CP Scott, direttore del prestigioso giornale britannico The Guardian nel 1921 scrisse: “commento è libero…ma i fatti sono sacri”. Molti direttori dovrebbero appendere questa frase al muro che hanno di fronte alla scrivania.
I dati di fatto hanno sempre la priorità. Nella narrazione deve prevalere la realtà così come si presenza, senza omissioni o interpretazioni. Certamente, in secondo luogo, il commento di ciò che accade deve essere ragionevole, mantenere una certa continenza e conoscenza. Il tifo e la propaganda, insomma, non sono mai stile informativo corretto. Figuriamoci se utilizza l’insulto come prassi…Il lettore apprezza il giudizio sui fatti, quando non è strumentalmente fazioso, altrimenti si stanca e non legge più.
Jane Martinson, editorialista del Guardian, ci parla di “Una stampa disperata e opportunista e politici spietati: non c’è da stupirsi che il dibattito sui rifugiati sia così terribile”. E continua con un’accusa che, probabilmente potrebbe essere estesa a molti media europei: “L’immigrazione è una delle questioni più importanti del nostro tempo e merita una seria considerazione. La storia condannerà gran parte dei media britannici per non aver fatto questo”.
A fine agosto, il Sun ha pubblicato in prima pagina la foto di un palloncino rosa a forma di barboncino, non per illustrare gli ultimi giorni canicolari dell’estate, ma l’ultimo scandalo degli hotel per migranti, una storia che ha dominato l’agenda mediatica del Regno Unito per settimane.
In questo caso, si trattava della “palloncinicità” dell’insegnamento di hobby per i richiedenti asilo. La stagione in cui la stampa cerca di intrattenere i lettori con notizie più leggere, quest’anno è stata cancellata.
Giornali anti-migranti come il Sun, il Mail, l’Express e il Telegraph hanno pubblicato la maggior parte dei 1.571 articoli che menzionavano le parole “migrante” e “hotel” nell’ultimo mese. Secondo il sito di archivio mediatico Nexis, la copertura della questione è cambiata in molti altri settori dei media.
La difficile situazione dei rifugiati è ora costantemente presentata come una minaccia per la “gente del posto”. Persino il quotidiano Times, che non ha mai avuto un orientamento a destra, ha riportato un caso giudiziario, citando obblighi legali sotto il titolo incendiario: “I ministri sostengono che i diritti dei migranti che soggiornano in hotel sono più importanti di quelli della gente del posto”.
Enver Solomon, amministratore delegato del Refugee Council, racconta di una copertura mediatica tossica con conseguenze concrete. “I media mainstream e l’opinione pubblica politica sono in una situazione molto diversa, rispetto a un anno fa. Ora c’è l’idea che chiunque venga qui sia un potenziale stupratore o un potenziale criminale”.
I media si trovano ad affrontare di dover competere con i social media per stabilire chi sia il più adatto a parlare a nome “del popolo” – sostiene l’editorialista e insegnante di giornalismo in Inghilterra.
Assistiamo a una relazione simbiotica, con i politici che si uniscono al carrozzone populista e usano i media di destra per farlo, inondando poi i loro siti web con indignazione.
Sembra un po’ di vedere lo stesso teatrino in Italia, ove direttori e giornalisti come Mario Giordano, Maurizio Belpietro, Daniele Capezzone, Paolo Del Debbio raccontano di un’invasione che, quotidianamente, porta a casi di cronaca, ossia dati di fatto, che erano completamente assenti fino a vent’anni fa, che vedono protagonisti gli immigrati, irregolari o non integrati.
Ogni volta, la sinistra reagisce difendendo i delinquenti, sui suoi social o nei talk show. Salvo rarissime eccezioni, che dimostrano di aver capito che la gente non li vota più o sta a casa, perché stanno sempre dalla parte sbagliata e continuano a confondere l’esasperazione con il razzismo biologico, che, nel Belpaese, storicamente più che ospitale e generoso, è, invece proprio di una pulviscolare minoranza.
“La leader del partito conservatore Kemi Badenoch – aggiunge il Guardian – si è unita a questo circolo virtuoso affermando che “le donne hanno paura di andare a correre al parco perché gli uomini si nascondono tra i cespugli”, riecheggiando un articolo del Telegraph del mese scorso che citava “Sophie”, che vive vicino a un hotel per migranti e ha affermato che non tornerebbe mai a casa da sola di notte perché “non si sa mai chi si nasconde tra i cespugli”. È una rivolta a 360 gradi”.
“Al centro delle proteste c’è Nigel Farage, la cui politica di tenere conferenze stampa settimanali durante la pausa parlamentare gli ha permesso – con il notevole aiuto dei fan dei media – di dominare le prime pagine. Questa settimana, è stato incoraggiato dai giornalisti che si chiedevano, non se il suo piano di rimpatriare 600.000 migranti fosse la cosa giusta da fare, ma piuttosto se fosse fattibile”.
Poi ci ha pensato il Mail: “Finalmente, un politico che capisce”, ha scritto in prima pagina. “Gli altri partiti politici possono criticare quanto vogliono, ma Farage è in sintonia con la Gran Bretagna di mezzo”.
