2 agosto 1980: ennesima condanna, ennesima sconfitta per abbandono del campo
Bisogna avere onestà intellettuale, commentando certe vicende giudiziarie, come quando si valuta una prestazione calcistica.
Al di là del fatto che l’arbitro non fosse un campione di imparzialità; sul 2 agosto 1980; sulla persecuzione giudiziaria di Gilberto Cavallini, ora estesa a Paolo Bellini; sul coinvolgimento di settori storici della Destra italiana; le Sinistre – politica e giudiziaria insieme – hanno giocato la partita fino in fondo, con coerenza e con costanza, meritando, quindi, di vincerla.
Certo, il risultato non è ancora definitivo, ma il Var della Cassazione non sarà molto più significativo, rispetto a quello che ha permesso alla Spagna di rubare il quarto di finale alla Germania.
Processi politici
Per di più, come mettere in discussione un risultato – oggi rafforzato dalla condanna in secondo grado di Paolo Bellini – ottenuto per palese e immotivato abbandono del campo, da parte del principale contendente?
I processi per la Strage di Bologna – sia per la materia sia per il modo, per lo meno curioso, di interpretare la procedura e il codice penali – sono stati e sono processi squisitamente politici e che, per tanto, non possono non risentire e non essere influenzati dal clima, dall’ambiente, in cui vengono celebrati.
E quale sia stato il clima e l’ambiente degli ultimi due anni, lo hanno ben espresso coloro i quali, dopo aver animato per anni, dall’opposizione, battaglie “per la verità”, non lesinando critiche aspre e dirette alla magistratura petroniana – e supportando quanti, con estrema fatica, ma con impegno e volontariamente, hanno contrastato giornalisticamente, intellettualmente e storicamente alcune risibili sentenze -, non appena poggiate le terga sulle poltrone che contano, in nome di un mal interpretato “rispetto infra-istituzionale”, hanno dichiarato di accettare i pronunciamenti della magistratura.
Campo libero alla sinistra
Senza più nemmeno il timore di essere trascinati in una polemica politica e parlamentare, le Sinistre giudiziaria e politica hanno ritenuto di poter chiudere il conto a modo loro.
E lo hanno fatto. Non solo. Chi ha creduto, rimettendosi follemente all’equilibrio di una magistratura che è sempre e subito apparsa costitutivamente sbilanciata, non ha ottenuto l’agognata immunità politica e ideologica, vedendosi, Fratelli d’Italia – in quanto erede di An, a sua volta erede del Msi -, chiamata in causa per “negazionismo doloso” o “premeditato” che sia o che fosse.
Già, perché se è facile – visto che conviene a tutti -, dimenticare gli innamoramenti di Giorgia per Vladimir o, di contro, l’astio o l’odio della stessa per Ursula; a nessuno interessa o fa comodo – anzi! – far finta di non ricordare le prese di posizione di Paola Frassinetti, oppure di Federico Mollicone, nonché di tanti altri, se non tutti gli esponenti della “destra di governo” che, quando Palazzo Chigi lo osservavano solo da piazza Colonna, è protestavano veementemente per la strumentalità di certi processi bolognesi.
Dunque, non solo vincono, le Sinistre giudiziaria e politica, ma si preparano, o meglio, hanno già iniziato a mettere a frutto il risultato.
Sotto accusa
E non si punta il dito, adesso, contro Giampaolo Pellizzaro, Gabriele Paradisi, Massimiliano Mazzanti, Silvio Leoni, Enzo Raisi, Gabriele Marconi o chi altri, in perfetta solitudine o nella solidarietà giusto tra loro, ha combattuto la battaglia per la verità sul 2 agosto, producendo prove, documenti e testimonianza che i magistrati delle Due Torri hanno cestinato, senza nemmeno analizzarli.
No, no: si punta il dito verso la “destra di governo”, quella che vorrebbe accreditarsi come un qualcosa di diverso da se stessa, compiacendo proprio coloro i quali, invece, vuoi con le sentenze vuoi con le invettive, le ricorda da quale albero è o sarebbe germogliata.
E non si parli, nei prossimi giorni, della fantomatica “commissione sulla violenza politica” – la versione politicamente corretta o “light” della cara, vecchia “commissione stragi”, l’unica eventualmente concedibile a questa nuova “destra di governo” – che non ha ancora e forse nemmeno vedrà mai la luce.
Questo scontro sulla memoria e sull’onore della Destra italiana andava – o andrebbe – sostenuto in ogni dove, senza concedere quartiere, visto che non ne viene concesso dal nemico.
Tutto il resto è ignavia.
Cosa, ignavia? E che sarebbe mai questa ignavia?
Semplice: il peccato peggiore che si possa mai compiere, quello che non permette nemmeno di acquistare la dignità dell’Inferno, relegando il reo in un angusto spazio di escrementi e tafani.
Massimiliano Mazzanti
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