Fuori tempo massimo ma anche fuori luogo e soprattutto fuori di testa
Parafrasando un “illuminato” della loro cerchia eletta (per intenderci quella che dall’alto di una torre eburnea, giudica, valuta, condanna, disprezza, pontifica), “le parole hanno un senso”
E se hanno un senso, pur senza evocare (per fortuna e per ora) il ritorno di parentesi buie della nostra storia recente, forse si dovrebbe imporre, per maturità e senso di responsabilità, maggior cautela nell’uso scriteriato di espressioni incendiarie.
E quando queste vengono minimizzate, se non giustificate, allora un brivido corre lungo la schiena pensando a quanto inutile sia stata la lezione del passato.
Il filo rosso
Il breve excursus che ripercorriamo, seppur eterogeneo nei contenuti e nei protagonisti, ha però un inquietante filo rosso (in tutti i sensi): l’irrilevanza della opinione altrui, la “democratica” arroganza di decidere unilateralmente chi abbia il diritto di presenza e di parola, fino all’apice del puro disprezzo ed odio dell’alto (con logico corollario del diritto-necessità di ridurlo, nella migliore delle ipotesi, al silenzio coatto).
Qualche giorno fa alla Sapienza, che più di intellettuali sembra essere fucina di imbecilli seriali, è andata in onda una patetica rievocazione degli anni 70. Una conferenza di sostenitori del diritto alla vita, è stata impedita al grido “le sedi dei pro-vita su chiudono col fuoco, con i pro-vita dentro, se no è troppo poco ..” Sostituite pro-vita con fascisti e riemergerà tragicamente l’apologia criminale del rogo di Primavalle.
Queste gesta fanno il paio ideologico e delinquenziale, con gli stantii cori dei giorni precedenti a Torino e Bologna, con l’evergreen (meglio ever red) di “il nonno partigiano ce l’ha insegnato, uccidere un fascista non è reato”
Raimo & c.
Uno degli eroi della caccia libera al pensiero dissenziente (rectius: alle persone fisiche che esprimono un pensiero dissenziente) è tal Raimo, balzato ai disonori della cronaca per avere impunemente sentenziato il diritto dovere di praticare la violenza fisica sull’avversario durante un commento alla vicenda della eroina Salis: “i fascisti è giusto picchiarli sempre”
Ma andiamo avanti, auspicando che il riduzionismo giustificazionista della scrittrice Ginevra Bompiani sia derubricabile a incontinenza senile.
In più occasioni la stessa ha ribadito che “bruciare le insegna di un Ministro non è reato” ma soprattutto che il gesto della P38 ostentato da nugoli di ignorantelli/e adolescenti esaltati, al più è “una manifestazione doverosamente irriverente” e non una istigazione all’odio.
E l’intolleranza politica ed ideologica dei soliti benpensanti progressisti, spesso si colora di rosa. Come non ricordare il delirio della protettrice delle “risorse” Laura Boldrini, la quale commentando un tentativo di prevaricazione violenta da parte di collettivi e antagonisti su studenti di altro colore, non solo si astiene dalla condanna (ricordiamo essere stata anche terza carica dello Stato), ma colpevolmente va oltre e con indecente e spiazzante superficialità si esprime con questa follia “strappare i volantini e cacciare chi non la pensa democraticamente è legittimo”.
Su questa lunghezza d’onda anche un altro personaggio balzato agli onori prezzemolini dei talk show, il rettore della Università di Siena, tal Tommaso Montanari, il quale da mesi dispensa perle di intolleranza e aggressività su ogni canale tv ad ogni ora (e non si comprende nemmeno a quale titolo), offendendo, insultando ed evocando derive autoritarie ed il Mein Kampf in ogni salsa e contesto.
I dinosauri
Sorvoliamo sulle stucchevoli e periodiche richieste di scioglimento (ovvero pretesa censura del pensiero non conforme … al loro) delle organizzazioni dell’area nazionale, patriotica e sovranista, da parte dei dinosauri partigiani dell’ANPI (ed evidentemente dei loro nipotini, vista la statistica riduzione al lumicino di una anacronistica associazione per effetto del normale decorso del tempo)
Ultimo, ma non per gravità, un recente episodio di gravissima ignoranza ed intolleranza, sempre dal teatro di Bologna dove il presidente della associazione famigliari delle vittime del 2 agosto Bolognesi (accodandosi alla assurda attesi di Lepore secondo la quale i manifestanti nazionali sarebbero state camice nere inviate dal governo con occulti fini di ingerenza nella campagna elettorale), è andato molto oltre, nel silenzio colpevole dei più.
Riferendosi al corteo di CP e Rete dei Patrioti ha vergognosamente sentenziato che “l’assassino torna sempre sul luogo del delitto “, sottintendendo una responsabilità morale e politica dei militanti nazionali nella strage di Bologna.
In un contesto che si vorrebbe autenticamente democratico ed in uno Stato di Diritto, non è accettabile che la diversità di opinioni, soprattutto quando espressa per oscuri fini politici e attraverso faziosi pregiudizi, tracimi nella diffamazione e nella calunnia.
E questa è pura calunnia potenzialmente foriera di azioni violente istigate da simile indecente leggerezza e pericolosamente discriminatoria stupidità.
Se volete trovare i “nuovi mostri” non è necessario sintonizzarsi su striscia la notizia; sono tra noi…
Luca Armaroli
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: