Chi ha letto il libro ” Guerriglia” * di Obertone non può non trovare similitudini con ciò che è accaduto al quartiere corvetto di Milano e nelle manifestazioni di piazza a seguito della morte del giovane Ramy.
Nel romanzo, ambientato in Francia, la scintilla scaturisce dalla morte di un giovane immigrato ad opera di un agente di polizia. La periferia si incendia e tutto il paese si trova in una sorta di guerra civile con i disordini che si propagano di città in città.
In questo paese, pregno di diritti ma scarno in doveri, la situazione creatasi deve far pensare.
Sappiamo benissimo che una certa parte politica fa fatica a prendere posizione su argomenti scontati per la maggior parte dei cittadini e preferiscono il silenzio, non si schierano.
Il lavoro sporco della sinistra
Chi ha già fatto una scelta è la parte gauche della sinistra, quella che fa il lavoro sporco nelle città, assalendo le forze di polizia e provocando veri e propri atti di guerriglia urbana.
Andando a leggere qua e la, l’occhio mi è caduto sulla presentazione di un libro che avverrà il 17 gennaio a Monza con un evento organizzato dal centro sociale FOA Boccaccio dal titolo “maranza di tutto il mondo unitevi’.
L’ autrice, Houria Bouteldja, suggerisce un’alleanza tra ” bifolchi e barbari” per la lotta al mondo governato da ricchi bianchi (sembra che tutto il mondo lavorativo dei bianchi sia costituito da benestanti).
Ora credo che incrementare odio con appelli a rivolte da parte di immigrati di seconda generazione cementando magari alleanze con anarchici, antagonisti e centri sociali, porterà inevitabilmente ad alzare l’asticella dello scontro.
Sono convinto che dietro tutto ciò esista una regia occulta che cerca pervicacemente il morto in uno schieramento o nell’ altro. Piccola nota di cronaca: il centro sociale Boccaccio vede tra le sue fondatrici Ilaria Salis, la Robin Hood in gonnella che odia i ricchi ma si intasca quindicimila euro al mese.
La sinistra al tramonto
Vado poi ad una riflessione su un’altra notizia che la dice lunga sulle scelte di certa parte politica.
Se si osservano le manifestazioni più o meno pacifiche della sinistra, si evince come molti partecipanti abbiano un ‘ età avanzata; molti tra questi sono prodotti giurassici del 68, convinti ancora di essere dei Che Guevara, ma che anche in gioventù erano poco più di Gian Burrasca.
In eterna lotta contro un fascismo che non c’è più, sono sul viale del tramonto, sono le Norma Desmond di una carriera politica ormai spenta.
Gli studi di settore dei progressisti sono consci di tutto ciò e poiché una persona normodotata difficilmente li voterebbe, gran parte del disastro sulla sicurezza è attribuibile a loro, ecco il lampo di genio.
Cittadinanza facile
Le prove tecniche di trasmissione sono datate 7 gennaio in un articolo del Tempo.
A Monfalcone, comune a guida Lega, si andrà tra qualche mese al voto.
Bene, il candidato del centrosinistra ha incontrato una delegazione della comunità bengalese.
I cittadini del Bangladesh, numerosissimi a Monfalcone hanno reso la città una sorta di piccola enclave musulmana piuttosto radicale con donne completamente velate e non inserite nel contesto sociale della città che ha seri problemi di integrazione con questa comunità che non intende assolutamente aderire ai valori occidentali, anzi evitandoli accuratamente. Ebbene il candidato ha invitato ” tanti di voi che avete la cittadinanza italiana” a votare un consigliere bengalese accanto al simbolo del PD.
Quindi pur di avere voti, diritti delle donne e della comunità lgbt, patriarcato e tutti i loro temi, vengono accantonati pur di avere il voto della comunità islamica.
Della serie ” tu intanto dammi il voto, poi sul resto ci turiamo il naso e non vediamo”.
Il sommo poeta avrebbe inserito questi traditori della Patria nella seconda zona del nono cerchio, immersi nel ghiaccio in varie posizioni a seconda del peccato.
Voglio immaginarli con il conte Ugolino che azzanna loro il cranio, perché tradire il proprio popolo per il potere può avere un orrido senso, ma tradire i tuoi ideali è proprio ripugnante
Maurice Garin
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