ll “Remigration Summit”, contestato raduno di numerosi movimenti politici identitari e sovranisti europei sul tema dell’immigrazione, inizierà questa mattina alle 9 al Teatro Comunale di Gallarate, in provincia di Varese.
La convocazione ai partecipanti è arrivata via e-mail questa mattina a chi aveva acquistato il biglietto con l’indicazione del luogo e dell’orario, anticipato alle 9 rispetto alle 14.30 come era originariamente previsto.
Tutti questi cambiamenti sono dovuti al surreale clima di tensione che le sinistre hanno creato, in Italia, partendo con la richiesta del Partito Democratico, che si dimostra tale se a parlare sono loro, di annullare l’evento.
“Le misure per garantire l’ordine pubblico prese da questura e prefettura sono imponenti e adeguate. Mi auguro che vada tutto bene perché è giusto che tutti possano manifestare le proprie idee”, ha detto il sindaco di Gallarate Andrea Cassani, all’ANSA.
L’incontro pubblico è regolarmente autorizzato, peraltro in un luogo di proprietà pubblica, ove l’organizzazione ha garantito il sold out degli oltre 600 posti di cui dispone il teatro, perché l’interesse verso questo argomento è diventato di vitale importanza.
Le sinistre hanno organizzato un flash-mob di protesta a Gallarate e altre manifestazioni, che, per motivi di ordine pubblico, sono state spostate a Milano, affinché la lontananza impedisca il contatto diretto o blitz violenti in sala da parte di elementi facinorosi, riconducibili alla galassia della sinistra extraparlamentare, sempre coccolata dai partiti che siedono nelle Istituzioni. I quali saranno a Piazza San Babila a spiegare alla gente esasperata quanto siano buoni e cari nonché risorse economiche sfruttate dai cattivi imprenditori, tutti i migranti.
Ci auguriamo che elementi dei centri sociali, magari già noti per la violenza d’odio politico, sempre a volto coperto, non approfittino di questi spazi di democrazia concessi dallo Stato, per compiere atti vandalici, terrorizzare con forme di guerriglia urbana la cittadina di 50mila anime del varesotto e provocare danni a persone e cose, che ricadono sia nella sfera affettiva che sulle tasche dei contribuenti.
Il Mondialismo
Ciò che fa rabbia alle sinistre globaliste è, in primis, un motivo di carattere ideologico, derivante dal marxismo e dall’anarchismo. Il modello del “cittadino del mondo” contrasta nettamente con i doveri civici previsti da qualsiasi ordine nazionale sovrano. Il caos è il fine. Il mezzo è l’immigrazione irregolare o anche regolare, non importa se criminale.
Tale movimento cerca di rispondere alla mondializzazione dei problemi del nostro tempo, suscitando una solidarietà universale tra i popoli e proponendo istituzioni di carattere sovranazionale dotate di autorità, anche coercitiva e liberticida, che, a livello internazionale, hanno già prodotto diritto positivo a tutela del mondialismo e a scapito di chi non è d’accordo.
All’origine, il mondialismo è apparso come un’«utopia ingenua e simpatica». Victor Hugo, nel 1842, prediceva che «un giorno il globo intero sarà civilizzato… Allora si realizzerà il sogno magnifico dell’intelligenza: avere per patria il mondo e per nazione l’umanità».
Oggi, il movimento mondialista si fonda sul fatto che la maggior parte dei problemi umani si sono mondializzati e nessuna soluzione soddisfacente può essere trovata sul solo piano delle nazioni singole: alimentazione, diritto sui mari, risorse, energie, acqua potabile, protezione della biosfera, problemi monetari, trasferimenti tecnologici, costo delle materie prime, garanzie di pace, azione efficace contro la droga, il terrorismo, corsa agli armamenti, sottosviluppo endemico.
I grandi problemi che emergono anche all’interno di una nazione richiedono, per la loro soluzione, una cooperazione su scala mondiale: la disoccupazione, l’inflazione, il rispetto dei diritti umani, la libertà culturale, il commercio, l’industrializzazione.
La corrente mondialista è incoraggiata da numerose organizzazioni, da movimenti e associazioni non governative, che ricevono ingenti finanziamenti dalla politica internazionale. Anche alcuni gruppi parrocchiali e diocesani non sono estranei all’ “accoglienza-business”, figlia di una distorta interpretazione della carità.
Crea le condizioni dell’internazionalismo di matrice bolscevica, che rompe con ogni tradizione e ogni identità, in nome di un’omologazione della massa in nome dell’ateismo, del primato materialista, del panteismo ecologista, dell’animalismo, della new age, del woke, della trasformazione dei desideri in presunti diritti, della redistribuzione della miseria fra tutti perché chi più ha è il nemico di facciata.
Nella pratica, però, non si è mai visto un leader dei compagni veramente povero. Sono tutti col Rolex o radical chic al caviale, che pontificano dai loro salotti o attici, mentre il lavoratore in fabbrica muore sottopagato oppure non può garantire un’esistenza dignitosa alla sua famiglia, anche perché la priorità di costoro sono i gay e i migranti.
