili dei D’Antiga che dichiarano: “Abbiamo fatto sacrifici pescando con le mani in laguna i caparossoli al freddo”. Non si diventa certo milionari pescando a mano con secchiello e stivali le vongole veraci! Altro stratagemma per ingannare gli abitanti di Treporti e i veneziani, che ben comprovavano i loro arricchimenti, case e proprietà, è stato quello di far credere loro che Emanuela aveva sposato un nobile, un “Conte” e che dunque l’impero immobiliare e il tenore di vita proveniva dalla ricchezza di quest’ultimo. Tutto falso perché il marito dell’Emanuela D’Antiga, non è un nobile, non è benestante ma un semplice impiegato e dunque gli conveniva anche a lui recitare la parte e perciò chiamato dai veneziani e treportini il “conte parassita”.
Nell’udienza del processo “Corvo” dell’11 novembre 2022, nella quale era citato come testimone, Massimiliano D’Antiga non si è presentato producendo giustificazioni ritenute inaudite e scatenando la giusta reprimenda del Pm e del Giudice che ne hanno disposto l’accompagnamento coattivo per l’udienza del 16 dicembre 2022.L’involontà di testimoniare o i vani tentativi di sottrarsi all’A.G. è indice di paure ad essere sentito in tribunale, ma anche un’autogol incredibile del suo legale. D’Antiga è stato da me denunciato nei giorni scorsi per falsa testimonianza. Il difensore degli imputati, avv. Giovanni Trombini nella sua arringa finale riferendosi al D’Antiga ha affermato: “non ho mai visto una testimonianza così vigliacca come la sua!”
Orbene la sentenza emessa ha ritenuto colpevoli gli imputati, i signori Enrico Di Giorgi e Gianluca Buoninconti, accusati di essere i “corvi” cioè gli autori delle affissioni diffamatorie, imputati che si sono sempre dichiarati innocenti. Essendo lo scrivente parte processuale ha facoltà di accedere al fascicolo giudiziario e ad ogni documento di indagine, e la domanda che fedeli e cittadini si pongono e mi pongono da anni è sempre la stessa:
“che cosa vi era scritto nelle affissioni? “. Accuse gravissime al clero veneziano, a Moraglia e a decine di sacerdoti i cui nomi sono stati proprio indicati negli articoli dei maggiori giornali locali dopo la sentenza. Si chieda ai diretti interessati i motivi per i quali sono stati indicati nelle affissioni, eccoli:
Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, Don Angelo Pagan, vicario generale, Don Morris Pasian segretario personale di Moraglia, don Gianmatteo Caputo, don Roberto Donadoni, frate Angelo Preda, don Alessandro Panzanato, don Luca Biancofior, Don Natalino Bonazza, don Andrea Longhini, don Pierpaolo Dal Corso, congrega di prelati che non viene certo esaltata nelle affissioni per il loro zelo pastorale, virtù o rigore morale.
E i corvi e fra.tino di cosa si lamentano e di cosa li accusano? Nefandezze indicibili, preti ricattati sessualmente, orge nel seminario patriarcale, atti predatori, lobby affaristiche e omosex, reati come pedofilia e adescamento, feste sessuali omosex con droga all’interno delle chiese, clinica “cattolica” degli aborti clandestini a Genova legata ai Moraglia, preti arruffoni e ladri… di tutto e di più!
E che cosa è emerso nel procedimento penale grazie e soprattutto alle mie deposizioni testimoniali? Scandali infiniti e ben accertati. I giornalisti hanno ben evidenziato nei loro articoli che da queste affissioni diffamatorie siano poi emersi parallelamente nel processo altri scandali esecrabili e situazioni che non erano neppure indicate nei volantini diffamatori e dunque scandali su scandali. Negli oltre tre anni di dibattimento si è evinto di quanto sia grave la situazione del clero a Venezia tanto che lo stesso difensore degli imputati nelle repliche finali ha affermato:
“signor Giudice, una cosa è certa in questo processo: che è emerso chiaramente quanto di sconveniente avviene in questa diocesi e di come il Patriarcato e i preti a Venezia non siano certo messi bene per tutti gli scandali e vicende che qui abbiamo udito e accertato. Il dr. Alessandro Tamborini non è imputato ma è stato attaccato per ore e in più occasioni da parte dei legali del patriarcato e altri sacerdoti, in modo tanto efferato come mai ho visto nelle mia lunga carriera: se lo si attacca così ferocemente è perché si temono le di lui verità.”