Probabilmente è questo che infastidisce i laburisti e le sinistre in generale: troppo spazio mediatico e troppo consenso dal ceto medio ai politici identitari, perché la loro ideologia ha sempre previsto il monopolio sulla manipolazione dei media in ottica dem.
Il Sun, in un editoriale intitolato “Piani per Nigel”, ha convenuto che Farage capisce “i cittadini britannici comuni” e comprende la loro “totale disperazione”. Il Telegraph, in prima pagina, ha accolto con favore il fatto che i talebani avrebbero proposto a Farage “un accordo”.
Soltanto il quotidiano di sinistra Mirror, in un articolo di prima pagina del giornalista Paul Routledge, ha rotto il mantra, con questo titolo: “La Gran Bretagna è meglio di così: dimenticate Farage, abbiamo bisogno di più decenza e umanità”.
Come se i maranza, gli irregolari e coloro che non vogliono integrarsi dimostrassero “decenza e umanità” verso i cittadini ospitanti, fra insulti, bivacchi, oscenità, risse, bullismo, stupri, spaccio, accoltellamenti, omicidi, furti ecc.
“Il Financial Times ha condiviso un avvertimento da parte dei principali banchieri centrali del mondo, tra cui Andrew Bailey della Banca d’Inghilterra, secondo cui le maggiori economie si trovano ad affrontare una “sfida acuta” rappresentata dall’invecchiamento della popolazione e hanno bisogno di immigrati. Ma questo genere di cose fatica a farsi strada. È il circolo vizioso che domina”. Peccato che sia stata la cosiddetta società fluida a devastare l’ordine morale e sociale fondato sulla famiglia, nonché l’alleanza della sinistra con il Grande Capitale ad aver prodotto le miserie della globalizzazione che limitano la natalità.
I dati raccontano che le percezioni della sinistra di tutto il mondo sono, in realtà, verità fattuali, che, quindi, meritano i commenti conseguenti, non giustificazioni irrazionali e prive di vera umanità.
Nel 2023 e nel 2024, quasi un immigrato irregolare su cinque è stato arrestato o denunciato per reati commessi sul territorio italiano. È quanto emerge dai dati ufficiali del Viminale, raccolti provincia per provincia, e incrociati con le stime sulla presenza di stranieri senza documenti.
Nel dettaglio, nel 2023 su circa 500mila clandestini, sono stati denunciati o arrestati in 129.218, pari al 16,47% del totale degli arrestati in Italia. Un dato che conferma una tendenza inquietante: la presenza di immigrati irregolari incide in modo significativo sulla sicurezza nazionale. Evidentemente, anche in Gran Bretagna, come in Francia, in Germania, Spagna, Portogallo, Austria, Belgio il problema esiste anche per chi finge di non vedere o per chi ne ha tutto l’interesse…
Il trend si conferma anche nel 2024. Nei primi nove mesi dell’anno, a fronte di circa 500mila presenze irregolari, ben 98.120 sono stati fermati dalle forze dell’ordine.
L’incidenza resta stabile, intorno al 16,74% del totale. Una cifra impressionante, soprattutto se si considera che si tratta di persone che nemmeno dovrebbero trovarsi sul nostro territorio.
Ma i numeri vanno letti anche nel contesto generale. Come evidenziato dal Giornale, nel 2023 gli arrestati e denunciati in Italia sono stati 784.365. Di questi, 519.212 erano cittadini comunitari, italiani compresi. Gli extracomunitari regolari, su una popolazione di 3,6 milioni (dato Istat), hanno contato 53.778 denunce o arresti. E poi ci sono gli “apolidi” e “ignoti”: oltre 82mila persone che rientrano nella categoria dei fantasmi senza identità, anche loro coinvolti in reati.
La correlazione tra clandestinità e crimine, dunque, non è un’allucinazione da campagna elettorale, ma un fenomeno documentato.
Le stime più accreditate, come quelle della Fondazione ISMU, indicano che nel 2023 in Italia si trovavano circa 458mila irregolari, in lieve calo rispetto ai 506mila del 2022. Altri studi stimano il numero vicino al mezzo milione, confermando la portata del fenomeno.
Tra le città che fanno emergere con maggiore evidenza la criticità c’è Milano, dove nel 2023 il 30% degli arrestati o denunciati era un immigrato clandestino. Una percentuale che resta pressoché identica anche nel 2024, con un 30,24% nei primi nove mesi dell’anno. Ma la tendenza riguarda l’intero Nord Italia, dove si concentra la maggioranza degli stranieri – regolari e irregolari.
Chi continua a negare la realtà dell’emergenza immigrazione è fuori dal mondo o in malafede, comunque con un grave spirito antinazionale. Eppure, i numeri parlano chiaro: l’irregolarità non solo pesa sui bilanci e sui servizi, ma incide pesantemente sulla sicurezza pubblica. Mezzo milione di persone che non dovrebbero essere in Italia, di cui una parte rilevante — e crescente — risulta coinvolta in reati, dovrebbe rappresentare una priorità assoluta, sebbene la mancanza di sovranità, carpita da una UE sconsiderata impedisca con metodi repressivi, di intervenire in maniera determinante. Purtroppo per alcuni, a sinistra, il problema sembra essere chi i dati li fa emergere, non chi li genera.
di Matteo Castagna
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