Morto il fascismo, in Italia, cento anni dopo, sono tutti antifascisti.
Lo è la scurissima africana che, on line, si presenta come “pansessuale e antifascista” in un connubio illogico che, però, non mi stupisce; lo è la discotecara che non sa identificare non l’anno, ma il secolo della marcia su Roma; è antifascista la lesbica fresca di acquisto di sperma e il liceale che non ricorda una sola legge del Ventennio; è antifa persino la spogliarellista di OF per la quale definizione di fascismo è: “ movimento contro le donne”, ma purtroppo è antifa pure la maturanda stordita che confonde la Barilla con i balilla.
Anche Luca Marinelli è antifascista ed è un uomo che soffre e che ha sofferto.
Il film nel quale è protagonista è bruttino e nasce da un libro pessimo, ma non è questo il motivo di tanto dolore.
Straccia il cuore del nostro l’aver interpretato Mussolini!
Lo ricorda in ogni intervista dimenticando – in ogni intervista! – che l’assegno è stato, evidentemente, convincente e che, avesse ritenuto immorale, doloroso, faticoso quel ruolo, sarebbe bastato rinunciare all’assegno di cui sopra.
Ci saremmo risparmiati la lamentatio magna dell’antifascismo da carriera, sport praticato da tutti, ma che, come ogni sport, presenta pericoli importanti se non si ha alle spalle una adeguata preparazione.
Storicamente… ridicolo
Nel caso del libro di Scurati da cui è tratto il film, la preparazione latita ed il film non pone rimedio alla deficienza originaria.
Un libro che vuole essere storico e che è storicamente ridicolo ha dato vita ad una serie più inutile che brutta, più sbilenca che “sbagliata”.
La lettura del fascismo rimane superficiale, imbevuta di una visione da centro sociale lontana miliardi di anni luce da quella competenza storica che, un secolo dopo, non può tanto gravemente latitare.
Marinelli, dal canto suo, gioca la carta dell’antifascista dolente e Scurati, che con la medesima carta dell’antifascismo vuole vender libri, non si avvede di strafalcioni che irrimediabilmente lo pongono nella categoria dei dilettanti o, a voler esser severi, degli incompetenti.
Il livello del film e del libro fanno sospettare che le lacrime di Marinelli altro non siano che un astuto modo di far parlare di sé e di un lavoro che, altrimenti, non avrebbe meritato né una riga né uno spettatore.
Un pessimo storico, Scurati, un mediocre regista, Wright, un attore, stavolta, non esaltante, ma un grande pubblicitario.
Complimenti a Luca Marinelli!
di Irma Trombetta
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Ottimo e destrutturante articolo su un libro, un film uno scrittore (!?) e un attore (!?) bassamente banali.
Complimenti per la sagace critica. Scommetto che Marinelli devolverà il suo compenso all’ANPI e che questi lo pretendano.