F-35, il gioiello dell’aeronautica moderna, un concentrato di tecnologia talmente avanzata da far impallidire persino i robot da cucina di ultima generazione. Ma, come ogni strumento complesso, ha i suoi… “piccoli” inconvenienti.
Immaginate di aver appena acquistato un’auto di lusso, fiammante, con tutti gli optional possibili, ma con una clausola nel contratto: il produttore si riserva il diritto di disattivare il motore a distanza se non approva la vostra destinazione. Ecco, con gli F-35, la situazione è un po’ simile.
Il controllo a stelle e strisce
L’eurodeputato francese Christophe Gomart* ha sollevato un polverone: i paesi europei che hanno investito fior di quattrini in questi bolidi volanti, e l’Italia è tra questi, potrebbero non essere del tutto liberi di usarli. Il Pentagono, infatti, manterrebbe un certo controllo sull’operatività dei jet, grazie all’accesso al software, alla logistica e alla manutenzione. In pratica, se a Washington non piace la meta del vostro volo, potreste rimanere a terra.
Un precedente imbarazzante
Nel 2014, gli Stati Uniti hanno già dimostrato di poter esercitare questo potere, impedendo agli F-16 egiziani di attaccare in Libia. Un episodio che ha spinto l’Egitto a “ripiegare” sui più indipendenti Rafale francesi.
Il pretesto
La giustificazione ufficiale è la necessità di garantire l’interoperabilità tra le forze armate della NATO. Ma c’è chi, come Gomart*, sospetta che si tratti di un pretesto per mantenere il controllo. Che gli Stati Uniti possano disattivare gli F-35 europei da remoto è tecnicamente possibile. Hanno accesso ai codici software originali e agli aggiornamenti. Ma le conseguenze politiche di una mossa del genere sarebbero devastanti. Immaginate la faccia dei vostri alleati se, nel bel mezzo di una crisi, i loro aerei diventassero improvvisamente dei costosi soprammobili.
Le opinioni degli esperti
Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes, conferma che la questione è nota da tempo. “Certo che è noto. Ed è stato alla base dell’opposizione ‘di destra’ all’acquisto del caccia di quinta generazione americano”. Ma, come sottolinea Emmanuele Panero del CeSI, l’acquisizione di sistemi d’arma da un paese terzo comporta sempre un certo grado di dipendenza.
Autonomia strategica a rischio?
La domanda sorge spontanea: l’Europa è disposta a rinunciare alla propria autonomia strategica in cambio di un aereo all’avanguardia? La risposta non è semplice. L’F-35 è un gioiello tecnologico senza eguali, ma la sua dipendenza dagli Stati Uniti potrebbe rappresentare un problema in futuro.
In conclusione
L’F-35 è un po’ come un’auto di lusso con un antifurto satellitare, fornito da una assicurazione, molto sofisticato: se non pagate il premio, l’assicurazione può bloccarvi a distanza.
Un compromesso che, per molti, vale la pena accettare in cambio di prestazioni eccezionali. Ma è bene essere consapevoli dei limiti. Dubitiamo che EUrinomani e NATO dipendenti ne siano coscienti. In fondo sono abituati a dipendere dagli USA, le centinaia di basi americane installate in tutti i paesi europei lo dimostrano.
Redazione
* Christophe Gomart, ex capo dell’intelligence militare francese ed eurodeputato del Partito Popolare Europeo (Ppe)
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: