“In che mani siamo?”: l’allarme dei consiglieri indagati tra interessi personali e degrado della politica.
Negli ultimi mesi, l’Italia ha assistito a un inquietante fiorire di inchieste su consiglieri comunali e regionali indagati per appropriazione indebita, corruzione, falsa testimonianza e danno erariale.
Ecco alcuni casi emblematici identificati dal 2024 a oggi.
Dalla Campania alla Liguria: un quadro preoccupante
A Torre Annunziata, tre consiglieri comunali e un ex assessore sono stati accusati di falsa attestazione per non aver versato tributi comunali (IMU, TARI, TARSU) tra il 2007 e il 2020, mentre dichiaravano il contrario alle autorità comunali.
Il debito ammonta a circa 36.000 € In altri comune della Campania, ben 17 consiglieri regionali sono stati citati dalla Corte dei conti per aver approvato indennità extra ai propri collaboratori tra il 2019 e il 2022, causando un danno erariale stimato in 3,6 mln €. In Calabria, nella maxi operazione “Millennium”, sono entrati nel registro degli indagati ex consiglieri regionali (PD e FdI) coinvolti in presunti scambi elettorali con la ‘ndrangheta.
In Liguria, l’ex Presidente della Regione, Giovanni Toti, ha patteggiato nel maggio 2024 una pena per corruzione e finanziamento illecito relativa a favoritismi in cambio di donazioni al comitato elettorale. A Genova, l’ex assessore comunale Antonino Gambino (FdI), ora consigliere, è indagato per corruzione insieme al comandante della polizia locale, per favori ad un’impresa in cambio di finanziamenti.
A Prato, l’ex sindaca Ilaria Bugetti è indagata per corruzione: avrebbe favorito un imprenditore tessile in cambio di sostegno elettorale.
Cosa ci dice tutto questo? Le vicende elencate non riguardano furbetti isolati: riflettono un trend preoccupante, che mette in luce una classe politica sempre più orientata a usi privati del potere.
La politica diventa pura carriera, non servizio: non si governa per i cittadini, ma per i propri interessi. Le inchieste, spesso nate da indagini economiche o finanziarie, rivelano una tendenza consolidata: il diritto, la trasparenza e la missione pubblica passano in secondo piano.
L’obiettivo sono i posti ben pagati, le indennità gonfiate, i favoritismi, le clientele.
L’inefficacia delle regole è evidente: né le leggi né i controlli bastano. Sebbene leggi come la Severino e organi come la Corte dei conti esistano, nella realtà la maggior parte degli indagati resta al proprio posto, spesso senza conseguenze immediate. Una politica che ignora una simile sistematicità nei reati perde credibilità.
L’appello ai cittadini e alle istituzioni Serve più di una condanna simbolica su un quotidiano.
- Occorre riformare regole e controlli – Taglio immediato di indennità e stipendi a chi viene indagato, almeno fino alla sentenza definitiva.
- Maggiore trasparenza – Rendere obbligatoria la pubblicazione online e facilmente accessibile di tutti i rendiconti di spesa e tributi pagati.
- Sanzioni reali – Interdizione dai pubblici uffici per i condannati in via definitiva.
- Educazione civica vera – Formazione politica che aiuti chi vuole fare politica come servizio, non come mestiere.
Finché la politica sarà percepita come un’opportunità economica, non un dovere civico, il declino proseguirà. Il problema non è solo giudiziario: è culturale.
La politica deve tornare ad essere al servizio dei cittadini, non di sé stessa.
In che mani siamo? Quando i rappresentanti dimostrano di tradire la fiducia con comportamenti opachi, clientelari o illeciti, l’intero sistema democratico vacilla.
Eppure, le risposte non mancano – solo la volontà sembra latitare. Per cambiare, non basta indignarsi.
Serve agire. Famiglie, studenti, lavoratori: tutti devono chiedere di più, pretendere di più.
Altrimenti, resteremo davvero in queste mani.
Valerio Arenare
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