Mentre l’Europa sonnecchiava e la Premier Meloni era forse distratta da faccende più… italiane, la Cina ha fatto una mossa da manuale, anzi da manuale del Monopoli globale.
Il 30 luglio, il gigante digitale cinese Jd.com, non contento di dominare il suo orticello, ha deciso di comprare Ceconomy.
Per i meno avvezzi al mercato finanziario, Ceconomy è la holding tedesca che controlla MediaWorld, MediaMarkt e Saturn. Un affare da 2,2 miliardi di euro, che non può passare inosservato.
Ma attenzione, non si tratta solo di un’acquisizione di negozi di elettronica. Questa è la mossa del cavallo di Troia, con il cavallo che, in questo caso, porta un logo cinese e ha una rete di magazzini tra le più estese.
Jd.com, a differenza dei suoi cugini Alibaba e Pinduoduo, non si limita al web market: ha ben 820 magazzini e una flotta di 37.600 veicoli. Mancava solo la presenza dei punti vendita, ed eccola servita su un piatto d’argento: oltre mille negozi in 11 Paesi europei, inclusi i 139 MediaWorld italiani.
L’operazione è talmente ben orchestrata che Jd.com si assicura anche un accesso indiretto a Unieuro tramite la quota di Ceconomy in Fnac Darty (il 23%).
Insomma, dalla Germania alla Francia, passando per l’Italia, l’influenza cinese si espande a macchia d’olio nel settore dell’elettronica di consumo.
Il tutto, si badi bene, con la promessa che i contratti di lavoro e i siti operativi non cambieranno. Pochi negozi, quasi nessun cambiamento visibile.
E allora perché tutto questo clamore? Semplice: perché è la Cina. Ed è qui che entra in gioco il governo Meloni, chiamato a valutare l’attivazione del “golden power”.
Chissà, magari l’operazione sarà bloccata o verranno imposte condizioni.
O forse, tra un trillo e l’altro dei nuovi smartphone made in China, ci si renderà conto che l’Europa, e l’Italia in particolare, ha fatto un altro piccolo passo verso Oriente, con un MediaWorld in ogni dove e la Premier che ancora non se n’è accorta.
Alfredo Durantini
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