Monza, 3 maggio 2025: un bimbo attraversa lo spiazzo che si allarga davanti al Centro San Rocco, brandendo una bandiera romena più grande di lui.
Il sentimento patriottico dei rumeni in Diaspora in Italia si evince anche da questa meravigliosa immagine che abbiamo stampato nella nostra memoria.
Presenti al voto, espresso ovviamente a favore di George Simion, abbiamo sondato l’intenzione di voto dei cittadini che si sono recati alle urne in via Gabriele D’Annunzio 35 e la risposta è stata sempre e solo Simion che, tradotto, significa Calin Georgescu.
L’estrema destra si riprende legalmente ciò che le era stato sottratto con la Lovitura de Stat – il colpo di Stato – di dicembre 2024. Simion ha ottenuto il 40% delle preferenze contro il 21% ottenuto dal sindaco di Bucarest, l’indipendente Nicușor Dan, sfidante con cui andrà al ballottaggio la prossima settimana. George Simion è il poleman per la carica di Presidente – ruolo che sappiamo essere spiritualmente e legalmente di Calin Georgescu e i due alleati non lo nascondono – in una elezione nata tra marosi di polemiche che si abbattono su Bucarest dalla puntata precedente. Simion vola verso il successo e subito si levano i latrati che lo accusano di ingerenze russe…
La solita canea filo europeista
Simion è un leader genuino, nazionalista, il rumeno per i rumeni – chi scrive lo ha conosciuto in una sua apparizione a Milano – fedele alla Patria e al voto espresso dai romeni in prima battuta, sostenitore e futuro fautore della vittoria di Georgescu, così come il popolo aveva decretato a dicembre scorso.
Il sentimento patriottico è fortissimo in Romania, una Nazione mai doma, un popolo che si batte e non si arrende mai alimentato dall’inflazione e da un’economia debole. AUR – il partito capeggiato da Simion – incarna questo Amor di Patria, bene lo rappresenta e lo difende in ogni occasione in cui abusi e soprusi, interni o esteri, investono la Romania. La gente romena lo sa, segue AUR e il suo leader.
“La nostra missione è una sola: il ritorno all’ordine costituzionale, alla democrazia, non abbiamo alcun obiettivo se non mettere al primo posto il popolo rumeno”.
La frode orchestrata da coloro che hanno fatto dell’inganno l’unica politica di Stato – come ha ben espresso Calin Georgescu – è fallita miseramente.
Il potere del voto che hanno in mano i rumeni – un voto che ha un senso, a differenza di quanto accade in Italia – spaventa e terrorizza il sistema. I rumeni in Diaspora si sono organizzati: chiunque non avesse potuto raggiungere le sedi di voto ha potuto contare sul supporto dei compatrioti. In particolare, i conducenti di mezzi pesanti, hanno esposto il tricolore romeno così che chiunque li potesse riconoscere e accompagnare a votare.
Fiducia
Siamo fiduciosi che la Romania saprà raccogliere ottimi frutti al ballottaggio, dopo che a dicembre fu servita loro una mela aspra e avvelenata.
La differenza fra Romania e Italia è un sola: l’estrema destra romena è compatta attorno ad un leader che ne incarna i principi, un capo carismatico quale fu, a suo tempo, Corneliu Zalea Codreanu, mentre l’italiana rimane frammentata, incapace di darsi una regola, di eleggere un unico capofila, limitata pertanto al margine della politica che conta.
Quando un leader carismatico si leverà e unificherà i movimenti di destra radicale sotto un’unica guida, ci troverà pronti a dare quel voto che oggi rimane chiuso nel cuore.
Cristian Borghetti
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