Nella prima parte (qui) di questa breve inchiesta abbiamo elencato le 113 basi militari americane in Italia conosciute. Banalmente, le basi militari servono a fare la guerra, offensiva o difensiva che sia.
Vale la pena riportare l’art.11 della Costituzione “più bella del mondo”: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”.
L’Italia è membro della NATO, che, sulla carta è un’alleanza difensiva, come recita il suo Statuto all’art.5: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale…”
I limiti della NATO
L’attività bellica dell’Alleanza Atlantica, quindi, non solo è formalmente limitata ai soli scopi difensivi ma è anche circoscritta geograficamente alla “regione dell’Atlantico settentrionale”. In sostanza per l’Italia l’opzione militare dovrebbe essere ristretta alla propria difesa o al soccorso di altri Stati membri della NATO che dovessero subire un’aggressione. Sul fatto che la NATO sia a chiara guida statunitense, con gli altri membri in condizione subalterna, non è utile dilungarsi. Fatto sta che, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la fine della Guerra Fredda e della divisione del mondo in blocchi, gli Stati Uniti, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, hanno coinvolto i propri alleati nella lunga tradizione bellicista a stelle e strisce -mediamente poco meno di una guerra all’anno dalla loro fondazione – in giro per il pianeta. Ecco un elenco dei vari conflitti in cui l’Italia si è trovata suo malgrado, coinvolta dai “Liberatori”:
1991: Prima guerra del Golfo.
In risposta all’attacco iracheno al Kuwait, gli Stati Uniti, che nell’area avevano e hanno enormi interessi economici e geopolitici, istituirono un’alleanza di 34 nazioni, tra cui l’Italia. Tra gli aspetti più drammatici, l’uso dell’uranio impoverito, con danni sia alla popolazione civile che ai militari di entrambi i fronti.
1994: intervento NATO nella guerra di Bosnia.
Nel 1994, durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, la NATO intraprese azioni militari, comprendenti attacchi aerei, nelle zone intorno a Sarajevo. La guerra croato-bosniaca si concluse nel febbraio 1994 con un accordo di cessate il fuoco. Nel 1995, l’Operazione Forza Deliberata della NATO attuò il bombardamento delle forze serbo-bosniache. L’Italia partecipò attivamente alle missioni della NATO in Bosnia ed Erzegovina, sia con la Forza di attuazione (IFOR) che con la Forza di stabilizzazione (SFOR).
1999: Guerra contro la Jugoslavia.
Uno delle vicende più clamorose. A seguito della crisi nella regione del Kosovo, gli Usa, e quindi la NATO, deliberarono bombardamenti aerei sulla Serbia per 78 giorni (Operazione Allied Force). Lo Statuto delle Nazioni Unite ammette l’uso della forza solo a seguito di una decisione del Consiglio di Sicurezza o per autodifesa contro un attacco armato, ma in questo caso non sussisteva nessuna delle due condizioni. Il Consiglio di Sicurezza ONU aveva visto i veti di Russia e Cina, mentre nessun membro della NATO era stato aggredito. Dettagli insignificanti. La maggior parte degli attacchi partì da basi italiane, quando a capo del governo c’era Massimo D’Alema e Ministro degli Esteri era Sergio Mattarella.
2001: Guerra in Afghanistan.
Dopo l’11 settembre 2001, George Bush Jr decide l’invasione dell’Afghanistan, che avviene inizialmente solo con forze statunitensi e britanniche, successivamente anche con truppe e aerei della coalizione internazionale composta da vari paesi, tra cui l’Italia. Fu una guerra logorante durata vent’anni e conclusasi con il ritiro disonorevole delle forze occidentali, organizzato frettolosamente dall’amministrazione Biden. Difficile il conteggio delle perdite umane. Quanto ai costi economici dell’operazione, per l’Italia sono stati stimati in 8,7 miliardi di euro, mentre per gli USA si parla di mille miliardi di dollari…
2011: guerra in Libia.
Di tutti i conflitti in cui l’Italia si è trovata coinvolta dopo la caduta del Muro di Berlino, la guerra in Libia è stata probabilmente quello più autolesionistico. Fino al 2011 la Libia era un paese unito, governato dalla dittatura di Gheddafi, che costituiva un argine contro l’immigrazione africana verso l’Europa. L’Italia aveva buoni rapporti con il regime, che consentivano una fiorente attività nel settore degli idrocarburi, con l’ENI. Le primavere arabe, tutte eterodirette senza eccezioni, arrivarono a contagiare anche la Libia.
La repressione di Gheddafi animò la reazione delle Nazioni Unite e stavolta furono soprattutto Francia e Inghilterra a dare fuoco alle polveri, più ancora che gli USA di Obama, che si lasciarono trascinare nel conflitto senza troppa convinzione ma anche senza troppa reticenza. Quindi bombardamenti della NATO – ma anche di diversi paesi arabi – che portarono alla caduta di Gheddafi. Risultato: ancora oggi la Libia è in preda al caos, con due governi contrapposti e scontri tribali animati da ras locali, flussi migratori fuori controllo, violazioni dei diritti umani ben peggiori che ai tempi di Gheddafi. I torbidi interessi dell’inglese Cameron e del francese Sarkozy ci stanno tuttora costando molto caro…
2014: Guerra in Ucraina.
La data non è quella che ci propina la propaganda mainstream ma l’origine dell’attuale conflitto russo-ucraino risale al 2014, con la crisi del Donbass. Non ci dilunghiamo nella cronologia degli eventi, ma semplicemente va sottolineato come quella Ucraina sia una guerra su procura, voluta dagli Stati Uniti in un’ottica di ampliamento della NATO e in sfregio agli accordi di Minsk del 1991, a cui la popolazione ucraina sta pagando un alto tributo di sangue e distruzione. Fortunatamente l’Italia non partecipa con proprie forze armate ma in ogni caso contribuisce pesantemente con aiuti economici e con la fornitura di armamenti, per una spesa sinora stimata di 2,5 miliardi di euro.
Da quanto esposto emerge che, in barba alla sua stessa Costituzione e allo Statuto della Nato, l’Italia dopo il 1945 è stata coinvolta in varie forme in diversi conflitti, nessuno dei quali era a tutela dei nostri interessi, anzi, spesso la partecipazione alle operazioni belliche è stata un’operazione autolesionistica, voluta da Washington, e in certi casi, come il sostegno a Kiev, anche da Bruxelles. La tendenza del mondo occidentale sembra essere sempre più quella di una politica di guerra e di una corsa sfrenata agli armamenti. L’Italia ha appena approvato la destinazione del 2% del PIL alle spese militari ma Washington ha già chiesto di più, e si parla addirittura del 5%. La UE ha da poco deliberato il Re Arm Europe, di cui abbiamo già parlato in altri articoli. L’Italia, al momento, non sembra potersi sfilare da questa insensata spirale bellicista. Può solo dire sissignore.
Ma qualcuno dice che nel 1945 siamo stati “liberati” …
Raffaele Amato
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: