La vicenda di Bergamo 2020, della carovana di camion militari che sfilava lungo le vie della città, tiene banco ancora a distanza di anni.
Testimone contro testimone: chi giura in tribunale che quei camion trasportavano una sola bara cadauno, chi afferma di essere stato presente e dichiara, documenti alla mano, che i camion erano pieni di feretri, ergo morti.
Tornando a gennaio 2020, oggi, dopo quattro anni di rivelazioni alquanto scioccanti, a chi dovremmo credere?
Saranno i giudici a emettere la sentenza, ma certo nessuno o quasi crede più al dogma “Tachipirina e vigile attesa…”, ai balletti negli ospedali mentre la gente internata moriva, alle maschere d’ossigeno, alle mascherine bavaglio, al santissimo siero che giunto scortato a -80°C veniva poi offerto in spiaggia a +40°C.
Nessuno o quasi crede al famoso “Non ti vaccini, ti ammali, muori…” Replicato dell’altrettanto iconico “Preferite la pace o i condizionatori accesi?”
La verità è una e verrà a galla, sacrosanta come è vero che la pasta in acqua fredda per mancanza di gas non bolle e chi ha creduto a simili vigliacchi consigli, brutto a dirsi, merita di mettere sotto i denti una succulenta cruditè, se denti ne rimarranno. In tutta questa faccenda, tragica, che ad oggi tocca altissimi picchi da commedia nera, non è andato tutto bene, in barba ai disegnini arcobaleno, ai banchi a rotelle, alla didattica a distanza.
I camion di Bergamo? Se la foto delle bare di allora era la stessa riciclata da un naufragio di migranti anni prima… Ai posteri l’ardua sentenza e che qualcuno paghi in base al principio di certezza della pena.
Ops! Quale principio?
Cristian Borghetti
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Bravo! Grazie per ricordare e insistere su questo terribile gesto