Ormai non passa giorno senza che la UE ci “delizi” con trovate tragicomiche. Dei deliri bellicisti di Ursula e Macron abbiamo scritto e, purtroppo, scriveremo. Ma quello che lascia sconcertati è che le élites di Bruxelles, vittime delle loro ossessioni, sono piombate in una tale spirale di follia da rinnegare anche i loro stessi dogmi, in favore di nuove prospettive sempre più inquietanti.
Fino a poco tempo fa c’era l’incubo dei rigidissimi vincoli di bilancio, che costringevano i vari Stati a restrizioni sul debito pubblico. Ne sa qualcosa la Grecia, che ancora piange per lo strozzinaggio subito dalla troika. All’improvviso la Von der Leyen, con l’approvazione del Parlamento Europeo, compie una vigorosa inversione a U e decide che si può fare debito pubblico per finanziare il Re Arm Europe.
La gestione delle crisi
Una bazzecola da 800 miliardi di euro, a fronte di nemici immaginari e di minacce che esistono solo nella sempre più ridicola propaganda. Nel clima di terrore alimentato a piene mani dall’establishment blustellato, qualche giorno fa è uscito uno spot con protagonista Hadja Lahbib, che è nientedimeno commissaria europea per la parità, la preparazione e la gestione delle crisi.
Già il titolo lascia perplessi, passino la preparazione e la gestione delle crisi, ma per la parità, tema dibattutissimo, non avevano trovato nessuno e l’hanno dovuta sbolognare alla signora Lahbib? Andiamo avanti. La commissaria, che somiglia vagamente alla Schlein ma con i capelli puliti, nei 90 secondi del video illustra un kit che dovrebbe garantire la sopravvivenza per le prime 72 ore di una catastrofe, scadute le quali non è dato di sapere cosa potrebbe avvenire.
Il Kit miracoloso
I componenti di questo kit miracoloso sono gli occhiali da vista, per chi li usa, i documenti di identità, una torcia elettrica, una bottiglietta di acqua, un portentoso coltellino svizzero con 18 strumenti, maldestramente brandito dalla sorridente commissaria nel tentativo di apparire simpatica, qualcosa da mangiare, le medicine che uno di solito prende, una radio, un caricabatterie, una power bank, un mazzo di carte per ingannare il tempo e… del contante.
Cash is king, esclama la Lahbib. Cioè il contante è il re, perché in situazioni di emergenza la carta di credito potrebbe non funzionare. Un’altra clamorosa inversione a U, dopo anni di narrazione secondo cui il contante sarebbe preistorico, alimenterebbe il malaffare e la corruzione, costituirebbe un ostacolo al progresso.
Ma ora che viviamo con la spada di Damocle – o il coltellino svizzero – dell’olocausto nucleare, si scopre che, forse, la società cashless, cioè senza contante, è stata un’utopia da cui è tempo di distaccarsi. Perché pare che le esplosioni atomiche a cui saremmo destinati non avrebbero troppo rispetto per le infrastrutture necessarie al funzionamento dei pagamenti elettronici. E nelle 72 ore di vita garantite dal kit delle meraviglie, vuoi non fare almeno un acquisto?
Anche a chi, come chi scrive, non è napoletano, viene voglia di dire alla Lahbib: ”Kit… è muort!”
Raffaele Amato
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