E che cosa dunque è emerso? Un prete che faceva denudare i bambini a catechismo e si denudava lui stesso insieme a loro, vicende che Moraglia è stato costretto a rilevare su precise domanda della difesa degli imputati da me informata, tanto che la stessa stampa titolava “rivelazione choc di Moraglia” perché fatti tenuti tanto ben nascosti ai fedeli e ai cittadini per anni che neppure i giornalisti ne erano a conoscenza. Adescamenti, pedofilia e altro sacerdote che predava vittime ed esternava le di lui attenzioni morbose.
Rispetto a queste situazioni Moraglia al processo ha affermato: “signor Giudice si è trattato di solo adescamento” o usando, anche altri preti, termini sconcertanti quali“era una goliardata”. Solo adescamento, una goliardata? Affermazioni sconcertanti ed irresponsabili che ben fanno comprendere quale sia la sensibilità e la percezione di azioni di reato di Francesco Moraglia che volutamente, nella sua deposizione testimoniale in tribunale, sminuisce tali condotte illecite e aberranti dimostrando la totale inadeguatezza dei ruoli che riveste e l’incapacità di governare la diocesi lui affidata nonchè la connivenza coi suoi sacerdoti. E’ questa la sua azione di governo della Diocesi di Venezia? Solo adescamento, una goliardata? Lo dica ai genitori dei bambini predati e/o abusati!
Don Angelo Pagan, vicario generale, rispetto a quanto emerso nel processo circa atti sessuali e orge nel seminario patriarcale ha affermato:“con Moraglia non abbiamo ritenuto di intervenire perchè si trattava di maggiorenni consenzienti”. Hanno attestato dunque Moraglia e Pagan di essere a conoscenza di tali condotte gravissime che evadono norme canoniche, ma giustificano questi atti come se fossero normali! Prassi e condotte che si reputano legittime in un luogo deputato alla formazione dei sacerdoti, luogo dove gli stessi seminaristi hanno dunque licenza di condotte sessuali con il benestare del Vescovo e del Vicario: sesso libero e a gogo per tutti! A chi invece molestava sessualmente i compagni seminaristi viene persino premiato con un incarico in curia.
Si sono rivolte a Francesco Moraglia istanze di spiegazioni circa condotte di concubinato perchè un presbitero, don Roberto Donadoni, (mio parroco pensa un po..), ospita da circa un decennio un “amico” in canonica e con il quale condivide party-feste-viaggi-vacanze e persino i “pellegrinaggi parrocchiali”. Il sacerdote in aula è stato costretto ad affermare, forse temendo registrazioni in mio possesso: “si signor Giudice, siccome i parrocchiani chiedevano di questa situazione, ne parlavano, mi facevano domande, per impaurirli ho detto che Giuseppe Sirni era della Digos e che poteva fare denunce immediate”…con lo stesso “concubino” che si prestava evidentemente alla parte. Unica persona, tale Giuseppe Sirni, di cui è stato fatto più volte il nome e cognome in udienza e anche nell’arringa finale della difesa degli imputati, a disporre per anni delle chiavi per poter svuotare le cassette delle offerte in chiesa, una gestione delle chiese e delle offerte che i parrocchiani definivano di “coppia”. Perchè mai affidare infatti ad uno che viene da Milano tutti i fini settimana e che neppure appartiene alla Comunità ecclesiale tale incarico? Don Donadoni affidava all’ ”amico” anche i servizi fotografici delle S.Comunioni e Cresime e altre cerimonie obbligando i fedeli ad acquistare il dischetto-file con le foto: a chi andavano gli introiti? O incarichi per il settimanale della Curia Gente Veneta del quale è direttore, pratica poi disattesa dopo mie denunce e articoli. E’ mai lecito ed ammissibile affermare “appartiene alla Digos”, per impaurire i fedeli? Ma è mai possibile che un sacerdote sia così irresponsabile nel millantare appartenenze a corpi specialistici delle FF..OO? Ma ci rendiamo conto del livello culturale, morale che dimostrano questi sacerdoti e di come vengono trattati i fedeli ingannati, usati, impauriti al solo scopo di soddisfare le loro volontà, passioni, vizi e desideri? Questo stesso sacerdote che impaurisce i fedeli e millanta appartenenze insussistenti, don Roberto Donadoni, che qui cito dato che questi fatti sono pubblici poichè avvenuti in udienza e dato che per primo si è esposto sui giornali esaltandosi dopo la sua deposizione testimoniale atta a farmi figurare come testimone inattendibile, negando di avermi informato di condotte e pettegolezzi dei suoi confratelli: è stato immediatamente denunciato per falsa testimonianza nel marzo 2024 con querela di 300 pagine contenente centinaia di messaggi telefonici a comprova di quanto gli sia congeniale sparlare e pettegolare sulla gente e sui suoi confratelli. A don Donadoni “pupillo”di Moraglia che gli ha affidato incarichi prestigiosi e le dieci chiese più belle di Venezia dell’area di San Marco, nonostante sia prete non diocesano e sucitando così le invidie dei confratelli veneziani rilegati invece in terraferma perchè non nelle “grazie” del patriarca ligure, ho dedicato lungo articolo sul mercimonio e le menzogne della kermesse della Madonna di Fatima. Vedasi articolo ivi allegato.
