Il Manifesto di Ventotene e il circo antifascista La nostra Europa non è quella di Ventotene, tuona il PdC Meloni.
E meno male, aggiungiamo noi.
Come previsto, però, ecco giungere la tempesta. All’indomani della manifestazione blustellata a Roma, in Parlamento e sui giornali assistiamo ad un’altra sceneggiata, ancora più patetica, grottesca, ridicola.
Viene tirato fuori dal baule in soffitta questo manifesto di cui molti eurofili, fino a ieri, ignoravano l’esistenza. Ventotene era solo un’isola o al massimo il comitato omonimo famoso per le sue foto con Monti.
L’europa degli antifascisti
Leggendo tale documento, scritto da antifascisti al confino, emergono idee socialiste figlie della penna che l’ha scritto negli anni 40. Già qui emerge la prima grande contraddizione, essendo l’unione europea nemica di ogni forma di socialismo e più in generale della giustizia sociale, confinata nel contenitore denominato “populismo”.
Basterebbe questo per capire come il documento fondante della cultura europeista sia lontano, se non agli antipodi, dall’europeismo stesso, che vede nel capitalismo finanziario e nel neoclassismo il migliore dei sistemi.
Chissà cosa avrebbero pensato quegli antifascisti al confino a Ventotene se avessero visto gli ospedali chiusi in Grecia o i suicidi di chi non poteva pagare i debiti, perché la piccola e media impresa venivano smantellate poco a poco.
Ma al di là del contenuto, che gli stessi europeisti considerano superato e da contestualizzare, ciò che conta è che sia stato scritto da antifascisti, tanto basta per farne un totem. Poteva anche esserci la ricetta della carbonara con polvere di cacao e ananas, poco importa, la penna è antifascista quindi è sacro a priori.
La camurriata delle lacrime piddine
Ed ecco il teatrino del deputato piddino che scoppia in lacrime, il solito sermone di Benigni, l’isteria dei giornali che cianciano di analfabetismo funzionale contro chiunque non si inginocchi di fronte a quel manifesto che nessuno ha letto fino a questa polemica, paranoici che parlano di apologia di fascismo verso chi non si riconosce nel documento (il web è pieno di commenti del genere).
Una scena pietosa che mostra il volto dall’europeismo, nemico delle dittature ma che non ammette il contraddittorio, che invita a trasferirsi in Russia chiunque non abbia il santino di Ursula nel portafoglio (anche se vuoto), che vuole creare una piramide sociale basata sul censo mentre distrugge l’identità personale e nazionale del Continente.
L’incubo UE
Europa federale, lotta ai sovranismi, a meno che non si tratti di difendere la sovranità di Ucraina e Israele.
Niente auto né moto, solo lusso da esibire sui social per pochi eletti. Sanità privata riservata a chi vive secondo le sue possibilità.
Questa è l’Europa, non è nemmeno quella ventoteniana, perché quel manifesto, come la costituzione, sono solo simboli da tirare fuori senza necessariamente conoscerne i contenuti per attaccare le destre, da quelle moderate a quelle radicali, fino ai movimenti identitari che rifiutano la dicotomia destra-sinistra.
Ventotene torni a essere “solo” la bellissima isola che è, non sia associata a questo spettacolo indecoroso.
Lorenzo Gentile
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