Infatti, la Dottrina sociale della Chiesa si contrappone, per sua intima natura, all’ideologia perché è realista, mentre l’ideologia è sempre un occultamento strumentale della realtà.
Siamo fratelli perché figli di Dio, figli di un unico Padre. Quello naturale è il piano di una fratellanza civica ed etica, quello soprannaturale è il piano di una fratellanza religiosa e salvifica. I due piani sono in continuità tra loro, perché la natura rimanda al Creatore e la soprannatura al Salvatore, che sono lo stesso Dio.
Al mondialismo di sinistra manca questa concezione perché è ateo e mira a soddisfare tutti i bisogni o capricci, senza alcuna regola. Sul piano elettorale mira a dare in fretta la cittadinanza agli immigrati, affinché si trasformi presto in voto di riconoscenza verso quei partiti di sinistra che hanno accolto e assecondato, nonché aiutato mezza Africa a trasferirsi qui. Il capo della CGIL, Maurizio Landini ha già fatto i conti: entro i prossimi 5 anni potrebbero essere regolarizzati almeno 2.5 milioni di stranieri, che si trasformerebbero subito in bottino elettorale tutelato dal suo sindacato.
Le sinistre vedono nell’immigrato cittadino italiano (di qui anche l’insistenza per un innaturale ius soli) una autentica risorsa elettorale per colmare la differenza considerevole di voti che le distanzia dalle destre. Il paravento buonista serve a celare questo fine. Attenti ai “buoni”!
LA REMIGRAZIONE
Come riferisce La Stampa, il vertice sulla Remigazione si propone di discutere e promuovere il concetto di “remigazione”, ovvero il rimpatrio forzato non solo di immigrati irregolari, ma anche di cittadini stranieri regolari e dei loro discendenti.
Proposta che trova ampio consenso tra le persone comuni, non per forza schierate politicamente, che hanno vissuto e vivono le problematiche quotidiane, determinate dal comportamento di molti, troppi, che non vogliono integrarsi o che sono qui illegalmente. Le cronache sono piene ogni giorno di casi limite, tra furti, aggressioni, saccheggi, devastazioni, attacchi verbali e fisici, degrado, spaccio, omicidi e femminicidi commessi da immigrati illegali o legali ma dalla cultura o indole incompatibile con la nostra.
Il partito islamico è certamente un pericolo perché potrebbe diventare la piattaforma dell’odio anticristiano e della proposizione della Sharia da parte di personaggi vicini ad ambienti terroristici internazionali. I media spesso riferiscono già di esponenti islamisti espulsi perché contigui a certe cellule paramilitari fanatiche.
Esponenti identitari tedeschi e austriaci ne parlano apertamente da tempo, così come i loro colleghi francesi. Ultimamente si è iniziato a parlare di remigazione anche in Italia, e la parola è usata soprattutto da diversi parlamentari ed europarlamentari della Lega e di Fratelli d’Italia, nonché da alcuni giornali orientati a destra.
Mentre gruppi senza rappresentanza elettorale, come, ad esempio, il Movimento Politico Fortezza Europa di Verona, i cattolici tradizionalisti, in particolare il Circolo Christus Rex-Traditio, il VFS (Veneto Fronte Skinheads), Casapound, la Rete dei Patrioti, i gruppi giovanili di Indipendenza, ne parlano pubblicamente da anni. Fino a qualche tempo fa il termine “re migrazione” era però usato quasi solo nell’ambiente accademico.
Il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha detto di non vedere «sinceramente quali possano essere i problemi» relativi al Summit sulla Remigazione.
Il vicesegretario della Lega ed europarlamentare Roberto Vannacci ha detto venerdì in un’intervista alla Stampa che sarebbe «andato con grande piacere», ma che ha dovuto declinare per altri impegni.
Va aggiunto un particolare non di poco conto. Allo strumento giuridico della Remigazione è già ricorso, fin da gennaio, il neoeletto Presidente della più grande Superpotenza globale, ovvero gli Stati Uniti Donald Trump, che non è certamente etichettabile come “fascista” e che vive nella più grande democrazia occidentale.
Ma anche a sinistra, il leader laburista inglese Starmer ha posto restrizioni all’immigrazione, disponendo che solo chi conosce bene la sua lingua ed abbia casa e lavoro possa entrare legalmente nel Regno Unito. Razzista anche lui?
No, la remigazione è la logica “operazione di sopravvivenza” dell’Occidente identitario e tradizionale, ossia “etero, bianco e cristiano” come lo ha definito Giuliano Guzzo de La Verità nel suo omonimo libro, tanto odiato dalle Boldrini e dalle Schlein. Il fine è togliere un bel po’ di delinquenza dalle strade, combattere molti racket sulla prostituzione e la droga, favorire quegli immigrati regolari e richiedenti asilo perché scappano veramente dalle guerre, che, invece, desiderano una autentica integrazione e che sono danneggiati dal falso e ipocrita buonismo di chi chiude gli occhi davanti alla realtà.
di Matteo Castagna