Don Roberto Donadoni è successore dell’ex don Massimiliano D’Antiga del quale subentra nella conduzione delle chiese di San Zulian e San Salvador. Del predecessore imparerà ed assumerà le peggiori condotte anche superandole, sia nelle attività di lucro, sia nella conduzione del gruppo dei genitori coi “Figli in Cielo” con interventi di denuncia della Presidenza e Direzione Nazionale e della stessa fondatrice dr.ssa Andreana Bassanetti che imputano a don Donadoni violazioni, atti e condotte gravissime in spregio agli stessi statuti. Con comunicazioni a tutte le redazioni dei giornali Don Donadoni fu pubblicamente diffidato ad usare il nome Figli in Cielo ma il chierico contumace col concubino se ne frega, così come il suo protettore Francesco Moraglia “uomo tutto di un pezzo” che non interviene, anzi lo agevola. Al signor Giudice ho fornito dossier con centinaia di foto pubblicate nei vari social da don Donadoni nel quale si erge star, fotomodello, sexy symbol, un gagà vanitoso che viene chiamato ormai “Michelaccio: mangiare, bere e andare a spasso”.
Ne denunciai le numerose vacanze, perché notizie tratte dagli stessi suoi post nei social e le ossessive proposte di pellegrinaggi parrocchiali all’estero, uno ogni due mesi e notoriamente in posti dove ne lui ne il concubino erano mai stati perché “così viaggiamo e mi pagano gli altri “. Povero morto di fame, ingordo bergamasco che si è distinto nel processo anche nel reclamare il maggior risarcimento così come sempre affermava in questi anni:
“io chiedo 50.000 euro è ! ok ?!”
Si potrebbe proseguire all’infinito come nel caso da me denunciati in udienza circa la detenzione e la circolazione di droga nel palazzo patriarcale. Fatti negati dal Patriarcato ma un monsignore, da me citato perché coinvolto, è stato costretto a rilevare e confermare sotto giuramento che “si signor Giudice c’era droga nel palazzo patriarcale, anche nel cesso..”
E che dire poi di preti ricattati sessualmente in terraferma e poi trasferiti in un isola della laguna? Di altri sacerdoti che frequentano luoghi di battuage e locali omosex tanto che gli stessi fedeli, giornalisti, mi hanno affermato con mia sorpresa “di quello è cosa nota, lo si sa da anni” ? O i fatti emersi nel processo relativi alla clinica a Genova, città di Moraglia, dove si praticavano aborti clandestini con tanto di articoli delle vicende ben evidenziate e pubblicate dal Corriere della Sera? O di preti che si tengono rinchiusi negli uffici in patriarcato anziché stare in parrocchia, o di altri accusati di ruberie e sottrazioni e mandati in terraferma? O di altro indicato come “amante e badante del patriarca” un pretino che nei giorni della sua ordinazione dichiarava di essere stato “chiamato da Cristo”: è una vocazione quella di fare la serva? sollevare sottane? E che dire inoltre di altri preti improvvisamente “spariti” da Venezia dopo le mie segnalazioni e le denunce alle Autorità civili e FF.OO. dato che Moraglia non interveniva, nomi indicati nel “memoriale” consegnato al Promotore di Giustizia, sorta di Pm ecclesiastico e “Ufficio” istituito per la prima volta nella storia millenaria del Patriarcato di Venezia proprio da Francesco Moraglia col fine, inutile, di arginare le mie azioni ed istanze?
