I sacri confini della Patria li difendono gli italiani in armi
Ritengo che il processo a Salvini sia una porcata e sia stato istruito da una magistratura inquirente politicizzata, la quale mi rimanda ad una significativa strofa della Vandeana:
“nei cieli devastati da giudici plebei,
dall’odio degli uomini,
dal pianto degli dei”…
Ma qui non voglio parlare della magistratura e nemmeno di Salvini, il quale, nel suo modo fin troppo spontaneo di porsi, mi sta anche simpatico, mentre ritengo che ben altri siano i ministri e i parlamentari che rendono ridicola la politica italiana.
Però, se è vero che riunirsi per sostenere la giustezza dell’azione posta in essere da Salvini per interdire l’accesso di migratori illegali (li definisco così) è una sana iniziativa, è altrettanto vero che tirare in ballo la difesa dei confini della Patria rischia di essere un autogol, anzi lo è.
Una questione italiana
E lo è per un motivo molto semplice: la questione della DIFESA DEI NOSTRI CONFINI è tutta un’altra faccenda, riguarda gli italiani in armi contro un nemico anch’esso in armi, qualcosa di ben più pericoloso di qualche migliaia di aspiranti delinquenti scappati di casa e traghettati sulle nostre coste da quattro capitani stile Achab, con la stessa malata ostinazione dell’eroe di Melville ma meglio assistiti e ben più pagati, e forse anche prezzolati da chi ha interesse a sfruttare questo fenomeno di emigrazione delinquenziale.
I gruppi di clandestini che approdano sulle nostre coste, in realtà, se intercettati al loro sbarco, non sono un pericolo per la sicurezza dei confini, perché, in teoria, per arrestare quegli aspiranti delinquenti e trasportarli in un centro di identificazione e isolamento da dove poi dovranno essere rimpatriati, basterebbe l’intervento della Polizia Locale magari rinforzata da elementi delle Forze dell’Ordine. Certo, questo suppone che la Polizia Locale sia sufficientemente addestrata, equipaggiata e orientata, ma soprattutto non ostacolata da quei “giudici plebei” che, richiamando il succitato canto (“La Vandeana”), stanno devastando la terra d’Italia arrecandole gravi danni morali e materiali.
Ora, dinnanzi a noi, vi è un doppio problema:
- da una parte, un flusso di clandestini che continua ad arrivare dal mare e preme per penetrare in profondità nel nostro territorio
- dall’altra, il flusso precedente che, dai e dai, adesso è straripato e costituisce una sorta di fronte interno che attira i nuovi sbarcati.
Un capolavoro di imbecillità che pesa sulle spalle della più infima classe politica che ci è toccata dal 1946.
Comunque, se non siamo in grado di far fronte a uno stillicidio di potenziali delinquenti disarmati che approdano clandestinamente e disordinatamente sulle nostre coste, vuol dire che siamo destinati a diventare le allegre vittime di quei delinquenti e di chi è ancora più delinquente di loro: i nostri politici che hanno permesso tutto questo.
Evitiamo però di tirare in ballo la difesa dei sacri confini della Patria, questo è affare di italiani che 106 anni fa si sono fatti grattugiare sulle pietraie del Carso proprio per difendere quei confini, e che, più recentemente, sono caduti, dal 1943 in poi, per difendere gli italiani dei nostri confini nord-orientali dalle bande di Tito per le quali i politici delle frontiere aperte a tutti continuano a provare simpatia.
di Corrado Corradi
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: