Tiene banco in questi giorni la approvazione del disegno di legge del governo che introduce la fattispecie del reato di femminicidio, prevedendo pene più severe per gli atti di violenza contro le donne. Iniziativa presa più per spiazzare l’opposizione e per avere un effetto mediatico che per efficacia della proposta.
Con una mossa propagandistica, alla vigilia della Giornata internazionale della donna, il Governo Meloni ha approvato il nuovo disegno di legge, introducendo il reato di femminicidio sanzionato con l’ergastolo, e pene più dure per la violenza di genere.
Numeri discordanti
Ma quanti sono stati reati di femminicidio nel 2024? I numeri sono discordanti si passa dai 47 femminicidi per Skytg24 agli 83 per Repubblica, 90 per Rainews; 97 per non una di meno, 99 per il giornale Avvenire sino ad arrivare ai 109 femminicidi per Fanpage.
Perché tanta discordanza? il problema sta nella definizione imprecisa che, il neologismo femmicidio, assume secondo le interpretazioni ideologiche.
Ad esempio, secondo Wikipedia dove moltissimi, sbagliando, si abbeverano il femminicidio è:
“Un omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa per motivi basati sul genere. Esso costituisce dunque un sottoinsieme della totalità dei casi di omicidio aventi un individuo di sesso femminile come vittima”.
Alcune definizioni estendono il suo significato a “qualsiasi forma di violenza esercitata in maniera sistematica sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione di genere e di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico della donna in quanto tale, fino alla schiavitù o alla morte”, in linea quindi con la definizione di violenza di genere.
Dal Senato al mainstream
Mentre sul sito del Senato della Repubblica il femminicidio è “provocare la morte di una donna da parte di un uomo sia esso padre, marito o uomo qualsiasi a causa dell’assoggettamento fisico e psicologico della vittima per ottenerne il controllo”.
Quindi analizzando i dati mainstream si scopre che molto meno della metà dei femminicidi possono essere considerati tali, le restanti vittime non sono riconducibili al motivo del genere di appartenenza della vittima, ovvero femminicidi ma sono più che altro omicidi per pietas causa, omicidi con movente economico, stragi famigliari ove le vittime sono indistintamente uomini e donne, quindi omicidi che non hanno nulla a che vedere con l’odio di genere, requisito fondamentale perché un omicidio venga catalogato come femminicidio.
Disparità di genere
A margine poi dell’approvazione del disegno di legge sorgono spontanee alcune considerazioni sulle disparità, ovvero: la vita di un uomo vale meno rispetto alla vita di una donna? Se lo scopo è combattere la discriminazione così legiferando non si ottiene comunque una discriminazione? Ovvero discriminando il genere maschile? È giusta la discriminazione della donna sull’uomo? Secondo le statistiche più del 20% degli omicidi di donne più del 40% delle violenze sessuali sulle donne è stato commesso da stranieri che sono il 9% totale della popolazione residente in Italia il colpevole è il maschio in quanto maschio, lo straniero in quanto maschio o lo straniero in quanto straniero?
Come sempre volendo metter mano per cercare di sanare una situazione spinosa si ottiene poi l’effetto contrario. Un omicidio è pur sempre un omicidio e va’ perseguito sia esso di una donna o di un uomo, e vogliamo ricordare ai nostri politici che una politica immigratoria più stringente porterebbe a meno reati sia contro la persona che contro il patrimonio, ma tanto sappiamo che una immigrazione incontrollata fa comodo a molti sia per motivi economici che per motivi propagandistici.
Paolo Ornaghi
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Paolo sono Toni Brandi, presidente di provita e famiglia ONLUS e ti congratulo caldamente per il tuo articolo sul femminicidio. Sai che vi sono molti omicidi di uomini da parte di donne che non vengono denunciati o notati. Un abbraccio, il mio telefono è 345 43 88 867.