Don Natalino Bonazza è sacerdote dal quale scaturisce la vicenda D’Antiga poichè durante un’omelia nel 2014 quest’ultimo diffamò il confratello accusandolo di aver lasciato debiti e rubato dai conti parrocchiali. Informai il Patriarcato e da lì i D’Antiga iniziarono a perserguirmi ma ebbero la sventura e sfortuna di conoscermi. A Don Bonazza ho persino pagato le parcelle processuali per permettergli di costituirsi parte civile visto che il suo vescovo, Moraglia, neppure si era interessato ai suoi sacerdoti diffamati dal corvo e si sono presentati con diversi difensori rappresentando ancora una volta le divisioni interne alla curia. Gentilezze e fiducia mal riposte perché verrò pugnalato alle spalle da don Bonazza che, chiamato come testimone, negherà di avermi rilevato fatti, notizie, riguardanti i confratelli. Fu ripreso dal Giudice per i toni e comportamenti adottati in udienza, tanto che poi lo incalzò con numerose domande come si può evincere dai verbali processuali. Per difendere la mia onorabilità ed attendibilità ho dunque prodotto al Giudice un dossier con centinaia di messaggi whatsapp scambiati con don Bonazza che non si risparmia certo contenuti offensivi e volgari verso i confratelli e lo stesso Patriarca. Egli anni fa, creò un sito web, sorta di contatore digitale, impostato sulla data del 25 maggio 2028 e mi inviò il link del sito che altrimenti mi sarebbe rimasto ignoto. Che data è ? E’ il giorno di compleanno di Moraglia nel quale compirà 75 anni e dovrà per le norme canoniche rassegnare le dimissioni al Papa. “Moraglia se ne andrà e l’agonia della diocesi finalmente finirà” Il sito infatti è volutamente chiamato “MOREXIT” l’uscita di Moraglia ed indica i giorni, ora, minuti e secondi mancanti al 25 maggio 2028!
Quanta filiale fratellanza, quanta carità, quanto zelo sacerdotale!
Vi è un’ attesa spasmodica che Moraglia se ne vada da Venezia tanto che si ricorda qui quanto emerso anche nel processo e anche sulla stampa: anni fa una trentina di sacerdoti scrissero al Vaticano e al Nunzio Apostolico per chiedere la rimozione del loro vescovo Moraglia.
Francesco Moraglia è anche “capo” dei vescovi della Conferenza Episcopale del Triveneto.
Anche in questo caso non si eccelle, ne si ha da vantarsi.
Un rapporto del 02/02/2023, primo Report dei sopravvissuti agli abusi sessuali del clero italiano dell’associazione Rete L’Abuso conferma che il Veneto è al secondo posto della classifica nazionale con 40 casi di abusi sessuali ai danni di minori ad opera di preti segnalati in Veneto negli ultimi 13 anni, alle spalle della Lombardia con 69 casi.
Per concludere, si può certamente affermare che le vicende del D’Antiga Massimiliano si potevano circoscrive e risolvere in poche settimane nel 2014 se solo si fosse ascoltato lo scrivente.Parimenti si sarebbe evitatoun processo penale se fossi stato ascoltato: alla comparsa del primo volantino subito scrissi ed indicai a Prefetto, Questore, FF.OO i possibili autori e consigliai al Patriarca Francesco Moraglia di non procedere a denuncia perché il processo avrebbe sortito un effetto boomerang! E difatti sono emerse tutte le situazioni esecrabili della Curia e della Diocesi e non solo quelle descritte nei volatini affissi!
Non pare certo avere doti di lungimiranza, di discernimento e neppure di prudenza Moraglia nel gettarsi volontariamente non nella fossa dei leoni ma nei becchi dei corvi,
e pertanto è e rimane unico responsabile di ciò che è accaduto.
Un successo inaspettato per i corvi che hanno ottenuto quel che volevano e cioè una esposizione mediatica enorme per anni. Se Moraglia mi avesse ascoltato, i volantini sarebbero stati dimenticati dopo qualche settimana, individuati gli autori, ed invece le affissioni hanno prodotto migliaia di articoli, servizi televisivi di Tg locali e nazionali.
Chi è dunque il responsabile di tutto questo se non chi ha onere di governo della Diocesi e che per anni si è dimostrata solo ignavia, protervia, stolidaggine? Chi ha favorito scandali che hanno funestato la stessa Chiesa locale e Universale?
Ora il Patriarca Francesco Moraglia e i suoi preti si esaltano, manco fossero educande, per la sentenza e i risarcimenti: ma di che vittoria parlano? Preti che hanno richiesto risarcimenti di 50.000 euro, chi di 30.000, chi 20.000… ricevendo invece somme nettamente inferiori e una condanna inflitta che è solo una mera multa pecuniaria, lieve proprio come indicai alla domanda del Giudice. Cosa hanno invece davvero ottenuto? Che la Diocesi e la santa Chiesa sono state investite da scandali indicibili, ma a loro, quali pastori e ministri sacri, non gli importa nulla di Cristo e dei fedeli tanto che nessuno dei sacerdoti ne lo stesso Patriarca hanno dichiarato in sede processuale di voler devolvere i risarcimenti in beneficenza, manifestando dunque l’ingordigia di tenerseli per sé.
Non si auto-incensino con vane speranze di crogiolarsi nei soldi perché difficilmente avranno risarcimenti: ho ottenuto condanna penale del signor Di Giorgi anni fa e con fatica il pignoramento dell’unico bene possibile che non può essere certo aggredito ulteriormente. Non è certo il dr. Di Giorgi uno sprovveduto e difatti nel processo è emerso di come abbia egli ceduto anche le quote della piccola casa di Venezia alla moglie. L’articolo del Corriere della Sera del 7 marzo 2025 ben descrive queste circostanze indicando anche l’importo che mi viene versato mensilmente da anni quale risarcimento così come il rischio della prescrizione dello stesso processo. Che moralità dimostrano questi preti che bramano ricchezze e prebende sguinzagliando i loro legali per reclamare somme che probabilmente mai ne disporrano?
I corvi non sono solo i due condannati ma ve ne sono altri che sono rimasti nascosti, ma non certo per chi scrive che ben li conosce, celati nella loro vile vigliaccheria e codardia.
Basta leggere i fascicoli giudiziari e d’indagine, analizzare le deposizioni testimoniali, le intercettazioni telefoniche, documenti allegati, per scovarli, e vi sono prove inequivocabili di chi siano, ma i numerosi ed illustri legali difensori dei preti e patriarca non hanno saputo ricavare, evincere, individuare alcunchè perché più impegnati invece ad attenzionare il loro “nemico Tamborini” nel tentativo iniquo di rendermi inattendibile e con ricerche ossessive e di pura dabbenaggine.
L’illustre signor Giudice dr. S. Manduzio a conclusione delle mie deposizioni mi ha rivolto una domanda finale: “lei dr. Tamborini si rende conto certamente della sua posizione processuale anomala poiché è parte offesa e da testimone afferma che parte dei contenuti delle affissioni sono veritieri. Che cosa dunque chiede al giudicante, a questo tribunale?
“Signor Giudice, non mi interessano risarcimenti ma che prevalga la verità di vicende e scandali e che emergano le responsabilità di tutte le parti processuali. Non voglio essere accomunato tra i preti neppure come parte offesa e sono pronto a rimettere la mia costituzione di parte civile. Dunque se si ritengono gli imputati colpevoli che vi sia una pena lieve e siano semmai esigui i risarcimenti alle parti civili perché sono ben emerse le nefandezze del clero della Curia e del Patriarcato.
E’ così è stato. Pena non lieve, lievissima, una multa, non sono stato risarcito e dunque non sono accomunato come parte civile tra soggetti che aborro, e risarcimenti ridotti e irrisori rispetto alle pretese.
Desidero qui rivolgere la stima e i ringraziamenti al PM dr.ssa Daniela Moroni per l’acribia con la quale ha volto i propri compiti e funzioni, così come all’illustre signor Giudice, Presidente dr. S. Manduzio, per aver disposto ben cinque udienze testimoniali di oltre tre ore ciascuna per ascoltare le testimonianze del sottoscritto.
Ho presentato nei giorni scorsi denuncia per falsa testimonianza contro il Patriarca Francesco Moraglia, l’ex prete Massimiliano D’Antiga e altri cinque sacerdoti mentre un altro è già stato denunciato a marzo 2024: serve altro per affermare la mia determinazione e di non aver paura alcuna rispetto al dovere di far emergere la verità?
Se, come affermato dal pm nella sua requisitoria finale, “tutto parte dal D’Antiga”, allora certamente il dr. Alessandro Tamborini è l’autore primo nelle vicende D’Antiga, colui che ne scoperchierà le condotte ottenendone il trasferimento e solo dopo estenuanti battaglie.
L’avv. Sarah Franchini, mio difensore, nell’arringa finale ha ben ricordato che
“il dr Alessandro Tamborini avrà mille difetti ma non certamente quello di non metterci la faccia e la firma; ha il merito e l’onore di aver intrapreso una battaglia morale immane che tantissimi altri non avrebbero neppure iniziato o abbandonato nel tempo… per ricavarci cosa? solo fastidi, problemi, false accuse, tentativi di incriminarlo“
E’ dunque emerso in modo inequivocabile di come tutta la vicenda D’Antiga nasce, si evolve, si risolve solo e grazie alla mia ostinata volontà di addivenire alle verità
di vicende rispetto alle quali sono state riconosciute tutte le mie ragioni così come per le vicende legate alla Diocesi, clero e Patriarcato.
Ma nulla accade per caso e nel corso di questi anni le “coincidenze” sono state inimmaginabili ed arrivate sempre nel momento opportuno. Tutto quanto “serviva” alla causa è sempre prontamente arrivato con modalità che amici, conoscenti ed innumerevoli persone ritengono incredibili. E’ grazie anche a coloro che si sono disposti a testimoniare che la vicenda è emersa: chi tace è complice!Un dovere morale e soprattutto cristiano perseguire la verità anche a costo di esporsi a diffamazioni, attacchi personali, ingiurie, aggressioni, lesioni. Non ho l’arroganza di taluni, soprattutto sacerdoti, che a riguardo della propria vita e stato clericale spesso dichiarano auto-celebrandosi: “Dio mi ha chiamato,” “ Dio mi ha scelto”, “Dio mi chiama ad altri progetti..” “Dio opera in me”….ma di certo in questa vicenda vi è dell’impossibile e del ragionevolmente inspiegabile.
Il legale del Patriarca, ha definito Franceso Moraglia “un uomo tutto di un pezzo”. Defizione esilarante perchénelle molteplici ed infinite occasioni in dieci anni, si è evinto invece di come Moraglia sia persona reticente ad intervenire laddove richiesto, ed ancor più in situazioni e condotte denunciate e riferite alle attività ancora in essere di presbiteri dei quali evidentemente si temono ancora rilevazioni, azioni, ricatti, diffamazioni considerato che mai si interviene. Ho già chiesto udienza da un oltre anno: sempre silenzio e ignavia mentre altre possibili condotte illecite e reati vengono perpetrati senza che vi siano accertamenti.
Francesco Moraglia è stato precipitato sulla prestigiosa cattedra Marciana perché anche lui doveva concorrere all’agognata porpora delle cordate cardinalizie liguri dell’ex Segretario di Stato card. Bertone, del quale si ricorda lo scandalo per il suo famoso super attico, e dei lui “amici” tutti divenuti cardinali, clan ormai svilito in Vaticano. Con la nomina a Venezia, Moraglia avrebbe concretizzato il suo “sogno” di divenire cardinale con l’automatismo della porpora data dalla sede patriarcale ma, con le dimissioni improvvise di Papa Benedetto XVI, la prassi fu poi disattesa dal Pontefice regnante Francesco. Proveniente da una famiglia di avvocati, in partenza per Venezia già convinto di divenire Cardinale, venne incensato dalle lodi della madre che in un intervista disse: “lui sarà l’avvocato di Dio”, come se Dio avesse bisogno delle difese dei Moraglia! Venezia, come si sa, è tradizionalmente diocesi cardinalizia, ma neppure questo automatismo ha funzionato per Moraglia nonostante la di lui propensione ad imitare Papa Francesco citandolo in frasi e discorsi nella speranza di ingraziarselo affinché conceda la sospirata porpora, invano. Gli aveva dedicato una mensa per i poveri a Mestre e l’ha pure invitato a Venezia nel 2024 ma niente da fare: il Pontefice avrà forse ricevuto i numerosi dossier da me inviati in Vaticano circa le “virtù” di S.E. Moraglia? Chissà! Francesco Moraglia per come intercede e si fa servire appare come un principino piuttosto che un “pastore che odora delle sue pecore” efficace espressione di Papa Francesco: perché dunque proseguire con questi sterili e fasulli richiami al pauperismo?
Sempre in udienza è stato poi riferito dall’avv. Pierpaolo Bottino, con commoventi piagnistei, che “l’uomo tutto di un pezzo” ha sofferto: si chieda invece Moraglia quanti ne ha fatti soffrire, quanti danni e scandali ha prodotto alla Diocesi, alla Santa Chiesa e sopratutto nei fedeli con la sua protervia, inerzia, stolidaggine.
Io non ho sofferto affatto, ma mi sono sempre molto arrabbiato perché come insegna il Dottore Angelico, il sommo teologo San Tommaso D’Aquino:
“Chi non è arrabbiato quando c’è una giusta causa per arrabbiarsi è immorale. Perché? Perché l’ira guarda al bene della giustizia. E se riesci a vivere in mezzo all’ingiustizia senza rabbia, tu sei immorale e ingiusto.”
I corvi hanno sbagliato nell’agire da vigliacchi nottetempo e nell’oscurità,ma hanno almeno il merito, si spera, di aver portato chi si erge a successore degli Apostoli e a ministri di Dio ad una riflessione, ad un discernimento dei propri compiti e della propria “vocazione”.
Sono stati condannati, w i corvi !
San Agostino affermava: “Bisogna sempre crescere, sempre camminare, sempre progredire.”
Progredire è doveroso per tutti, anche per chi ricopre cariche prestigiose come quella di Patriarca o sacerdote che ricordo sono di “servizio” agli altri.
Con me non si è esercitato nessun servizio, nessun ascolto, nessuna carità,
ma dimostrata solo immotivata miseria umana, celato rancore, nessuna umanità.
Bastava davvero poco a dire in dieci anni: “scusi, grazie.”
Io l’ho fatto in più occasioni, Voi Patriarca e preti non siete stati in grado di farlo mai!
E’ ora di chiedere scusa, almeno a voi stessi per le vostre negligenze, protervie e per aver suscitato e generato scandalo nei fedeli. Le vostre scuse non mi sono necessarie per proseguire nel compito di stabilire la verità e per la maggior gloria di N.S.G.C. e per il bene della Sua S. Chiesa.
La grande bandiera con la scritta “Patriarcato basta scandali!” garrisce sulla mia altana
ben visibile da piazza San Marco, dalla Basilica, dalle finestre del palazzo patriarcale, dall’appartamento privato di Francesco Moraglia che è proprio dirimpetto alla mia residenza e palazzo: nelle arroganze e presunzioni affermazioni dei preti circa le loro vocazioni “Dio mi ha scelto” Dio mi ha chiamato” io dovrei dire a Moraglia e ai prelati:
“Dio mi ha voluto come vostro vicino, per voi iniquo destino! “
Alessandro prof. dott. Tamborini
San Marco, Venezia.
*Plenipotenziario per le politiche di tutela e promozione del patrimonio storico-artistico-Teologo, cattedratico e studioso di Scienze Religiose, Storia e Simbolismo dell’Arte Antica e Medievale

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Rivista Praesidium del 29 aprile 2023
Il 2diPicche e sventola la Superbia figlia dell’ignoranza
Rassegna stampa














































E alla fine…
Il Fatto Quotidiano 23 Aprile 2023
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EX PRETE MASSIMILIANO D’ANTIGA : https://www.patriarcatovenezia.it/site/comunicato-del-patriarcato-di-venezia-su-don-massimiliano-dantiga/
onore ad alessandro ,ho lavorato 30 anni in basilica come operaio,ho conosciuto tre patriarchi,il primo, Marco Cè,era veramente il buon pastore,ci conosceva tutti,veniva tra noi,ci chiedeva delle nostre famiglie,poi scola,ultimo moraglia,mai piaciuto,prendeva le distanze da tutti gli “inferiori” distaccato e freddo,si è circondato di amministratori,che hanno rovinato lo spirito collaborativo e di amore che avevamo nei confronti del monumento,della chiesa.